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Risate assicurate per il pubblico del Teatro Totò che ha ospitato il comico napoletano e la sua compagnia durante il periodo delle feste.

 

Foto dal web

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Dal 25 dicembre al 12 gennaio il cartellone del Teatro Totò ha visto come protagonista lo spettacolo Signori si ride per la regia di Giacomo Rizzo, con in scena, accanto al comico napoletano, Corrado Taranto, Ciro Ruoppo, Carmen Pommella e Carla Schiavone.
L’impianto drammaturgico e registico è semplice, unico fine di Rizzo è far ridere, e ci riesce grazie all’evidente esperienza di mestiere e all’innata verve.
In veste di capocomico della compagnia e come un attento maestro istruisce il suo pubblico con una lezione su un teatro ormai in disuso e poco frequentato da spettatori e addetti ai lavori: l’avanspettacolo. Figlio dello già spensierato teatro di rivista, esso ha il suo punto di forza negli sketch, brevi atti in cui la fa da padrona la grassa risata, la battuta facilona, senza tante pretese né giri di parole.
Soubrette, prima attrice, spalla e comico si rimbeccano spesso e volentieri, dando vita a divertenti schermaglie, le stesse che ritroviamo nelle scenette comiche messe in piedi. “La sonnambula”, “Il prezzo della colpa”, “Il braccialetto” e “Il dentista” (canovacci conosciuti dai più, oggi raccontati a mo’ di barzellette e che si ritrovano nei cabaret d’animazione) sono a servizio dell’unico vero mattatore sul palco che ha la forza di trasformare questi spogli e banali pretesti in quadri dall’ironia esilarante. Nulla togliere ai bravissimi quattro attori al suo fianco, ognuno di comprovata e diversa esperienza artistica, che hanno dovuto fare i conti anche con problemi audio (al limite di un imbarazzante dilettantismo) e dai quali ne sono usciti vincenti.
Si ride alla vecchia maniera con freddure, con la potenza dell’espressività dei volti, con battute popolari e doppi sensi, con giochi linguistici che talvolta diventano equivoci e talaltra suoni onomatopeici che fungono da tormentoni, eludendo la necessità di un testo arguto da recitare. Qui è il corpo che parla, nella goffa camminata dello squattrinato Augusto e nei tic nevrotici del timido Paolino. La poca incisività e fragilità dei testi è sopperita da Rizzo che, soprattutto nell’ultima scena, si fa indiscusso protagonista. È un animale da palcoscenico che regge un ritmo sostenuto e accelerato; grazie alle intonazioni della voce e ai rigorosi tempi comici è capace di cavalcare gli umori e le intenzioni delle persone in sala, tirando a segno e facendo sempre centro.
La scelta di far rivivere il teatro di varietà della prima metà del ’900 è rispettata anche dalle scene, volutamente essenziali, di Massimiliano Pinto e dai costumi, creazioni di Maria Pennacchio.
In perfetta linea con la politica del Teatro Totò, il tempio della comicità di tradizione e d’innovazione a Napoli, l’attore-regista ha regalato al pubblico del quartiere e non solo, un ritorno alla memoria, con leggerezza e maestria.

Antonella D’Arco

 

Teatro Totò
Via Frediano Cavara, 12/e – Napoli
Tel: 081 564 75 25
http://www.teatrototo.it/

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