La iatta Mammona: “cronaca” grottesca del peccato di un prete
Al Tunnel Borbonico fino al 20 giugno per l’E45 Fringe Festival.
Costringe alla processione, lo spettacolo di Terry Paternoster, La iatta Mammona, tra i corridoi di tufo del monumentale e suggestivo, seppure a tratti angusto e claustrofobico, Tunnel Borbonico, senza l’apporto del quale l’esperienza avrebbe sicuramente perso mordente. Inseguiamo una “iatta nera”, come una fila di sorci guidati da una preghiera che si fa filastrocca che si fa canzone che si fa ritornello, barzelletta, musical di voci in dialetto, tra le macerie e i frammenti di statue; inseguiamo storditi una notizia di cronaca raccontata come un inciucio da frati, puttane e paesani tra le brandine arrugginite e le carcasse d’auto degli anni 50, una fiaba nera, una faccenda sporca, accaduta (impossibile dire quando) in un paesino del sud: la storia della malaugurata sorte di Ninuzza, uccisa da un aborto, dal tentativo di nascondere il peccato di un prete. Un fatto, in verità, forse meno cupo e scandaloso di quelli finiti sui giornali in questi ultimi anni e ricostruiti dal reportage di Servizio Pubblico Più appena una settimana fa. Fatti che diventano storie di pedofilia e di lobby gay dentro e fuori al Vaticano, forse un po’ troppo “indiscrete” per la ricerca poetica (poetica dell’indiscrezione appunto) che la giovane regista-drammaturga sostiene di aver intrapreso insieme agli attori del collettivo InternoEnki, ma che pure sono state, in qualche modo, restituite dallo spettacolo attraverso la sua densità simbolica, quell’aspetto che Paternoster ha chiamato “la metafora del fatto”, che forse sarebbe meglio definire “allegoria del fatto”, vista la cura a volte maniacale per le raffinate (ancorché stucchevoli) simmetrie di gesti, suoni, movimenti e passaggi drammatici. Gli attori divisi dalle attrici a segnare il confine dei sessi che si trasforma in desiderio, violenza, invidia, scandalo, meraviglia, scherno e che soprattutto nella chiesa cattolica diventa il discrimine ipocrita tra la santità del prete e la dannazione della puttana.
La bravura degli attori non emerge attraverso la “poetica della allegoria grottesca” che appiattisce i sentimenti e i personaggi in un coro continuo che sembra non procedere mai nel movimento drammatico, ma che pure lo fa impercettibilmente, aiutato dalla mimica e dai gesti, a volte con le gag dei cartoni animati o con i modi del musical televisivo. La continua ri-narrazione della stessa storia e anche la non-narrazione dello stesso fatto, continuamente occultato dalle analogie con altre storie, dal vangelo alla favola della “comare iatta”, è l’aspetto interessante di questa prova drammaturgica; interessante come spunto e stimolo per la ricerca, proprio perché, da un lato, riproduce criticamente una narrazione televisiva che nella ripetizione del fatto di cronaca lo moltiplica per ogni trasmissione e lo ripete attraverso i telegiornali e i talk show aggiornandolo continuamente di nuovi dettagli irrilevanti e, dall’altro, perché non funziona fino in fondo: non comunica emozione, non apre nuovi spazi al teatro, ma ripropone quel tipo di esperienza narrativa che gli spettatori televidenti di oggi vivono quotidianamente nella logica dello spot. Un racconto visivo ripetuto che muta impercettibilmente proponendo sviluppi che diventano irrilevanti per la lentezza della progressione. Così nella scena finale, quando la brutta faccenda viene rivelata integralmente, non si raggiunge il culmine drammatico e chi guarda ha la sensazione di aver già visto e già sentito. Alla drammaturga-regista e attrice, forse troppo narcisisticamente presente, va comunque il merito di aver proposto un tema caldo dell’attualità.
Lo spettacolo si svolgerà ancora stasera in due turni alle 19 e alle 21.15.
Stefania Nardone
Tunnel Borbonico
Via Domenico Morelli – Napoli (ingresso dal parcheggio Morelli)
Biglietti: Intero € 10 /Under 26 e Over 65 – Possessori Card generica – iscritti newsletter € 8 / Possessori Card professionale € 5