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In chiusura della stagione 2013/14 è andata in scena al Nuovo Teatro Sanità la favola di Garcìa Lorca: un’immaginifica rappresentazione del mondo e della sua umanità osservati con gli occhi  delle marionette.

Fonte foto ufficio stampa

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Si può entrare in punta di piedi in una favola, al Nuovo Teatro Sanità, assistendo allo spettacolo Il teatrino di Don Cristobal, realizzato dalla compagnia Imprenditori di sogni, e andato in scena dal 30 maggio al 1 giugno.
Un mirabile lavoro che onora la farsa guignolesca di Federico Garcìa Lorca scritta nel 1928, nella quale l’autore fa confluire le esperienze teatrali dei giullari e rivivere magistralmente la tradizione orale in un teatro adatto alla strada e vicino al popolo. Infatti la regia di Marcella Vitiello, anche attrice dello spettacolo, non altera in maniera sostanziale il testo bensì lascia intatta la poetica romantica e trasognata che, con un linguaggio diretto utilizzato per un racconto dal semplice e banale intreccio, tratta di tutta l’umanità: come si legge nelle note di regia «siamo tutti bambole intarsiate nel legno, mosse dai sentimenti, alti o bassi che siano, un po’ squattrinati poeti e un po’ spilorci direttori, un’umanità varia, fatta di carne e sangue, e di un palcoscenico ristretto che sa aprirsi al mondo come la realtà stessa non sempre riesce a fare». Partendo da questi presupposti, risulta imprescindibile il ricorso alle marionette che, come le maschere, hanno una maggiore carica comunicativa rispetto all’attore in carne ed ossa, perché la loro rigidità e artificiosità impedisce ogni processo di identificazione. Inoltre, libere come sono dai condizionamento fisici e non che inevitabilmente il corpo dell’attore pone, le marionette permettono sul palco una resa più netta, limpida e incontaminata dei sentimenti del personaggio.
L’espediente meta-teatrale, ovvero il teatro-nel-teatro, ha qui una doppia valenza: da un lato permette di inscenare una rappresentazione all’interno del dramma, dall’altro distingue due diverse facce dello spettacolo. La prima è quella farsesca e vivace delle marionette, mentre la seconda, nella quale partecipano il Direttore dello spettacolo e il Poeta che lo introduce, è la faccia incantata e romantica che, attraverso i dialoghi contrastanti dei due protagonisti, restituisce la complessità del genere umano, tra amore e morte, alba e tramonto, luce e buio. Simboli e sentimenti in antitesi che, seppur in ineluttabile conflitto, sono così legati da potersi infine incontrare.
Maiuscola la prova recitativa di tutta la compagnia, guidata dall’attore Niko Mucci e da giovani promettenti: Patrizia Di Martino, Marcella Vitiello, Francesco Saverio Esposito, Sara Missaglia, e Fabio Balsamo. Mentre Mucci e Vitiello, interpretano rispettivamente il Direttore e il Poeta, i restati quattro incarnano le marionette, cimentandosi non solo in una recitazione dai toni vocali caricati al massimo, ma anche nella prova cantata. Difatti la recitazione delle marionette è arricchita da canzoni che facilitano, divertendo, la fruizione della trama e la tipizzazione del personaggio, incanalandosi a pieno nel genere dello spettacolo di burattini. Inoltre, le loro movenze, le apparizioni sul palchetto, i gesti e finanche la fissità del volto sono studiate con efficacia per imitare quelle delle marionette.

Fonte foto ufficio stampa

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Visivamente l’intera messinscena ha il sapore di consumato, di sciupato dagli anni, come se il tutto appartenesse ad una carovana di artisti girovaghi portata ovunque nel mondo. In sintonia con queste caratteristiche d’insieme, risulta semplice ed efficace la scenografia di Anna Seno, che ripropone la struttura effimera, lignea e pieghevole del teatrino per le marionette, tipica del teatro di strada. La bellezza del lavoro della Seno è tutta nell’opera pittorica che caratterizza l’impalcatura del piccolo teatrino. Essa rimanda dichiaratamente alle scenografie del maestro Emanuele Luzzati, la cui ricchezza del mondo fantastico e immediatezza espressiva dello stile personalissimo, che parla il linguaggio dell’infanzia, restituiscono perfettamente le atmosfere fiabesche.
Di forte impatto visivo sono anche i costumi di Federica Amato che, in particolare per i ruoli delle marionette, crea strutture poco flessibili, capaci di immobilizzare i movimenti del busto e persino delle dita, così da palesare l’effetto di rigidità che fissa nella figura la mimesi del burattino.
Il trucco, sapientemente utilizzato, àncora una maschera sui visi degli attori, caratterizzando immediatamente i ruoli interpretati e restituendo l’effetto da fantoccio di cui le marionette necessitano. Inoltre tutti i costumi, per far sì che sembrino il repertorio di una compagnia di attori nomadi, appaiono sgualciti, come se il tempo e la polvere gli avessero dato una patina sbiadita.
Tutta la messinscena è accompagnata da musiche originali scritte da Niko Mucci e Luca Toller, che guidano lo spettatore all’interno di un mondo illusorio, di cui enfatizzano l’ambientazione favolistica, arricchendo lo spettacolo con canzoni dal vivo, e così regalando un’ulteriore prova alla divertita e affascinata platea.
Il teatrino di Don Cristobal chiude la stagione teatrale del Nuovo Teatro Sanità, e per l’ultima dello spettacolo, il direttore artistico Mario Gelardi ha voluto ringraziare i circa 2000 spettatori dell’intera stagione e tutti coloro che hanno potuto rendere possibile l’apertura del teatro, in particolare Niko Mucci, il quale, rifacendosi al noto slogan sessantottino «L’immaginazione al potere», ha chiuso con l’invito a riflettere proprio sull’importanza dell’immaginazione, prerogativa di questo spettacolo e dell’esperienza teatrale in genere.

Alessia Santamaria

Nuovo Teatro Sanità
Piazzetta San Vincenzo, 1, Napoli
Info e prenotazioni: Tel 339 6666426
organizzazione@nuovoteatrosanita.it
info@nuovoteatrosanita.it
http://www.nuovoteatrosanita.it/

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