“Una specie di Alaska”, quel tempo sospeso che non tornerà più
In scena a Galleria Toledo fino al 19 gennaio, lo spettacolo tratto da un testo di Pinter per la regia di Binasco. Duro e complesso, commuove per la straordinaria prova attoriale di Sara Bertelà.
Un battito di ciglia, ecco cosa possono diventare ventinove anni. Una specie di Alaska, messainscena di un celebre testo di Harold Pinter, fino al 19 gennaio sul palco di Galleria Toledo, è uno spettacolo breve ma di insolita intensità, eccezionale come il caso che racconta, come tutti quei casi medici che Pinter prese come riferimento per stendere questo copione e raccontarci cosa potesse provare una donna, divenuta donna per vicissitudini meramente anagrafiche, rimasta allo stato di libellula, ragazzina, perché “addormentata” per lunghi, terribili anni.
L’incredulità del risveglio che assume le iniziali sembianze del dissenno, perdita di controllo, voli pindarici, si tramuta pian piano nella convinta comprensione della propria posizione nella realtà. Ed è il viaggio, la personale esperienza attraverso la quale la protagonista ci guida, tenendo lo spettatore per mano, la costrizione ad affrontare lo stesso percorso, la stessa identica presa di coscienza, che fa emergere il valore e la forza incontrastate dell’opera, rendendola giusta espressione dell’autore (Premio Nobel per la letteratura nel 2005) che ha. Le scelte di regia di Valerio Binasco, passano per la decisione madre di una scena spogliata di ogni elemento superfluo, non povera ma essenziale; tutto in assoluta linea con le caratteristiche del copione: Una specie di Alaska ha, in termini quantitativi, un numero di battute alquanto risicato, che sta in piedi solo se, a sostenerlo, ci sono attori di valore.
E questo è indubbiamente il caso in cui sta in piedi: Sara Bertelà (Deborah) impersona a pieno e con veridicità quella sintesi tra gli aspetti puerili che una donna che è cresciuta e non lo sa, conserva, e la sua recitazione, con idilliaco equilibrio, ben riassume l’incontro tra rigore e leggerezza, elementi opposti e contrastanti che in un attore possono prendere reciprocamente il sopravvento, ma che in un grande attore, invece, armonicamente si bilanciano. Lei e gli altri due interpreti, Nicola Panelli (nei panni del dottore) e Orietta Notari (in quelli della sorella della protagonista), sanno semplicemente cosa voglia dire “pesare una battuta”, caratteristica sempre essenziale, ma ancor di più nel teatro immaginato da Pinter, dove nulla pare si dica per nulla.
Andrea Parrè
Galleria Toledo
via Concezione a Montecalvario 34, Napoli
tel. 081 42 50 37
http://www.galleriatoledo.org/
Orari: domenica ore 18