“Ho risorto!”: parola di Andrea Rivera
Teatralità, parola e musica si fondono nell’opera dell’artista e cantautore romano, dando vita a quello che lui stesso definisce “un blob di comicità”, in cartellone al Teatro Vascello di Roma fino al 4 gennaio.
«Voglio proporre uno spettacolo che cambi ogni sera, per non timbrare il cartellino come quando lavoravo in fabbrica, voglio innescare una catena di smontaggio del pensiero del pubblico. Non voglio insegnare. Sono attratto dalla ricerca dei processi creativi sia artistici che sociali, che incitano alla rivoluzione quotidiana del sistema costituito.»
Così Andrea Rivera annuncia “Ho risorto!”, spettacolo di “teatro canzone” da lui interpretato e diretto, prodotto da La Fabbrica dell’Attore e al suo debutto nazionale sui palchi del Teatro Vascello dove sarà in scena fino al 4 gennaio 2015 (dal martedì al sabato alle ore 21, domenica alle ore 18; il disegno luci è di Hossein Taheri, le foto di Manolo Bernardo, i costumi di Mathieu).
L’opera è un cocktail di monologhi, incursioni tra il pubblico e dialoghi con gli spettatori, video inediti girati da Rivera nei quartieri capitolini e canzoni accompagnate dalla chitarra sua e di Matteo D’Incà.
L’attore, romano, classe ‘71, rifiuta la religione del copione e affida lo spettacolo alla pura improvvisazione di battute esilaranti e sperimentazioni linguistiche, cogliendo gli umori degli spettatori, prestando orecchio ai loro commenti ed invitandoli anche a salire sul palco per cantare con lui, in un crescendo di empatia tra palcoscenico e platea che “buca il sipario”e trasforma un po’ alla volta lo spazio teatrale in un salotto di casa dove tutti, dagli adolescenti ai più anziani, si sentono a proprio agio.
Eppure Rivera non culla il suo pubblico, anzi.
Lo si intuisce sin dalla prima scena che si apre mostrando al pubblico un provocatorio dialogo tra il regista e il chitarrista, Matteo D’Incà, vestiti da “i-Phones” che parlano del piccolo “Android”, il figlio di uno dei due; la pièce prosegue con proiezioni di video che riprendono le sue paradossali interviste “citofoniche” condite da arguti giochi di parole (“Signora, volevo chiederle se può dare Nokia al Motorola parcheggiato in seconda fila”). In questo trasformare i sostantivi in verbi e i verbi in sostantivi, con effetti esilaranti e dissacranti, il regista finisce per stigmatizzare un “esistenzialismo 2.0”, fatto di solitudine e finzione tecnologica, in cui la musica che si ascolta è quella del blackberrywhite, al mercato si acquista un chilo di mail, l’amore “è creare un evento” su Facebook, le coppie apparentemente impeccabili e felici vengono miseramente sfasciate da una provocante skyper, e uomini e donne di tutte le età affidano alla carta stampata (il giornale di annunci “Porta Portese”) dei curiosi messaggi d’amore come quello del trentenne che cerca una donna che sia “anche straniera…tipo polacca” (quasi fosse un tipo di automobile).
Rivera spazia dai temi sulle periferie romane che vedono protagonista il pubblico (l’attore si mescola nella platea, chiedendo qua e là agli spettatori da dove vengono, che impressioni hanno del quartiere di Roma in cui vivono), alla cronaca italiana (interrogando il suo “io” bambino che compare in un video, gli spiega, in un surreale e amaro dialogo, cosa fare per prevenire le stragi che hanno funestato quest’ultimo ventennio, ad esempio, avvisare il giudice Falcone “che quelli lì sono Capaci di tutto”), per finire alla politica estera (i massacri di innocenti in Palestina, il crollo delle torri gemelle).
Da ultimo, irrompe sulla scena la sua “attriciona preferita”: un’elegante cagna nera di nome Pigna che, indifferente al pubblico, si stiracchia sul palco in tutta la sua naturalezza e tranquillità, mentre risuona la canzone Vivere di Vasco Rossi, un ulteriore sprone a scrollarsi di dosso la necrosi quotidiana della coscienza e dello spirito critico, utilizzando gli strumenti della satira, del vigile distacco dalle certezze di argilla dell’omologazione e della condivisione umana, così da poter finalmente gridare, nella scena finale, insieme con Rivera e D’Incà, un convinto “Ho risorto!”.
Andrea Rivera, noto per la sua partecipazione al programma Parla con me di Serena Dandini su Rai Tre, di cui ha composto anche la sigla, nel 2004 ha ricevuto la menzione della giuria al Premio Gaber “per talento e coraggio”, nel 2006 il Premio Falcone e Borsellino, nel 2007 il Premio Italia Tv.
Elvira Sessa
Teatro Vascello
Via G. Carini n. 78, Roma
Contatti: 06 5881021 – 06 5898031; http://www.teatrovascello.it/