Un insolito circo
Prima produzione del “Nuovo Teatro Sanità”, l’opera scritta da Mario Gelardi e diretta da Carlo Caracciolo convince a metà, forse la colpa è di un abuso di sintesi.
Partiamo da un assunto: non esiste persona sulla faccia della terra che non si faccia solleticare, per un qualsivoglia motivo, dall’argomento circense. Io, per esempio, non riesco a resistere alle lampadine, tonde e minute, tipiche degli spettacoli delle carovane. Posso poco, pur conscio del fatto che non sia una propensione atipica, ma tant’è.
Andare a vedere Il Meraviglioso Circo dei Fratelli Boldoni, in scena il weekend appena trascorso al Nuovo Teatro Sanità, ha risvegliato, a primo impatto, in me, lo stesso sentimento di stupore, inanerrabile, che ha reso l’arte circense la più riuscita degli evergreen, motivo di innumerevoli spunti letterari e narrativi, un contesto gravido di eccezioni, luogo di conflitto tra realtà e finzione. Il “MacGuffin” hitchcockiano, il pretesto contestuale insomma, scelto da Mario Gelardi per animare la sua tragedia, portata in scena con la regia di Carlo Caracciolo non può non accontentare ogni spettatore.
Complessivamente, ritengo tuttavia contestabile la brevità dello spettacolo e mi piace sperare che, originariamente, la messa in scena prevedesse di durare almeno un’ora in più. Perché la veste con cui è andato in scena uno tra i primi spettacoli stagionali di questa nuova e promettente avventura quale si propone di essere l’NTS’, disattende i presupposti iniziali a causa di quello che si suppone essere un abuso di sintesi.
La trama racconta le vicende umane degli artefici di un circo, vicende tragiche se associate al contesto professionale: la donna cannone di 45 chili, il lanciatore di coltelli ipermetrope, il clown costretto a tatuarsi la maschera di cera per eccesso di sudorazione, l’alzatore di pesi senza un briciolo di forza, il domatore di cavalli senza cavalli.
Paradossali condizioni, tutte a loro modo causa dell’incapacità/impossibilità ad amare. Modalità più adatta della tragedia per lo sviluppo di tali presupposti non esiste (anche i cori si suppone siano un chiaro riferimento alla tragedia greca).
Eppure negli esiti, nello svolgimento della trama si avverte, pesante, l’assenza di fluidità, proprio come se a mancare non fossero le idee, ma il tempo necessario e materiale per esprimerle a dovere. Si può toccare con mano una cesura tra atti separati che penalizza il coinvolgimento del pubblico. Ciò non intacca, o danneggia la logica consequenzialità degli eventi, la quale esiste, ma siamo in una tragedia e, come in ogni tragedia che si rispetti, necessario sarebbe cercare la suspense dello spettatore, che qui, invece, manca; l’immaginazione non è rivolta a supporre cosa accadrà, ma piuttosto a come. Ne Il Meraviglioso Circo dei Fratelli Boldoni questo “come” ha il difetto di risultare frammentario, il che è un peccato per la riuscita di uno spettacolo ambizioso e dalle innegabili potenzialità.
Nulla di tutto ciò che è stato osservato che non sia inteso, comunque, come un incoraggiamento alla compagnia e agli attori in scena: Carlo Caracciolo, Gianluca D’Agostino, Mario Di Fonzo, Salvatore Esposito, Irene Grasso, Peppa Talamo, Annabella Carrozza, Vincenzo Coletti, Mariano Coletti, Carlo Geltrude.
Andrea Parré
Ph. Carmine Luino – Rosaria Piscopo
Nuovo Teatro Sanita’
Piazzetta S.Vincenzo 1, Rione Sanità, Napoli
tel 339 666 64 26
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