La giostra di Orlando
Cavalcando sui versi di Ariosto, “Giocando con Orlando”, al Nuovo Teatro Nuovo, diverte e fa riflettere la gremitissima sala valorizzando il patrimonio culturale ed artistico nazionale.
Giullaresca messa in scena ispirata al noto poema cavalleresco di Lodovico Ariosto, Giocando con Orlando, al Nuovo Teatro Nuovo fino al 2 marzo, è ideato dalla brillante fantasia del regista, interprete e drammaturgo Marco Baliani, che affianca l’unico attore Stefano Accorsi. L’adattamento ripercorre l’avvincente opera dell’Ariosto attraverso un taglio che si concentra sui due filoni maggiori di tipo amoroso, quello tra Orlando e Angelica e quello tra Bradamante e Ruggero, che scatenano gli avvenimenti e la comparsa di altri personaggi. Ma in questo spettacolo, più che gli episodi e la trama narrata, sono le scelte del regista ad essere determinanti.
In primis, va segnalata la scelta di Baliani di rappresentare un poema straripante di personaggi con solo due attori sul palco, di cui uno di supporto. Stefano Accorsi è chiamato a narrare tutte le vicende come unico interprete, divenendo al contempo un cantastorie e un attore in senso pieno. Al susseguirsi e intrecciarsi delle storie narrate da Accorsi, si accompagna il bravissimo Baliani. Egli, seppur rivestendo un ruolo minore in campo recitativo, dimostra la sua bravura spezzando a più riprese il racconto con interventi ironici e buffoneschi, che lasciano trapelare interessanti spunti di riflessioni su tematiche contemporanee, come il ruolo della donna, la brutalità della guerra, l’importanza del recupero della cultura e dell’arte italiana.
La recitazione dei due è brillante e fortemente fisica: duelli, corse, galoppate, frenesie d’amore e la folle gelosia di Orlando rivivono sul palco solo grazie alla fisicità e alla performance corporea e instancabile dei due attori.
Senza riproporre alla lettera il poema, il regista sceglie di scrivere il testo in versi e rime cinquecentesche: una decisione di forte impatto e di dichiarata volontà culturale. Tutti i 90 minuti di spettacolo sono recitati seguendo questa cifra stilistica, alla ricerca estenuante di rime e assonanze che riaccendano e mettano in luce tutta la bellezza dell’arcaica ed epica lingua italiana.
Così, l’opera creata da Baliani è in grado di far balenare dinnanzi agli occhi della platea mostri mitologici, ambientazioni fiabesche, grandiose battaglie, solo grazie alla potenza della parola e della recitazione del corpo, rielaborando un prototipo di teatro vicino a quello di strada proprio del Cinquecento, animato da guitti e giullari in piazze e vicoli. Anche i costumi, disegnati da Alessandro Lai, sono ridotti al minimo, e persino gli accessori indispensabili al genere cavalleresco, come spade, scudi ed elmi, sono semplicemente mimati.
Date queste premesse, la scenografia sembrerebbe del tutto superflua, ma, grazie ancora ad un’ottima scelta del regista, viene qui risignificata: non più supporto per l’ambientazione del dramma ma allestimento che incarna il tema centrale dell’opera. L’impianto scenico, firmato da Daniele Spisa, è infatti una rappresentazione simbolica della giostra che muove duelli, incontri amorosi, intrecci narrativi, cavalli, dame e cavalieri. Sia la giostra che l’atmosfera fiabesca sono perfettamente restituite dalle grandi sculture equine di Mimmo Palladino, rinomatissimo artista beneventano della Transavarguardia. Queste ingombranti sculture si animano sotto le sapienti luci di Luca Barbari, che seguono ed enfatizzano le vicende narrate.
Forte è il connubio tra le arti nella realizzazione di questo spettacolo: oltre a quelle di carattere prettamente teatrale, trovano spazio opere simbolo del nostro patrimonio culturale, sia grazie alla presenza di Palladino, che interviene con le proprie installazioni, sia con l’opera letteraria di Ariosto nella sua lingua originale.
Del resto, è chiaro l’intento di Baliani di fare dello spettacolo un manifesto per la valorizzazione della nostra cultura. A tal proposito, Giocando con Orlando si apre con una più che attuale critica alla mercificazione dell’arte vista come «un grande giacimento di petrolio», e si chiude con un invito alla rilettura dell’Ariosto, come degli altri capolavori che sono e rappresentano le fondamenta del nostro patrimonio artistico-culturale.
Alessia Santamaria
Nuovo Teatro Nuovo
Via Montecalvario, 16, Napoli
Info e prenotazioni: botteghino@teatronuovonapoli.it
Tel.: 081 497 62 67
www.teatronuovonapoli.it
Orari: dal 27 febbraio al 1 marzo ore 21.00, – 2 marzo ore 18.30
Prezzo: Mer.. e giov.: galleria intero €14,00; Platea intero €20,00, universitari under30 e ridotto under25 €10,00.
Ven. Sab. Dom.: galleria intero €18,00; platea intero €25,00, platea universitari under30 e ridotto under25 €15,00, galleria universitari under30 e ridotto under25 €12,00.