Sguardi del secolo scorso
Giuseppina, una donna del Sud, una donna qualunque si racconta al Nouveau Théâtre De Poche.
Fino a questa sera ore 18 in scena al Théâtre De Poche c’è Giuseppina, una donna del Sud, del Collettivo Teatrale Bertolt Brecht.
“Je m chiamm Giuseppina, na femmmena del Sud, ma me chiammann Peppenella pecchè so bellella, picerella piccerella” è la nenia con cui si apre e chiude lo spettacolo e che ci presenta subito, senza tanti artifizi registici la protagonista. Bagnata da una luce blu, che crea un suggestivo controluce, Pierluigi Tortora dà vita alla sua drammaturgia, scritta a quattro mani con Matteo De Simone. È la vita di Peppenella a tener su uno spettacolo dalla regia scarna, volutamente scarna per catturare lo spettatore con le parole di questa donna, nata nel 1905, interprete e testimone del secolo scorso.
Sulle musiche originali di Antonio De Innocentis si stagliano le vicende di Giuseppina, il racconto dell’amore e del matrimonio con don Valentino, e dei figli. Le storie personali di Renato, Maria, Tullio, Luigi e Osvaldo s’intrecciano con la storia universale, creando visioni, tragiche e comico-grottesche che solo la vita regala. Ecco che viene affrontata la malattia, la Guerra, la morte di un figlio, il rapporto di morbosa gelosia che ha un padre con la figlia, la modernità, nel desiderio di Luigi di fare l’attore di Hollywood, il rapporto viscerale madre e figlio, retaggio endemico culturale del Sud-Italia.
Giuseppina affronta gli eventi con forza e con la saggezza spicciola che l’ignoranza, come mancanza del sapere e non grettezza d’animo, sa generare. Il confronto tra secoli e tra generazioni è evidente e diventa confronto tra la protagonista e il pubblico, troppo contemporaneo per concepire gli stessi pensieri della donna, ma che sorride e ride delle sue contraddizioni, comprendendole e riconoscendo in esse le proprie origini. Spiccato è il senso della religiosità, nel richiamo alla protezione dei Santi, nel ricordare la Pasqua, la sofferenza della pietà cristiana, come dolore di una madre e di ogni donna, nella cui fede bigotta si può ritrovare il senso di una spiritualità lontana.
Lo spettacolo è fortemente emozionale, lo spettatore ha come l’impressione di trovarsi di fronte un anziano parente, a cui si va a far visita, quasi sempre costretti e annoiati, ma da cui s’impara sempre qualcosa. Difatti Pierluigi Tortora, che ha diretto e interpretato la scena, non ha fatto altro che trasformare le parole di sua nonna in teatro, raccontando di sé con la voce di lei.
Da seguire la stagione teatrale del Théâtre De Poche, che insieme ad altre realtà napoletane ha creato il Politeatro, la rete dei piccoli teatri metropolitani, con l’intento di promuovere giovani compagnie e produzioni che non solo divertono ma fanno anche riflettere sul palcoscenico con la loro offerta polivalente.
Antonella D’Arco
Nouveau Théâtre De Poche
Via Salvatore Tommasi, 15 Napoli
Tel: 081 549 09 28
FB: https://www.facebook.com/theatre.depoche?fref=ts