Una sera Delitto e Una sera Castigo
Sergio Rubini e Pier Giorgio Bellocchio protagonisti a Roma di una una lettura a due voci, divisa in due distinte serate per rispondere alla natura duale dell’opera di Dostoevskij attraverso brani dalle suggestioni oniriche.
Il Teatro Argot Studio spegne trenta candeline e festeggia “il ritorno alle origini” con Sergio Rubini, che proprio trent’anni fa metteva in scena Italia – Germania 4 a 3 e che torna, insieme a Pier Giorgio Bellocchio, proponendo al pubblico romano (fino al 14 dicembre) il duplice appuntamento di Una sera Delitto e Una sera Castigo, adattamento di raffinato e ruvido sperimentalismo del dostoevskijano Delitto e castigo in un reading nel quale narrazione e rappresentazione, storia e racconto, personaggi e attori, si confondono, si perdono, s’incontrano nello stesso limbo teatrale.
Regia e interpretazione affondando nel testo uno sguardo d’inedito e impellente ardore che afferra i personaggi per spogliarne l’anima, fino a rivelare la sua essenza, i suoi nervi pulsanti di sentimenti, passioni, martirii. È una silenziosa “vivisezione” spirituale fatta di lame di luci e di rumori violenti (curati da G.U.P Alcaro), mostrata agli occhi di un pubblico che, disposto su tre lati, circonda la scena (di Gregorio Botta) e gli attori in una stretta d’intimità e angoscia visiva. Li contiene in un ridotto spazio scenico di tetra oppressione – pochi passi si concedono i due uomini tra i leggii e un tavolino con due sedie – che si sviluppa verso l’alto, con funi che sorreggono cappotti neri e una scrivania, sospendendoli a mezz’aria, come gravose ombre di soffocanti pensieri, tra materialità e onirismo, realtà oggettiva e delirio psicopatologico.
Uno sguardo che indaga la morale umana, la sua colpevolezza, il suo giudizio, la sua redenzione, attraverso il riflesso, la contrapposizione, il doppio – uno dei temi più cari allo scrittore russo, già impresso nel titolo stesso – di personaggi, caratteri, dinamiche. Quello che si delinea, minuto dopo minuto, è un vortice introspettivo nel quale la coppia Rubini-Bellocchio ci trascina, plasmando un intenso intreccio variabile di espressioni facciali e tonalità vocali, mentre i loro corpi, dentro pantaloni scuri e dolcevita nera, tendono ad annullarsi in tutti e in nessun personaggio. E se il regista pugliese trasforma in voce di carne un io narrante e – insieme –, tra gli altri, l’ispettore Petrovič, astuto dissimulatore, Raskol’nikova, falsa ingenua madre del protagonista, e Marmeladov, deplorevole pedofilo e ubriacone; l’attore romano traduce un Raskol’nikov che è acuto concentrato di inquieto compiacimento e affliggente intolleranza. A legarli in una continua danza di parole, i dialoghi con i quali riempiono di tangibile densità, prima (Una sera Delitto), le condizioni di degrado, di miseria, e di odio ai quali si riduce l’essere umano, che si sommano, poco per volta, nella testa e nel cuore del giovane protagonista, creando un attrito insostenibile che sfocerà nel duplice assassinio; poi (Una sera Castigo), danno plastica consistenza alle conseguenze emotive e mentali di chi è attanagliato dal logorio del rimorso, del pentimento, e della solitudine nichilista. È il peso di un senso di colpa (apparentemente) espiabile solo attraverso la carità e la fede divina. Accettare la pena, la sofferenza, è l’unica via di salvezza, quella implorata dalla pura (sebbene prostituta) Sonja, che qui ha l’anatomia di Vanessa Scalera e che, prelevata – letteralmente – dal pubblico, scioglie sul palcoscenico un impeto di drammatica speranza, mentre nell’aria il respiro affannato della rassegnata apprensione si diffonde lentamente come nuvole di fumo in attesa di svanire nel buio.
Nicole Jallin
Via Natale del Grande, 27, Roma
Contatti: 06 589 8111 – www.teatroargotstudio.com
Calendario: Delitto – sabato 13; Castigo – venerdì 12; Maratona Delitto + Castigo – domenica 14, ore 17:30 (Delitto), ore 21 (Castigo)