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Una cruda rappresentazione dei vari aspetti della violenza sulle donne è il filo conduttore del monologo Anime nude, andato in scena nell’ambito della rassegna Il Teatro Cerca Casa e patrocinato, per il suo contributo sociale, dall’Unicef Campania.

 

Gioia MialeOspitato nel salotto del drammaturgo Manlio Santanelli, ideatore della rassegna Il Teatro Cerca Casa, lo spettacolo Anime Nude per la regia di Fortunato Calvino, al suo debutto nazionale ieri 3 febbraio a Napoli (prossime date il 14 febbraio e l’8 marzo), ha acceso la numerosa platea che si è scatenata in un vivo dibattito. Del resto, la tematica tratta dal libro di Angela Matassa e Gioconda Marinelli, ovvero la violenza sulle donne, è fortemente sentita, visti i recenti – e non – avvenimenti di cronaca e i dibattiti sul disegno parlamentare sul femminicidio. Calvino, sin dai sui primi lavori, si è sempre dimostrato attento alle tematiche sociali e d’attualità, nonché alla questione femminile. Qui, seguendo il testo fondamentalmente pessimista della Matassa e della Marinelli, ricostruisce uno spettacolo che dalle esperienze violente lancia però una speranza e una possibilità di scampo, che il regista individua nella denuncia. Le figure femminili, che ci vengono raccontate, appaiono rabbiose e consapevoli, una consapevolezza che col susseguirsi delle storie si manifesta sempre più concreta, fino alla drammatica scelta del suicidio come atto di estrema consapevolezza dell’orrore vissuto.
Attraverso Gioia Miale, unica interprete, prendono vita undici figure, lontane per cronologia e ambientazione ma unite in quanto vittime involontarie di violenze fisiche e psichiche: l’operaia testimone dello sfruttamento sul lavoro, la presunta strega arsa sul rogo dell’Inquisizione, la ragazza mutilata e mercificata per il turismo sessuale, la teenager vessata dal branco. L’attrice interpreta enfaticamente ogni personaggio alla stessa maniera, senza porre l’accento su nessuna storia in particolare né approfondendo nessun carattere, per rendere chiaro che non c’è alcuna differenza nel dolore che la violenza provoca, indipendentemente dai luoghi e dai modi in cui essa agisce.
La Miale, per passare senza creare confusione da un personaggio all’altro, usa degli oggetti simbolo della loro storia, che indossati o stretti fra le mani restituiscono il cambio d’identità. L’utilizzo frequente, da parte dell’attrice, di veli e scialli nella presentazione delle vittime suggerisce la visione di un mondo di sofferenze spesso nascosto, anche dalle donne stesse; solo alla fine di ogni episodio l’attrice lascia cadere il velo, a scoprire le protagoniste e rendere manifesto tutto il loro dolore.
I monologhi sono accompagnati dalle musiche del violoncellista Pasquale Termini, altamente suggestive e composte dal musicista per l’occasione ispirandosi ai testi e alla interpretazione dell’attrice, suggellando un linguaggio che si compone di letteratura, recitazione e musica. L’accompagnamento musicale, difatti, è l’unico elemento di supporto alla recitazione, mancando completamente effetti audio, luce, costumi (seppur accennati da piccoli elementi) e soprattutto scenografia. Questa specificità dell’esperienza de Il Teatro Cerca Casa, priva com’è di palco e quarta parete, da un lato mina la finzione scenica e il meccanismo di immedesimazione e mette in difficoltà gli stessi teatranti. Ma, dall’altro, crea un’atmosfera più intima e confidente, che necessariamente chiama in causa ogni spettatore in una riflessione condivisa, fine ultimo di uno spettacolo di sensibilizzazione come questo.
Il Teatro Cerca Casa, organizzato da Livia Coletta e Ileana Bonadies, e al suo secondo anno di attività, partecipa al bando di cheFare (http://www.che-fare.com/) un concorso nazionale che indaga sulle nuove forme di ideazione e diffusione della cultura e delle esperienze artistiche, con lo scopo di premiare i progetti più meritevoli e innovativi.

 

Alessia Santamaria

Il Teatro Cerca Casa
Sito:http://ilteatrocercacasa.it/site/
Info:info@ilteatrocercacasa.it

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