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Al teatro Troisi in compagnia di Giobbe Covatta per ridere e riflettere.

Foto Gabriele Gelsi

Foto Gabriele Gelsi

“Sei gradi di temperatura in più sono sufficienti ad ammazzare chiunque, sia che si tratti di una persona, sia che si tratti di un pianeta.” È su questa frase che poggia l’intero spettacolo di Giobbe Covatta, andato in scena al Teatro Troisi di Napoli quest’ultimo fine settimana, e che da essa prende per l’appunto il titolo: 6° (sei gradi).
Da alcuni anni, tutti gli spettacoli del noto comico napoletano presentano un titolo “numerico”; dopo 7 come i 7 vizi capitali e 30 come i 30 diritti della Carta dell’uomo, questa volta si parte dal 6 come i 6° in più di temperatura media che, in un apocalittico 2114, porteranno alla distruzione del mondo.
Da sempre Covatta ci ha abituati ad una comicità intelligente, che tra una battuta e l’altra, nasconde un messaggio profondo che invita gli spettatori a riflettere e porsi domande. E coerentemente con il suo stile, Sei gradi, si muove sulla medesima linea strutturale, senza disdegnare omaggi ad altro teatro, da Gaber (un rifacimento attualizzato della sua canzone “La strana famiglia”) a Brecht (Prima vennero…).
Lo spettacolo, scritto come sempre dallo stesso Giobbe Covatta a quattro mani con Paola Catella, e andato in scena per la prima volta nel 2012, è ambientato in un futuro 2114, anno in cui il nipote di Covatta, interpretato dallo stesso comico, racconta, tramite documenti storici, l’evoluzione del mondo nel tempo a partire dai giorni nostri: di anno in anno, a causa della noncuranza degli uomini e dell’avanzamento smodato della tecnologia, la temperatura media della Terra si è innalzata sempre di più, passando dai 15° ai 21°.
Scatenando una valanga di risate, Covatta riesce a far riflettere sul problema del surriscaldamento globale, problema su cui – racconta il “nipote” di Covatta – nel lontano 2014 e per molti anni a venire, nessuno è stato mai sensibilizzato a causa delle lobby commerciali che, tramite l’obsolescenza programmata (politica industriale che stabilisce la durata di vita di una tecnologia), hanno fortemente spostato l’attenzione su ciò che più interessava: il consumo.
L’attore immagina le più strampalate invenzioni create da qui fino al 2114, inizialmente per distrarre dal problema ambientale, poi per proteggere una parte privilegiata della popolazione dall’aumento inarrestabile della temperatura globale, e nel farlo si diverte e soprattutto ci diverte. Ma il suo ridere non è fino a stesso: l’aspetto comico, infatti, nasconde una precisa denuncia, che mascherata da sorriso e leggerezza, senza ricorrere  ad atteggiamenti autoreferenziali, determina una effettiva presa di coscienza del problema da parte di chi ascolta. Ecco allora il dito puntato sugli iPhone che un giorno potranno avere in memoria il comodissimo ed indispensabile traduttore italiano-sanscrito, o su un grandissimo muro che attraversa il centro-Europa e che, quando sarà troppo tardi, dividerà la popolazione mondiale in due: a Nord, dove ancora il clima permette la vita, resisteranno gli europei e le popolazioni tecnologicamente avanzate, a Sud, invece, si lotterà per trovare nuovi spazi vitali.
Costruita alla perfezione, la messinscena si svolge con ritmo, senza cali di tensione,tra divertimento e comicità, grazie alla bravura  di Covatta di coniugare con efficacia satira e divulgazione scientifica, trattando temi spinosi come la sostenibilità del Pianeta e, di conseguenza, la sopravvivenza delle sue stesse popolazioni.
E tirando le somme di tutto quanto inscenato e narrato, sempre con un sorriso, stavolta amaro, il comico napoletano conclude il suo racconto: «Ma il mondo andrà avanti… si estingue l’uomo non il pianeta… qualche altra forma di vita, dopo l’uomo prenderà il sopravvento… […] perché l’uomo non può vivere senza il pianeta, ma il pianeta può vivere senza l’uomo… la Terra senza l’uomo vive benissimo».
Chiedendoci/si infine: «Ma se l’uomo non può vivere senza il pianeta perché cazzo l’abbiamo distrutto?»

Gennaro Monforte

Teatro Troisi
Via Leopardi 192, Napoli.
Tel. 081 629 908 – info@teatrotroisinapoli.it
Sito: www.teatrotroisinapoli.it
FB: teatrotroisinapoli

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