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La storia di un uomo che non voleva essere un eroe nel monologo “Questione di un attimo” scritto da Tirelli e diretto da Solofria.

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ph. Marco Ghidelli

Si esce scossi e pensierosi dal teatro, dopo aver assistito all’intensa rappresentazione di Questione di un attimo, in scena dal 7 al 9 febbraio presso Sala Ichòs di San Giovanni a Teduccio. Merito della sentita interpretazione di Antimo Navarra, sì, ma soprattutto di un testo non banale nonostante il tema non sia dei più abbordabili: libertà d’informazione e condizionamenti ambientali, criminalità organizzata e colletti bianchi.

La prospettiva è quella di Francesco Miniato, giornalista di provincia che sogna di “trovare le notizie” e che, al contrario, trova solo impedimenti nella famiglia e nel lavoro. Alle angosce di una vita precaria si sommano, poi, quelle di una seconda occupazione come cameriere, nella trattoria di un centro commerciale (l’immaginario-ma non troppo Centro Gorilla) dove Miniato ha modo di scoprire i meccanismi del riciclaggio. Sarà proprio la denuncia di ciò che ha visto ed ascoltato nella trattoria a scatenare le ritorsioni di commercianti e dipendenti del Centro, spaventati all’idea di perdere tutto.

Il monologo del giovane drammaturgo porticese Emanuele Tirelli si serve della scarna scenografia di Antonio Buonocore, resa protagonista corporea dell’azione, in particolare nella psichedelica scena della telefonata ai genitori; il ritmo della narrazione è cadenzato dall’alternarsi di luce e buio, come in uno stroboscopio dal timing rallentato, accompagnato dalle musiche originali di Paky Di Maio: tutto è funzionale a descrivere il senso di straniamento provato dal giornalista. I momenti di buio non offrono alcun riparo ed alcuna tregua allo spettatore, apparendo più come la naturale rappresentazione delle paure e delle angosce del protagonista.

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ph. Marco Ghidelli

Diretta conseguenza del percorso interiore seguito dal Miniato è la riflessione finale, in cui l’ansia di vivere quel “mentre” della propria vita negatogli da un presente precario supera, ormai, la voglia di far sentire la propria voce.

E, se è vero che “la fine è il momento più difficile”, come più volte ripete il protagonista, in questo caso Tirelli riesce a farcela percepire come l’unico viatico per un nuovo inizio. In un altrove in cui ad agire sia lo spettatore e non più il solo, povero Francesco Miniato.

Antonio Indolfi

Sala Ichos
via Principe di Sannicandro 32/A
San Giovanni a  Teduccio, Napoli
Tel. 3357652524; 081275945
orari: domenica alle 19.

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