Fratelli Mancuso, ovvero la voce e la musica della tradizione
In occasione del loro passaggio a Napoli, prima che il loro viaggio attraverso il mondo riprenda, QuartaParete ha intervistato i due cantautori siciliani, per raccontare la bellezza che contraddistingue la loro arte.
Nel novembre 2013 sono stati tra i vincitori dei Premi della Critica assegnati dall’ANCT, Associazione Nazionale dei Critici di Teatro, con la seguente motivazione:
“Insuperabili ed inimitabili aedi del Terzo Millennio, i fratelli Lorenzo ed Enzo Mancuso – il primo rabbioso urlo ribelle, il secondo strumento puro di carattere più lirico ed intimista – abitano una scena teatrale costruita ed elaborata negli anni, seguendo il corso di una via dolorosa che è stata laica via crucis, itinerario accidentato e vincente di migranti, “evoluti metalmeccanici” a Londra, appena diciottenni, prima di capire e di capirsi parte di un’altra Storia.
E questa Storia, queste storie raccontano grazie alla drammaturgia di Emma Dante, Marco Betta, Roberto Andò, Marco Martinelli e alla parola letteraria di Vincenzo Consolo, Maria Attanasio, Ruggero Cappuccio: per evocare inevitabili partenze e dolorose spartenze, struggenti odissee e (im)possibili ritorni edificati con la forza a un tempo granitica e svettante di monumentali cattedrali sonore.
Polistrumentisti e cantori raffinati, viscerali rabdomanti di una tradizione musicale recuperata e riscritta, i fratelli Mancuso hanno costruito un ponte musicale tra il Mediterraneo e il mondo, tra la musica e la scena, tra la voce, l’anima ed i suoi insondabili, inesprimibili misteri: verso orizzonti che non sono ancora e saranno per sempre, memoria di un mito che si invera nella cronaca e si fa teatro, esplosivo, dirompente”.
Espressione della Sicilia più arcaica e vera di cui sono figli, i Fratelli Mancuso sono autori di musiche che affondano nel passato le loro radici, dando vita ad una musicalità intensa e pregna di emozioni, che travalica ogni tempo e luogo senza conoscere confini, e molto apprezzata sia in Italia che all’estero. In occasione del loro applauditissimo concerto Come albero scosso da interna bufera, nell’ambito della rassegna Anime in Transizione, li abbiamo incontrati, ed ecco cosa ci hanno raccontato.
Come è avvenuto il vostro primo approccio al ricco patrimonio musicale siciliano e come si è evoluto nel corso degli anni?
A Londra quando appena ventenni emigrammo in cerca di lavoro. La necessità di riconquistare una identità sconvolta dalla emigrazione, ci portò in maniera istintiva a collegarci sul filo della memoria alla musica e alle voci dei contadini del nostro paese: Sutera. Dopo la frequentazione in Inghilterra di un ambiente internazionale, il nostro sentire musicale prese una strada nuova. Tornati in Italia, si è arricchito ma sempre con la consapevolezza che in questo lavoro è necessario nutrirsi di essenzialità per scavare nel profondo dell’anima umana.
Cantori della tradizione, i vostri brani hanno fatto da colonna sonora ad opere filmiche (Il talento di Mr. Ripley di A. Minghella e Via Castellana Bandiera di Emma Dante dove avete ricevuto il Premio alla Mostra del Cinema di Venezia per la migliore colonna sonora) e teatrali (Medea di Euripide per la regia di Emma Dante, Rumore di acque con il Teatro delle Albe e Sette storie per lasciare il mondo con la regia di Roberto Andò): come strutturate, ed eventualmente diversificate, il vostro lavoro ogni qual volta vi confrontate con una forma d’arte diversa.
Nella nostra continua opera di reinvenzione del passato troviamo gli spunti per una scrittura musicale che riesce a dialogare con il contemporaneo, nel cinema e nel teatro ci viene chiesto esplicitamente questo segno: un canto che si riverberi sullo schermo e sulla scena con tutta la forza del suo potere evocativo.
Quali sono le direttrici lungo le quali vi muovete nel lavoro di ricerca da voi svolto, tra testi inediti e antichi?
Tutte le nostre composizioni, ad eccezione dei canti di tradizione legati a contesti specifici, nascono dall’interesse fecondo di mondi tra essi anche distanti e diversi: i lamenti della Settimana santa in Sicilia e la musica turca, il suono della banda nella festa di paese e la poesia di Wislawa Szymborska, tutto si fonde e riprende forma per una via segreta e misteriosa di cui neanche noi sapremmo tracciarne il percorso.
Polistrumentisti e compositori, i vostri concerti sono molto ospitati in Italia così come all’estero e all’attivo sono molte le collaborazioni che vantate con musicisti quali Bollani, Rava, Testa: quali sono le contaminazioni sonore che maggiormente hanno caratterizzato e influenzato la vostra musica, oggi?
La musica come la vita è l’arte dell’incontro, condividere con altri artisti questa occasione è come officiare insieme un antico rito dove ognuno di noi conosce, di questa formula magica, la parola che gli è toccata in sorte, perchè si avveri l’incantesimo occorrono le parole dei compagni del momento. Ci sentiamo al centro di un mondo sonoro esterno ricco di sfumature e di sollecitazioni e di un mondo sonoro interiore che come un iceberg sommerso preme senza sosta per vedere la luce.
Narratori di storie che accomunano paesi lontani eppure vicini, in cui sono i sentimenti e le emozioni nelle loro molteplici varianti a rappresentare il tratto comune, quale è la prossima tappa del vostro viaggio musicale?
A giorni partiremo per gli USA. Saremo allo storico teatro d’avanguardia: La MaMa di New York con l’opera Rumore di acque con la regia di Marco Martinelli, per poi proseguire nel New Jersey alla Montclair State University, dove terremo un workshop per gli studenti. Concluderemo il tour il 22 febbraio a Chicago. Dopo, altre opere e concerti ci attendono in Italia e in Europa.
Ileana Bonadies