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Al Teatro Argentina la caleidoscopica Roma si riflette in storie, racconti, drammaturgie e il tempo presente si dipana percorrendo vicoli, strade e memorie.

Schiuma” di Igiaba Scego

Schiuma” di Igiaba Scego

Sotto i caldi riflettori del teatro Argentina, le ombre della sontuosa caput mundi prendono vita e sussurrano la identità nascosta di una metropoli fatta di sobborghi, gente periferica, parole soffocate, scandali della coscienza.
La Roma raccontata nella maratona Ritratto di una Capitale (qui la recensione della I parte), progetto di Antonio Calbi, neodirettore del Teatro di Roma e del regista Fabrizio Arcuri, per la regia delle stesso Arcuriè una città asimmetrica, incompiuta e allucinata, che si muove al ritmo delle note psichedeliche del gruppo romano Mokadelic e si contorce nel corpo dei break dancers Davide Nicoletti, Daniele Vergos, Andrea Conversano, Alessio Signore, nella cornice scenografica realizzata dal progetto-video curato da Luca Brinchi, Roberta Zanardo/Santasangre e Daniele Spanò.
È la Roma generosa del quartiere Pigneto, descritta nel monologo “Schiuma” (di Igiaba Scego, con Gamey Guilavogui) dove, tra gli spacciatori della polvere di morte e i fumi dell’alcool, emerge la figura armoniosa di una giovane abissina che racconta della sua profonda amicizia con una vicina di casa, una instancabile lavoratrice del Bangladesh pronta a morire per il marito (che non la ama), sull’esempio dell’eroina Anna Magnani in Roma città aperta. È la Roma cupa di “Altrove” (di Paola Ponti, con Danilo Nigrelli, Tiziano Caputo, Constance Ponti), opera ambientata nel quartiere Montespaccato, dove si intrecciano le vite di tre personaggi chiusi nei loro microcosmi (un giovane che ragiona da vecchio; un anziano brutale e cinico che premedita un omicidio; una donna, la vittima designata per l’omicidio, che ha come suo più grande sogno quello di “morire in centro”, nel centro di Roma, dopo esser vissuta in una banlieu di Parigi).
È la Roma inquietante de “Il Ghetto-Monologo con Fantasmi” (di Anna Foa, con Giovanna Bozzolo e Matteo Angius) che immerge lo spettatore nel terrore dei romani dimezzati dal rastrellamento del 16 ottobre del 1943 e nell’atmosfera ambigua di un luogo che è “dentro” e “fuori” dalla capitale, quasi “divorziato” dalla stessa, come suggerisce proprio la parola “ghetto” che in ebraico vuol dire “divorzio”.
E c’è la Roma violacea di “Epifania in Borgo” (di e con Giuseppe Manfridi) ambientato a Borgo Pio dove, a pochi passi dal Vaticano, un uomo si consuma nella solitudine dei ricordi di un matrimonio naufragato.
Così, ecco che rottami e splendori si ricompongono in un racconto corale (prodotto da Teatro di Roma) che, ricucendo il legame tra cittadini e territorio e tra tessuti sociali dissonanti, rivela tutta la forza armonizzante del palcoscenico.

Ritratto di una Capitale, che si inserisce nel più ampio progetto “Prospettiva Roma”, ha avuto anche il pregio di comporre un mosaico di attori e sceneggiatori più o meno noti, di più generazioni, dai linguaggi più o meno raffinati (si va dal dialetto romano, alle espressioni poetiche e in lingua straniera), rivolti ad una platea di tutte le età: sono stati rappresentati, tra gli altri, prologhi di e con Corrado Augias, Claudio Strinati, Franca Valeri; testi di Ascanio Celestini, Eleonora Danco, Giancarlo De Cataldo, Valerio Magrelli, Lidia Ravera, Emanuele Trevi, Mariolina Venezia. Ad interpretarli sono stati, tra gli altri, Leo Gullotta, Milena Vukotic, Silvia D’Amico, Eleonora Danco, Roberto De Francesco, Sandro Lombardi, Andrea Rivera, Giovanni Scifoni, Daniele Timpano, nonchè gli allievi del terzo anno dell’Accademia d’Arte Drammatica Cassiopea (Chiara De Concilio, Luana Locorotondo, Agnese Lorenzini, Laura Nardinocchi, Bruno Petrosino, Nicole Petruzza, Francesco Sannicandro, Federica Spinello, Pina Vergara) e gli ex allievi del Centro Internazionale La Cometa (Marianna Arbia, Marco De Bella, Lorenzo La Posta, Stefano Lionetto, Benedetta Rustici, Alessio Stabile).

Elvira Sessa

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