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Il commissario Ricciardi indaga sulle paure dell’uomo ne “Il giorno dei morti”, ogni week-end fino al 2 marzo a Il Pozzo e il Pendolo.

 

Foto Anna Franca Nina Borrelli

Foto Anna Franca Nina Borrelli

Per gli appassionati e non della saga del commissario Ricciardi, di cui è autore lo scrittore napoletano Maurizio de Giovanni, Il giorno dei morti, sul palco de Il Pozzo e il Pendolo, è un appuntamento da non perdere.
“Sembra quasi di leggere il libro”, questo il commento del pubblico alla pièce teatrale che resta fedelissima al testo e alle parole, giuste, icastiche, spietate e non per questo meno poetiche di de Giovanni. L’adattamento e la regia di Annamaria Russo restituiscono integralmente la volontà dell’autore, cosa che si rivela essere un limite perché ridà una rappresentazione a tratti poco coinvolgente. Ciononostante, davanti agli occhi degli spettatori interessati, si creano quasi dei tableaux vivants resi, non da immagini, ma da voci, parlate ed evocate che si alternano nell’interpretazione degli innumerevoli ruoli.
Una scenografia semplice e molto curata ci riporta nell’Italia fascista degli anni Trenta, in cui una coppia, di ritorno da una festa, inscena un gioco d’amore: ha inizio lo spettacolo. L’uomo, un bravo e multiforme Nico Ciliberti, è lo scrittore-commissario che si fonde e confonde con i suoi personaggi, la sua compagna, Valentina Vacca, lo aiuta nel racconto recitato, completando i suoi pensieri e le sue intenzioni. Questo l’escamotage registico con cui Annamaria Russo decide di far vivere uno spaccato della letteratura a noi contemporanea.
Il ricchissimo barone Luigi Alfredo Ricciardi, al servizio della Regia polizia si trova difronte un caso apparentemente già risolto: la morte accidentale di un orfanello. Ma lui non crede al fortuito e sciagurato incidente. Ha l’intuizione, sebbene stavolta non abbia ricevuto l’illuminazione del Fatto, sua caratteristica di poter percepire le ultime parole del moribondo, che si tratti di un assassinio. Lo sviluppo della trama, che snoda e sviluppa una varietà di tipi umani, il fedele brigadiere Maione, l’attento e puntiglioso medico legale Modo, l’accorata balia di Ricciardi, Rosa, le due donne che si contendono il suo amore, la timida e integerrima Enrica, la mondana e bellissima Livia, Bambinella, il femminiello informatore, darà ragione al poliziotto: l’orfano, Matteo Diotallevi, per tutti Tetté, è stato avvelenato. Il bambino, Ramona Tripodi, fa le sue incursioni nella narrazione al di là di uno specchio che descrive uno spazio altro, una dimensione altra, svelando a morsi i tasselli del mosaico che ancora mancano per completare l’indagine.
Tra manoscritti, scatoloni e visioni lo scrittore-commissario risolve l’inchiesta nell’accavallarsi  delle sue inquietudini, che sono anche quelle del protagonista e che viaggiano su binari paralleli che talvolta s’intrecciano. La sua disperazione è la disperazione di Ricciardi dinanzi ad una realtà che non lascia spazio alla speranza del cambiamento. Le lotte interiori sono il continuo e mai risolto conflitto universale, dettato dalla paura. L’Amore e la Fame, intrise di questa paura, sono le uniche cause di tutti i delitti. Ma l’Amore è salvifico e così l’uomo scopre questo sentimento, prima perdendolo, poi ritrovandolo nella sua donna e in una macchina da scrivere, simbolo di un desiderio che da pensato diviene atto.

Antonella D’Arco

Teatro Il pozzo e il pendolo
Piazza San Domenico Maggiore, 3-Napoli
Tel: 081 542 20 88
info@ilpozzoeilpendolo.it
Orari: sabato ore 21.00, domenica ore 18.30

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