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Il Barbiere di Siviglia ritorna in scena nello storico teatro di Napoli, per la regia di Filippo Crivelli ripresa da Mariano Bauduin

 

thumb_52d678ac3f3092454e8b456d_default_xxlargeRappresentato per la prima volta a Roma, nel 1816, Il Barbiere di Siviglia è una delle opere più note di Rossini. Il libretto, di Cesare Sterbini, è tratto da una omonima commedia di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais che  mette bene in luce l’origine dal carattere farsesco dell’opera.
Quella in scena al Teatro San Carlo fino al 29 gennaio è una produzione dello stesso San Carlo, nata nel 1998 con la regia di Filippo Crivelli (e oggi ripresa da Mariano Bauduin) e diretta dai maestri Bruno Campanella e Maurizio Agostini. Come detto, il carattere generale del melodramma di Rossini è buffo e questa messa in scena a cui abbiamo assistito riesce a valorizzare e rendere con efficacia tale cifra stilistica.

La vicenda, ambientata a Siviglia nel 1800, parte tutta dal Conte D’Almaviva, segretamente innamorato di Rosina ed intenzionato a sposarla. Rosina vive col suo tutore, Don Bartolo, anch’egli intenzionato a sposarla. Il conte, pertanto, chiede aiuto a Figaro, barbiere e “factotum” della città, che si mette a sua disposizione per liberare la ragazza, permettendo così al Conte di coronare il suo sogno d’amore. I due, quindi, si introducono di nascosto, in casa di Don Bartolo per liberare Rosina. Bartolo scoperto l’inganno, toglie la scala tramite cui sono saliti sul balcone per bloccarli in casa. Ma tale errore gli sarà “fatale” in quanto, in quel momento, giunge il notaio che, sotto ricompensa, sposa Rosina al Conte sostituendo nel contratto di matrimonio il nome D’Almaviva a quello di Bartolo. Tale escamotage finale dà anche il titolo all’opera, infatti l’intestazione esposta sul frontespizio originale del libretto è “Almaviva o sia l’inutile precauzione”, riferendosi appunto alla vana precauzione del padrone di casa nel togliere l’unico mezzo di fuga a disposizione di Figaro e di Almaviva.
A causa di indisposizioni improvvise alcuni dei ruoli principali dello spettacolo hanno subito sostituzioni: tra questi il personaggio di Figaro che è stato interpretato da Sergio Vitale e quello di Bartolo a cui ha dato voce Carlo Lepore (che a differenza di Vitale non era previsto neppure nel cast di “riserva” dell’opera).
Tale difficoltà non ha però assolutamente minato la rappresentazione che invece ha addirittura trovato un punto di forza nello stesso Lepore, sublime interprete del proprio personaggio, a cui ha conferito una personalità tale da superare, in molteplici punti, l’interpretazione di Vitale/Figaro, effettivo protagonista della vicenda.
Da ricordare inoltre Marianna Pizzolato nei panni di Rosina e Ugo Guagliardo in quelli di Don Basilio.
A completare egregiamente la messinscena, le sontuose scene e i costumi  a cui da sempre il San Carlo ha abituato i suoi spettatori: in questa occasione sono state opera di Emanuele Luzzati, mentre i costumi sono stati ideati da Santuzza Calì.
E così se il debutto assoluto dell’opera, ad inizio ‘800, è ricordato per i fischi da cui fu accolto, sono invece i meritati applausi al termine quelli che caratterizzano questa versione dell’opera rossiniana, certamente tra le più amate.

 Gennaro Monforte

 

Teatro San Carlo
Via san Carlo 98, Napoli
Biglietteria:  081 797 23 31 – 412
Sito: http://www.teatrosancarlo.it/

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