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In occasione del compleanno di Troisi, il commento di Giulio Baffi ricordando il Premio, ormai scomparso, dedicato all’artista napoletano.

unnamed (11)“Auguri Massimo! E buon compleanno” gli hanno detto gli amici di San Giorgio. Massimo Troisi avrebbe compiuto sessantuno anni. Mai così presente, mai così lontano. Il tempo passa ed è crudele. In tanti in questi anni hanno adoperato il troisipensiero e il troisistile per farsi largo da qualche parte. Ci hanno provato i politici, sempre pronti a dire cose che non dovrebbero dire, promettendo in suo nome e non realizzando altro che parole. Ci sono riusciti “intellettuali ed artisti” dell’ultima e della prima ora. Ma tant’è ci si accontenta e si sorride. Facendo finta che quell’attore concreto e gentile, serio e intelligente, pieno di fantasia e geniale nelle invenzioni, sarebbe contento davanti a tanta generica passione. Ognuno lo ricorda come vuole. Ognuno lo ricorda come può. Meglio a volte sarebbe tacere. E poi ci sono i temini dei bambini, pensierini esibiti come prove d’artista, testimonianze povere di una quotidianità domestica. Massimo Troisi fa parte di tante famiglie. Ma questo che c’entra?

Quello che più mi preoccupa in tanto sussurrare a gran voce è il progetto di “rilanciare” il Premio Massimo Troisi che un’ottusa politica ha devastato in nome di non si sa quale idea rinnovatrice, fino a renderlo inutile presenza e assenza su cui contare per nuove promesse a venire.

In anni ormai lontani ho lavorato con convinzione e fatica a fare di quell’appuntamento un’iniziativa degna di quel grande artista che fu Massimo Troisi. Un artista a cui ho voluto bene e di cui sono stato amico, piangendone la scomparsa. Per il grande rispetto e per l’ammirazione che gli si deve, ho creduto di poter fare crescere l’appuntamento a lui dedicato fino a farlo diventare un punto di riferimento nazionale, e non solo nazionale. E ci sono riuscito. Il “Premio Massimo Troisi” sotto la mia direzione, e grazie alla collaborazione di tanti amici che hanno lavorato con me con allegria e sapienza, è stato un grande appuntamento culturale e con quel Premio San Giorgio a Cremano è stata città-riferimento per tanti artisti, attori, scrittori, cantanti che dal Premio Massimo Troisi hanno iniziato un loro percorso importante nel mondo dello spettacolo. Poi tutt’ad un tratto un manipolo di guastatori ottuso e miope, di funzionari tristi, di politici zoppi, ha deciso di cambiare “tutto”. In nome di una “discontinuità” che mascherava il semplice desiderio di una “visibilità” che ad altri non è mai interessata. Ed il Festival è scomparso. Chi si è accorto che Maurizio Costanzo è passato per San Giorgio? Solo i sangiorgesi, e nemmeno tutti. Del Premio non se ne è più parlato in Italia. Meglio ricordare allora Troisi vedendo i suoi film, le sue geniali apparizioni televisive, le sue interviste, per capire come un giovane timido e schivo seppe essere un grande artista. Ma se qualcuno ha un’idea da mettere in campo si faccia avanti, se è una buona idea non sarà ascoltato.

Giulio Baffi

 

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