Luna Park – studio sulla provincia
Andato in scena allo Start/Interno5, lo spettacolo è un’attenta analisi sull’hinterland napoletano e non solo, che, attraverso una riflessione consapevole, mostra uno spiraglio di riscatto per la periferia.
Luna Park – studio sulla provincia, andato in scena presso lo Start-Interno5 il 30 e 31maggio, è un’originale ed inconsueta opera di sperimentazione che fonde musica, poesia e recitazione in un assolo di intensa, quanto breve, durata.
Lo spettacolo, che nasce da una ricerca svolta presso l’auditorium occupato “Carla e Valerio Verbano”, è un’analisi sulle situazioni limite delle zone limitrofe ai grandi centri urbani, e sulle loro problematiche apparentemente irrisolvibili, sintetizzate in quattro distinti episodi concatenati tra loro. Un santo patrono, un cantante neomelodico rappresentato come una scimmia, un sindaco come portavoce di un’intera classe politica e un tifoso, raccontano in monologhi, ognuno dal proprio punto di vista, la vita nell’hinterland napoletano. Ma piuttosto che di vero racconto, si tratta di una lunga e scandita poesia riccamente enfatica e simbolica.
Il testo drammaturgico, scritto a quattro mani dalla regista Maria Sole Limodio e dall’unico attore Domenico Ingenito, è indissolubilmente legato alle musiche di Francesco Santagata e alla gestualità del performer e, proprio il connubio di queste componenti, scandisce i ritmi della narrazione, restituendo suggestioni oniriche caricate di drammaticità. La musica di scena infatti, più che accompagnare i gesti e la voce dell’attore, li completa e li dirige, creando un dialogo che diviene un’unica voce.
La regista sottolinea intelligentemente questa doppia prova scegliendo di rendere fisicamente presente il musicista, seppur relegato ai margini dello spazio della recitazione.
Lo stile della scrittura teatrale è fortemente lontano dalla narrazione in forma tradizionale degli episodi, piuttosto è una lunga e scandita poesia riccamente enfatica e simbolica, assolutamente adatta alla resa visionaria a cui tende la rapprsentazione.
Ingenito, chiamato ad interpretare quattro personaggi in successione, carica la sua prova attoriale di una forte gestualità e di un tono aulico che tramutano la recitazione in una danza cantata, amplificando la sensazione irreale, e a tratti surreale, della pièce. Ma proprio lo stile poetico e cantato della sua recitazione omologa fortemente le quattro diverse figure interpretate, simboli del degrado a cui è legata la periferia. Sebbene questa omologazione risulti funzionale a spiegare la comune radice delle difficoltà dell’hinterland, essa appiattisce la prova attoriale, la priva di sfumature e azzera la diversa estrazione e caratterizzazione dei personaggi.
Il costume di scena è elemento imprescindibile dello spettacolo e unico simbolo della possibile redenzione delle periferie. Infatti, attraverso la svestizione dell’attore, che avviene in diverse fasi, non solo si manifesta il passaggio da un ruolo all’altro, ma alla fine il personaggio stesso si spoglia di quello di vittima passiva per giungere consapevolmente alla nudità. Una nudità che è simbolo dell’anelata libertà, unica forma possibile di resistenza dalla quale partire per risollevare la provincia del degrado morale e fisico in cui è abbandonata. Anche la scenografia non svolge un ruolo minore all’interno dello spettacolo. Gli unici elementi di scena sono costituiti da quattro transenne che, se da un lato delimitano e individuano lo spazio dell’attore, dall’altro restituiscono l’ingabbiamento, non solo fisico, nel quale agiscono i personaggi. Inoltre, la scelta di limitare la scena con oggetti da cantiere evidenzia un’atmosfera da lavori in corso, tipica delle periferie che vertono in una perenne condizione di apparente mobilità ma di sostanziale stasi: un’opera in eterna e mai compiuta costruzione simbolo di un cambiamento risolutivo che non avviene, come il promesso Luna Park che dà il titolo al testo.
Il lavoro simultaneo svolto su tutte le componenti dello spettacolo è ben articolato e costruisce un’immagine d’insieme, dai toni visionari e aulici, restituita sapientemente. La riflessione sulle periferie è intelligente e ben comunicata e lascia allo spettatore uno spiraglio di riscatto, purché egli stesso colga l’invito ad opporre resistenza e rendersi partecipe del cambiamento. Quest’invito è indubbiamente frutto del lavoro del laboratorio teatrale svolto all’audiorium “Carla e Valerio Verbano” che mira ad un teatro di consapevolezza e di cittadinanza attiva.
Alessia Santamaria
Teatro Start/Interno 5
Via S. Biagio dei Librai, 21, Napoli
Info e prenotazioni: interno5start@gmail.com – info@interno5teatro.it
Tel.: 0815514981 – 3498773881
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