Biagio Izzo: il deserto teatrale che ancora fa ridere
Lo spettacolo dell’attore napoletano al Delle Palme diverte ma stimola anche riflessioni sulla scena napoletana (tutt’altro che comiche).
Tra lotte mascherate con la tradizione o la nuova creatività, viene da anni dilaniato un terreno di scontro: quello del teatro comico napoletano. La rigogliosa vegetazione della comicità, la flora costituita da meccanismi drammaturgici di comprovata efficacia retrocede, stretta di giorno in giorno nella desertificazione del cabaret televisivo di bassa lega. Attraverso la consacrazione dello schermo, si riversano in teatro i tormentoni e l’idiozia e s’inaridisce un’arte, quella di far ridere dalla scena, che toccava fino a qualche decennio fa livelli di grazia ormai testimoniati solo dai documenti video.
In una zona liminare, per fortuna restando nella parte verde a discapito dal lato sabbioso, si muove Biagio Izzo. In virtù della suddetta consacrazione e di un’indubbia verve, l’attore che sarà in scena fino al 26 ottobre al Teatro delle Palme, è capace di rasentare il pienone anche nelle serate infrasettimanali. E, caratteristica tristemente rara per la scena cittadina, convogliando una massa di spettatori assolutamente eterogenea per età ed estrazione.
Da contraltare a questi straordinari meriti, in Esseoesse – citare il titolo di una messinscena che ha ragion d’essere nella sola funzione dell’attore protagonista diventa del tutto secondario, in questo più che in altri casi, – vi è la desertificazione poco prima evocata, e l’analogia risulta qui calzante davvero. La situazione proposta è infatti un puro pretesto per inserire i monologhi – alcuni dei quali già passati in tv – del comico e le interazioni con l’attore Francesco Procopio: Izzo, sopravvissuto a un incidente aereo, si ritrova isolato nel Sahara, in attesa di soccorsi. La landa disabitata vuole suggerire un ambiente personale di pace e solitudine, prima desiderato tra gli impegni caotici della vita contemporanea, ed ora detestato, quale sinonimo di morte. In questo quadro ideale si affetta un finale di retorica trita e insignificante, adatta a soddisfare un pubblico televisivo totalmente decerebrato (“per quanto confusionaria, la vita merita comunque di essere vissuta”), mentre la napoletanità più bonacciona e stereotipata fa da padrona a tutto lo spettacolo. D’altro canto, la regia di Claudio Insegno si nasconde drammaticamente (in tutte le accezioni del termine) dietro cambi di luce stile cartoon e intermezzi danzati da quattro ballerine non troppo coordinate. Approfondimento ulteriore merita quest’ultimo aspetto che il buon gusto vorrebbe si tralasci, grazie alle musiche di Jacopo Fiastri e soprattutto ai penosi testi delle canzoni – non ci è dato, previdentemente, di conoscerne l’autore, – vero e proprio calcio nei denti all’intero repertorio nazionale di sigle per serie animate.
Uno spiraglio in tale mescolanza di funzionale comicità ed imbarazzi teatrali, viene offerto dalla prestazione di Francesco Procopio che, tramite l’artificio dei miraggi di cui il protagonista sarebbe vittima, si spende in differenti personaggi con un effetto di ammirevole vivificazione scenica, non solo fronteggiando lo strabordare comico di Izzo, ma anche barattandovi il ruolo di spalla.
La pièce scritta da Biagio Izzo e Bruno Tabacchini rappresenta un esempio di teatro ristretto entro questi e molti altri limiti, ma offre comunque la garanzia della risata. La speranza è che il pubblico continui a perseguire il proprio piacere, ma volgendosi anche altrove, nel frastagliato orizzonte dell’offerta teatrale a Napoli. Questo paesaggio è tutt’altro che desertico.
Eduardo Di Pietro
Teatro delle Palme
Vico Vetriera, 12, Napoli
Info: 081 410 4486 – http://www.teatrodellepalme.it/