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Al Théatre de Poche, in scena fino a domenica 1 dicembre, una dissertazione sull’essere, sul percepire e, in ultimo, sul vivere e sul vissuto.

 

Foto Marco Maraviglia

Foto Marco Maraviglia

«Trasformare il piombo in oro»: questo è il proposito dello spettacolo La insolita lezione del professor O.T. presso il Théatre de Poche, in scena fino al 1 dicembre, sul testo e la regia di Massimo Maraviglia.

Una classica lezione di storia diviene il pretesto per raccontare una storia a noi più vicina ma quasi rimossa, una storia di camorra e di lutto che, come un monito, vuole lanciare allo spettatore gli strumenti per reagire. L’intento dichiarato di Maraviglia è infatti recuperare dall’oblio una di quelle tragiche “storie invisibili”, che, complice spesso l’abitudine nel viverle, sono scivolate ormai nella nostra normalità.

Unico interprete della messinscena è un professore, interpretato da un abile Bruno Tràmice che, con il suo irrompere in un’aula, come un alchimista trasmuta le sostanze, trasforma e mescola tempi e luoghi nel raccontare la storia di Costantino Orfeo, ucciso per errore da un agguato camorristico nel 21 maggio del 1980.

Bruno Tràmice è chiamato a impersonare anche i familiari della vittima, e passa in maniera disinvolta da un personaggio all’altro, favorito dai cambi di illuminazione, che seguono una recitazione giocata su diversi piani temporali. La vicenda si concentra sull’assimilazione del lutto da parte dei parenti stretti di Costantino e su avvenimenti e coincidenze quasi mistiche che confondono il tempo dei fatti con l’oggi, il vero e l’immaginario, il mondo dei vivi e quello dei morti. Del resto, anche le iniziali O.T. per il nome del professore aprono a significati ambigui: nel moderno linguaggio della comunicazione l’acronimo O.T. sta per off topic, ovvero  “fuori tema”, ed infatti fuori tema è la lezione che ci viene proposta.

Il costume del professore, di Alessandra Gaudioso, è palesemente in debito con la moda degli anni Ottanta, come se il personaggio avesse attraversato un varco temporale per arrivare da lì fino ai giorni nostri, ulteriore tassello della misticità che permea il testo.

Foto Marco Maraviglia

Foto Marco Maraviglia

La scenografia di Armando Alovisi è l’elemento di maggior spicco dello spettacolo. Non solo riesce, in uno spazio ristretto e privo di annessi teatrali, a riprodurre diversi interni grazie ad una ingegnosa struttura lignea posta al centro del palcoscenico, ma, per mezzo di pareti specchiate montate all’interno della struttura, aumenta e favorisce magistralmente il gioco illusorio e le atmosfere quasi sovrannaturali dei passaggi di maggior pathos dello spettacolo. Il ritmo incalzante del racconto è ben restituito scenograficamente anche dalla presenza di porte sulla struttura, continuamente utilizzate dall’attore, che ripetono il tema delle porte nascoste tra il mondo dei vivi e quello dei morti, ribadito più volte all’interno del testo.

Nel complesso, lo spettacolo risulta omogeneo e ben orchestrato nelle sue componenti principali e, pur trattando argomenti impegnativi, si offre lieve e scorrevole.

Il messaggio quasi cifrato, che il regista affida ai morti a beneficio dei vivi, è articolato su un doppio registro, individuale e collettivo. Da una parte il consiglio a non piangere sulle occasioni perdute, dall’altra l’esortazione a trasformare il piombo della camorra nell’oro di una città risanata. Un tema caro alla tradizione popolare napoletana che, nel culto dei morti e nel suo significato religioso e scaramantico, aspira da sempre ad un riscatto.

 

Alessia Santamaria

Théatre De Poche
Via Salvatore Tommasi, 15 – Napoli
Tel: 081 549 09 28
Facebook: https://www.facebook.com/theatre.depoche?fref=ts
Orari: dal giov. al sab. 21.00, dom. 18.00
Prezzi: biglietto intero 15,00€
per i possessori della Card di Politeatro: biglietto over 30 10,00€ – biglietto under 30 6,00€

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