Aristofane al Parco Archeologico Pausilypon
La compagnia Asylum Anteatro ai Vergini porta in scena una riscrittura degli Uccelli all’interno della rassegna “Pausilypon, suggestioni all’imbrunire”.
L’ incantevole cornice del Parco Archeologico Pausilypon, che custodisce i resti della villa del cavaliere romano Publio Vedio Pollione e si specchia nelle chiare acque della baia di Trentaremi, all’interno della rassegna Pausilypon, suggestioni all’imbrunire, manifestazione ideata e curata dal Centro Studi Interdisciplinari Gaiola Onlus e giunta ormai alla VI edizione, ha ospitato, in data 8 giugno, Uccelli quasi senza parole, un’arguta riscrittura de Gli Uccelli di Aristofane.
Lo spettacolo, scritto da Mimmo Grasso e Massimo Maraviglia – con la pregevole regia dello stesso Maraviglia -, e portato in scena dalla Compagnia Asylum Anteatro ai Vergini, è una riuscita commedia di carattere favolistico che affonda le proprie radici nel testo greco, sulla cui scia si sviluppano, da una parte, una soffice leggerezza morale e di pensiero e, dall’altra, una luminosa e accattivante comicità: caratteristiche tipiche dell’ultima stagione poetica di Aristofane.
Due giovani, due poveri diavoli, due “anime ammappuciate”: ecco Elpidio e Fortuna che si fanno sulla scena di soppiatto, decisi a cambiar vita e cambiar sorte; abusati e angariati, sempre in fuga da lestofanti e ufficiali giudiziari, sognano per sé un po’ di minestra e un po’ di pace.
Diventare uccelli: questa è la soluzione.
Ma è lunga la via per cambiare il proprio stato, troppo breve la vita: occorre dunque cercare una soluzione, trovare la via più breve per il bene, discorrere con l’Upupa, con Pulcinella, con un vecchio cieco per trasformare l’utopia in realtà.
Creare una nuova città: questa è la soluzione. Cucùlia sarà il suo nome, i suoi abitanti saranno gli uccelli, i suoi regnanti Elpidio e Fortuna; due disoccupati, ingenui a sufficienza per credere a un mondo altro rispetto a quello presente, fondano una nuova πολις e ne diventano sovrani.
Ma un paradiso non può essere per sempre.
I rompiscatole, i cialtroni, gli “scassambrella” sono sempre alle porte, e bussano assidui, e le provano tutte pur di entrare in un luogo felice, portando con sé tutte le infelicità della Città Vecchia, le sue vessazioni e le sue inutili battaglie perenni. Le resistenze ornitologiche sono blande, a Elpidio manca “il giuoco del calcio”; solo Fortuna è ostinata nella difesa della nuova semplice felicità: spedisce via gli scocciatori in cerca di residenza, ma non sa ancora che, più che dagli altri, occorre difendersi da se stessi.
Presto lo Stato Maggiore della Città Vecchia ordisce un piano per distruggere la Città Nuova, rea di attrarre a sé tutti i cittadini, annichilendo i vecchi ordinamenti e le vecchie istituzioni; e il piano va in porto, perché nulla è più facile che “far perdere il consenso ai due rivoluzionari”, nulla più della discordia s’insinua, in principio, lentamente, crescendo poi di bocca in bocca fino a divenire menzogna universale e condivisa.
Elpidio riconosce che “l’ingenuità è la colpa umana più grande”; l’oblio aspetta i due giovani, scortati dagli uccelli fino al muro di cinta, affinché si allontanino – forse in volo, forse precipitando – per non tornare più.
La piece, che veleggia con abile levità tra temi più propriamente politici – il senso delle costituzioni, la moderazione necessaria nell’esercizio del potere, l’ideale perennemente realizzabile dell’utopia – ed altri di natura più schiettamente morali – l’uso vicendevole della gentilezza, il bisogno di pace, il sogno di un luogo migliore – si serve di un magistrale uso del suono: la lingua italiana si arricchisce di movenze partenopee, proiettando il sempre degli interrogativi proposti nello scenario dell’oggi. Ma la poesia è nella voce degli uccelli: essi parlano una melodia altra, un grammelot composito che completa la scena, la fa risuonare di significato attraverso foni apparentemente privi di senso.
Notevole è l’uso degli spazi: la cavea romana si allarga ai resti circostanti e permette agli attori di sfondare le quinte, muovendosi in un panorama monumentale ed evocativo, mentre, in alto, nel sereno, gabbiani solcano il cielo.
Antonio Stornaiuolo
Rassegna “Suggestioni all’imbrunire”
Parco archeologico ambientale del Pausilypon
Discesa Coroglio 36 – Napoli