Al Teatro Elicantropo torna in scena Shakespeare
Una riscrittura di Caroline Pagani modifica i rapporti di forza in Amleto, creando un vero e proprio saggio letterario.
Se un sera d’inverno, travolti dal umido gelo, sorpresi dalla notte incipiente, ci si trovasse in una buia viocciola, quale può essere il vico Gerolomini a Napoli, ebbene in tal caso la più facile via d’uscita dal freddo e dall’oscurità è una porta d’ingresso, al numero 3, il Teatro Elicantropo.
Qui, in scena fino a domenica 1 dicembre, un’attrice ispirata e docta, Caroline Pagani, proporrà agli spettatori un viaggio nella poetica shakespeariana, fatto di allusioni e citazioni, rimandi e allontanamenti modernizzanti.
Hamletelia, scritto e diretto dalla stessa Pagani, innalzata al ruolo di protagonista Ofelia – cui “William ha dato canzoni da demente” e che “ha lasciato in ombra” -, la casta non eroina succube delle altrui volontà, ormai cadavere nella sua tomba mortale, ma il cui spirito ancora s’aggira per la contrada di Elsinore nelle notti di luna piena.
Destatasi d’improvviso dalla sua nera fossa, Ofelia racconta, ricorda, rilegge l’amore di Amleto, riportando in vita personaggi e situazioni, servendosi di un uso magistrale della diglossia per interpretare ora Gertrude, ora Amleto stesso, ora Laerte e ripercorrendo le tappe di un’esistenza scialba e incompiuta cui solo la morte ha dato senso.
Ma Shakespeare autore, il vero protagonista del plot, riemerge sottile in scena, benché annidato sotto le vesti d’Ofelia, guidandola, sconfitta dal suo facitore, verso il baratro della schizofrenia, verso amnesie intontite, che ne rivelano la natura lunatica, shakespeariana, amletica.
Di Shakespeare profuma la il teatro, che risuona della sua ironia, del suo erotismo, della sua malia linguistica che avvince lo spettatore, costretto ad inseguirne i movimenti da una spinta naturale tutta umana che conduce verso la meraviglia.
La piece, intesa come ofeliacentrica, è in realtà quasi un pretesto per affondare a piene mani in due temi diversamente shakespeariani: da una parte, si assiste sul palcoscenico ad una vera e propria fenomenologia del teatro dell’autore di Stratford upon Avon, ricorrendo a momenti salienti dell’Amleto stesso oppure conducendo sulla scena le donne protagoniste partorite dal drammaturgo inglese, quali Giulietta, Lady Macbeth, Cleopatra, Desdemona; dall’altra, la stessa presenza di così tanti personaggi e di tal portata, ciascuno dei quali alle prese con i propri interrogativi, produce una riflessione sul senso, sul rapporto tra vita e sorte, tra amore ed eros, tra presente e futuro, sull’ineluttabilità del destino assegnato – da se stessi o da Shakespeare è ancora in dubbio – a ciascun uomo.
Più che pretesto, Ofelia permette alla Pagani di concludere questo emozionante saggio letterario alla ricerca dell’essere che giace nelle pagine shakespeariane; il valore secondario che la figlia di Polonio ha in Amleto le permette di muoversi senza troppi vincoli nell’analisi di ciò che è stato, di ricordare con leggerezza i suoi desideri taciuti e sopiti in vita, di cantare e ballare e ragionare con la sala, nel tentativo di ricostruire quel filo spezzato con la vita.
L’opera, vincitrice dell’Internationales Regie Festival Lipsia 2009 e pluripremiata al Festival Corte della Formica 2010, merita applausi per lo studio, la cura, l’acribia intertestuale. Quand’è così, ritornano le emozioni evocate da Shakespeare; ritornano vita e teatro.
Antonio Stornaiuolo
Teatro Elicantropo
Vico Gerolomini 3, Napoli
Inizio delle rappresentazioni ore 21.00 (dal giovedì al sabato), ore 18.00 (domenica)
Info e prenotazioni: 349 192 59 42 (mattina), 081 29 66 40 (pomeriggio)
email: promozionelicantropo@libero.it
www.teatroelicantropo.com