Cetriolini (studio n. 2)
Ad Interno 5- START, Luca Lombardi e Luca Saccoia s’interrogano sul “favoloso destino di un mimo”, nel monologo-racconto, fatto di parole e gesti, ispirato alla vera storia del protagonista.
Passeggiando per Spaccanapoli, tra pizzerie, bar e le consuete luci di Natale, in questo periodo, s’incontrano le antichità e le bellezze artistiche della città ed è possibile entrare in uno dei suoi palazzi storici, un gioiello dell’architettura del XV secolo, Palazzo Diomede Carafa, e restar stupiti, oltre che affascinati poiché, tra i locali del cortile ce n’è uno, gestito dall’associazione culturale Interno5-START, che si occupa di teatro, un teatro, come impropriamente si suole dire diverso e cioè, per lo più, a forte vocazione contemporanea, giovane e sperimentale. È in questo ambiente e avvolti da questa atmosfera che la produzione Nerosesamo ha deciso di presentare, lo scorso 19 dicembre, Cetriolinì-favoloso destino di un mimo (studio n.2), lo spettacolo scritto ed interpretato da Luca Lombardi e diretto da Luca Saccoia.
I due artisti sono giunti alla seconda tappa di un percorso, iniziato con Il grido del silenzio, che li ha portati a maturare una messinscena nella quale ci si interroga sulle necessità, le spinte e le avventure che muovono e accadono intorno a chi prova a fare il mestiere del teatrante indagando, in particolare, il mondo interiore del mimo, quale è Luca Lombardi, allievo diplomato presso la scuola di Mimodrame del maestro Marcel Marceau.
Il racconto del viaggio da Napoli a Parigi, intrapreso ben diciotto anni fa da Mario Rossi, alter-ego in scena di Lombardi, mostra sussulti, incertezze, soddisfazioni ed insuccessi di un insistente ed esagitato venditore di lucido da scarpe che sogna e amerebbe fare altro, ma che è costretto in questa condizione ed imprigionato in questo lavoro dal pesante giudizio familiare. Il balbettare del giovane uomo, dovuto ad una scrittura drammaturgica forse troppo lacunosa e non solo all’esigenza scenica di rappresentare i tormenti e le agitazioni dell’animo del personaggio, dà luogo ad una tenera confessione dinanzi un inamovibile padre-marionetta, con le sembianze di Chaplin, evidentemente suo mentore e padre spirituale, a dispetto del reale genitore biologico.
Lungo il cammino Mario non rinnega le sue origini, conservando nelle orecchie l’eco delle voci della tradizione partenopea, da Eduardo a Troisi, con un divertente raccordo, anche se solo di logos, al neorealismo filmico di De Sica. Egli segue la strada del suo sogno e delle sue illusioni, da solo, sussurrando più di una volta “adieu, adieu… addio al mondo”, nei momenti di maggiore sconforto, che non mancano, sebbene sia stato selezionato nella miglior scuola di mimo francese e abbia raggiunto un’apparente stabilità economica con un impiego presso un fast-food. È in questo frammento che l’interprete fa saggio della sua abilità mimica, raccontando la quotidianità, nell’alternanza tra l’école e la paninoteca, avvalendosi esclusivamente del linguaggio del corpo. La pièce, a metà tra parole e gesti, soffre di questa sua doppia natura che sembra non osare in nessuna delle due direzioni, non generando, pertanto, un contrasto forte e necessario, teso a conseguire un andamento e un ritmo più sostenuto dell’intero impianto. La regia di Saccoia è attenta a sottolineare i passaggi da un luogo, fisico ed emotivo, ad un altro, servendosi, in prima istanza, di mimali oggetti assurti a simbolo, basta pensare all’esemplare suola da scarpa che si materializza come un’esistenza nella mente degli spettatori, per poi passare, in una fase successiva, a sostituire quei già pochi elementi con i suoni, la musica, che s’intensificano e le luci, laddove il recitato quasi scompare e la gestica prende il sopravvento. Le due tecniche di rappresentazione, presenti insieme, ma non nello stesso istante sul palco, all’interno della performance, non appaiono né amalgamante né separate in maniera netta, cosa che avrebbe conferito un indirizzo più potente e marcatamente definito. Inoltre la retorica, seppur vera e quanto mai attuale, legata alla figura dell’immigrato e del giovane volenteroso, pieno di speranza, nello specimen dell’attore, è affrontata in maniera alquanto priva di originalità. Sin dal titolo, però, si è di fronte ad uno studio, che per sua indole si manifesta come un qualcosa d’incompiuto o quanto meno imperfetto, carico di domande a cui ancora si deve rispondere e alle quali talvolta la reazione del pubblico può essere un ottimo mordente per mettere a fuoco quesiti e punti ancora poco analizzati. Cetriolinì sarebbe dovuto esser sul palco di Interno5 nel week-end dal 19 al 21 dicembre, però a causa di un incidente, accaduto a Luca Lombardi, le altre repliche sono state rinviate a data da destinarsi. Per maggiori informazioni, a piè pagina i link e i numeri utili.
Antonella D’Arco
Interno5-START
Via San Biagio dei Librai 121, Napoli
Ingresso 10€ | 6€ (under 30) con la Card Politeatro
Prenotazione obbligatoria ai seguenti contatti: interno5start@gmail.com – 0815514981 – 3498773881