Due signore
Il testo inedito di Manlio Santanelli in scena fin al 5 gennaio presso il Nuovo Teatro Sanità, fa riflettere ma in tono leggero sulla generale condizione degli anziani nella nostra società.
Il Nuovo Teatro Sanità apre l’anno con la prima assoluta di Due signore, testo inedito di Manlio Santanelli, in scena fino al 5 gennaio, per la regia di Riccardo De Luca, con protagoniste Tinni Auricchio e Caterina De Angelis.
La scrittura dell’autore, in equilibrio tra dialetto e lingua, tra comicità e tristezza, esprime in forma piena e quotidiana le grandi tematiche della cultura novecentesca. Ancora una volta, Santanelli ci trasporta all’interno di un ambito familiare che diviene luogo deputato dei conflitti e delle nevrosi individuali e collettive: due anziane signore condividono forzatamente lo stesso appartamento nel quale ripicche, screzi e battibecchi quotidiani riempiono le loro giornate. La solitudine che avvolge e frustra le due protagoniste, Cibele donna colta e di buona famiglia e Serena dall’anima contadina e rozza, è il tema principale della piece teatrale e, come spesso accade nelle messinscene del drammaturgo, viene accentuata dalla soluzione scenica. Infatti tutta la tragicommedia avviene in un’unica stanza di pinteriana memoria, ricostruita da Roberta De Pasquale attraverso pochi elementi: una poltrona, una tavola semi apparecchiata e un materasso. La scenografia si carica di significato quando nel secondo atto cala in scena ingombranti quadri di antenati della proprietaria; le due anziane signore, oltre che delle loro nevrosi, si nutrono così di ricordi, pescati tra foto, immagini e libri del passato, che rappresentano tutto ciò che esse possiedono.
Le due diverse signore sono ben restituite dai costumi di scena, ancora di Roberta De Pasquale, che accentuano e rispondono efficacemente alla loro diversità: l’esile Cibele, avvolta in una vestaglia scura, con un decorato scialle e capelli ordinati, rievoca un’antica nobiltà decaduta; la grossolana Serena, ricoperta di strati di vecchia lana che le fungono anche da copricapo, è l’immagine della tipica contadina lontana dalla vita colta e mondana.
Come già in molti altri testi dell’autore, l’ambiente familiare è considerato la principale causa dei mali della nostra società: da questo micro cosmo solitamente Santarelli muove le sue impietose ma spiritose analisi. Ma, nel caso de Due signore, sul palco non vediamo lo scontro tra parenti ma solo le sue vittime: la difficile convivenza – unica soluzione possibile per le due signore trascurate – rappresenta l’effetto di quei cattivi rapporti instaurati in seno alla famiglia. Infatti, Serena e Cibele attendono invano che il loro ruolo venga valorizzato e cercano riscatto nelle figure dei figli, veri responsabili del loro male. La prima trova conforto e consapevolezza di sé stringendosi alle immagini dei suoi defunti, mentre l’altra cerca una sua autonomia e indipendenza attraverso le letture e prendendosi cura di un cane. Attraverso la figura simbolica del cane, Santanelli crea un drammatico parallelismo tra la condizione dell’animale e quella degli anziani, parallelismo che diviene denuncia, e allo stesso tempo pesante monito, scagliato verso la platea e la società tutta: entrambi rischiano di finire abbandonati, rinchiusi in case di riposo come canili, e avvertiti più come un ornamento o un peso invece che un’importante risorsa della società. Invece, come ribadisce l’autore, “il livello di civiltà di un paese si giudica dal trattamento che in quel paese viene riservato agli anziani”.
Alessia Santamaria
Nuovo Teatro Sanita’
Piazzetta San Vincenzo, 1, Napoli
Info e prenotazioni: Tel 339 6666426
Orari: 4 gennaio – ore 21; 5 gennaio – ore 18
Prezzo: intero €10, ridotto € 8