Per oggi non si cade
In scena fino al 14 giugno all’Accademia di Belle Arti per il Napoli Teatro Festival, l’opera di Manlio Santanelli per la regia di Cocifoglia diviene un’esperienza totale in cui lo spettatore segue, in un percorso allestito per tappe, un’assurda e ironica vicenda.
Per oggi non si cade, inedita opera del drammaturgo Manlio Santanelli in scena per il Napoli Teatro Festival presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli dal 9 al 14 giugno, è un’esperienza intima e surreale, di cui originalità, ironia e fruizione coinvolgente sono le caratteristiche predominanti.
La scrittura dell’autore, in equilibrio tra dialetto e italiano, tra comicità e consapevole senso di amarezza, esprime in forma piena e adottando una lingua “quotidiana” le grandi tematiche della cultura partenopea: la sacralità indissolubilmente connessa con la scaramanzia; il riscatto cercato nelle piccole cose come nel calcio; l’acquiescenza verso la malavita; la filosofia del “tirare a campare”. Grazie alla sua irrefrenabile fantasia creativa, il racconto presenta una successione di grotteschi ed inquietanti quadri drammaturgici, scatenati da un bizzarro e irreale espediente, entro i quali si muove la variopinta umanità partenopea.
Santanelli propone una Napoli alla prese per ventiquattro ore con l’assenza della forza di gravità, ovvero in sospensione: immagine della stagnante situazione in cui essa verte, nella quale l’abitudine e la capacità estrema di adattamento l’hanno condotta alla rassegnazione contro ogni avversità, senza ingaggiare alcuna lotta per il cambiamento. Attraverso una problematica sempre attuale, come quella della spazzatura, l’autore ci parla così della maniera napoletana di affrontare con fantasia e creatività le più disperate situazioni, cedendo all’idea di una ineluttabile coesistenza con esse.
La regia di Fabio Cocifoglia è acuta e sorprendente e molto bene esalta gli autonomi episodi del testo che si prestano ad una presentazione per capitoli scenici, attraverso i quali si delinea l’immagine d’insieme della città “santanelliana”. Lo spettacolo è concepito come un percorso, diviso per luoghi e tracce audio, che lo spettatore conduce in solitario all’interno dell’Accademia, munito di un’audioguida con relativa cuffia attraverso la quale segue la narrazione, e manca completamente della presenza fisica dell’attore di cui esiste solo la voce. Infatti, come su un set cinematografico, la performance degli attori è avvenuta in un momento antecedente la fruizione da parte del pubblico: come se si trattasse di sequenze filmiche, in fase di registrazione, per ogni episodio, è stato ricostruito il set dove di lì a poco l’attore avrebbe recitato il suo ruolo e ogni singolo rumore e respiro anziché da una telecamera e stato catturato “live” attraverso un particolare microfono (detto olofono) che consente di riprodurre i suoni nel modo più simile a come essi vengono percepiti dall’orecchio umano creando un effetto di grande veridicità.
Tanti gli attori coinvolti che interpretano, con grande efficacia, ciascuno nel proprio stile, i singoli personaggi – Federica Aiello, Antonella Cioli, Giancarlo Cosentino, Paolo Cresta, Bianca D’Amato, Isa Danieli, Salvatore D’Onofrio, Massimiliano Foà, Roberto Giordano, Antonio Marfella, Nello Mascia, Antonella Morea, Nico Mucci, Enzo Musicò, Loredana Piedimonte, Mario Porfito, Nunzia Schiano, Lello Serao, Rosario Sparno – introdotti e accompagnati dall’ottimo narratore Mario Tozzi. Come sottolinea il regista, la scelta di affidare a Tozzi il raccordo tra un episodio e un altro risulta è stata compiuta non solo per la sua indubbia chiarezza espositiva, ma soprattutto per le sue competenze di divulgatore scientifico che arricchiscono lo spettacolo di un’analisi a carattere razionale, quasi empirica tra causa ed effetto, in una recitazione distaccata, estranea al contesto, dal punto di vista di chi osserva con obiettività senza cadere nella partecipazione emotiva.
Il montaggio audio, realizzato con, appunto, la tecnica olofonica dal maestro Hubert Westkemper, tra i maggiori esperti nel campo della ricerca sonora, è incredibilmente avvolgente: isola lo spettatore da ogni altra stimolo uditivo immergendolo a tutto tondo nel racconto e così facendogli compiere un viaggio all’interno della storia capace di coinvolgere più sensi, e di vivere attivamente gli ambienti, appositamente allestiti, dell’Accademia di Belle Arti che per l’occasione si trasforma in una scatola magica, all’interno della quale ogni spazio è parte integrante dello spettacolo. Le istallazioni scenografiche – realizzate dagli allievi dell’Accademia del corso di scenografia a cura dei professori Antonio Di Ronza, Gennaro Vallifuoco e Renato Lori, quest’ultimo anche supervisore con la coordinazione di Sissi Farina – creano, in piena sintonia con le scelte registiche adottate, luoghi altamente suggestivi e metafisici, evocazioni di sensazioni, atmosfere e realtà magmatiche: alla stregua di una novella Pompei, infatti, Napoli è ritratta all’alba di una catastrofe, nella quale la munnezza, come la lava, sovrasta ogni cosa.
L’assenza della attore in carne ed ossa è sostituita da sagome spersonalizzate, giochi di ombre, luci e proiezioni le quali, suscitando suggestioni profondamente stranianti, assolvono il compito di rappresentare archetipi umani e, al contempo, di offrire allo spettatore uno spunto di immaginazione il cui sviluppo è poi, però, lasciato totalmente alla fantasia di chi ascolta, mentre la fotografia, curata dagli allievi di Fabio Donato, e il disegno luci di Cesare Accetta valorizzano l’atmosfera con immagini magistralmente studiate, come si nota particolarmente bene nell’ultimo episodio.
L’esperienza fatta vivere al pubblico, coinvolto in maniera dinamica e nuova rispetto a come si fa abitualmente a teatro, è affine all’idea del Teatro Totale polidimensionale e induce ciascuno singolarmente a vivere l’esperimento drammaturgico secondo modalità individuali e ogni volta diverse, sebbene seguendo percorsi con caratteristiche di base uguali per tutti.
Lavoro collettivo che trova certamente nella sua coralità un valore aggiunto ponendosi come esempio vincente di interazione e collaborazione tra più realtà, con Per oggi non si cade l’Accademia ha mostrato di sapere ottimizzare i suoi spazi, le sue forze (professori, allievi, laboratori) e la sua collezione, ponendosi al contempo come luogo di sperimentazione di nuove forme di teatro, e avvalendosi della collaborazione delle migliori personalità artistiche locali e non per raccontare sarcasticamente il territorio del quale deve anche essere specchio.
Alessia Santamaria
Accademia di Belle Arti
Via S. Maria di Costantinopoli, 107, Napoli
Info e prenotazioni: http://www.napoliteatrofestival.it/edizione-2014/per-oggi-non-si-cade/
Il fotoracconto di Cesare Abbate: