Il Teatro “approda” al Nostos
A pochi giorni dal primo spettacolo della rassegna “Approdi” curata dal Nostos Teatro di Aversa, abbiamo incontrato la presidente della compagnia per farci raccontare la piccola grande storia di uno spazio culturale “resistente” che apre i battenti all’arte e alla bellezza.
Si inaugurerà venerdì 23 gennaio il primo cartellone teatrale a cura di Nostos Teatro ad Aversa (Ce). Articolato nei fine settimana con appuntamenti cadenzati nel tempo, esso si compone di sei spettacoli in programma fino a maggio e posa lo sguardo su realtà, personaggi e storie apparentemente diverse e lontane eppure figlie di uno stesso percorso di una stessa passione, di una stessa urgenza, così come ci spiega molto bene Gina Oliva, tra i fondatori del Nostos, nell’intervista rilasciataci a pochi giorni dal debutto, tra entusiasmo e trepidazione:
Come nasce Nostos Teatro e da chi è gestito?
Il Nostos è un viaggio che parte da lontano. Inizia nel 2006 con il nome di Scaramouche. Percorre strade. Incontra collaborazioni. E si ferma per un lungo periodo. Ma di Scaramouche resta il nucleo fondante Giovanni Granatina e Gina Oliva e il bellissimo incontro con Dimitri Tetta. Oggi ci consideriamo una famiglia e operiamo in sinergia completa. Ciascuno è allo stesso tempo nostromo, marinaio e mozzo di un teatro che ci piace pensare come una barchetta di carta che si misura con la forza e la magia del mare. Abbiamo la stessa visione di fondo del teatro e della vita: amiamo il gioco di squadra e l’onestà (intellettuale, artistica ed etica) e siamo estranei alle logiche del nome in cartellone a tutti i costi e alle politiche “scambiste” del teatro italiano. Amiamo il teatro nella sua artigianalità: ci piace sporcarci le mani. Costruire “ tavola tavola, chiodo chiodo “. Questo ci ha portato a crescere insieme in una profonda serenità e trasparenza che cerchiamo di proiettare in tutte le nostre attività.
Giovanni Granatina: attore e regista. Scopre il teatro da bambino e di quella scoperta si nutre ancora oggi. La sua formazione teatrale è il risultato di svariate esperienze di ricerca vissute attraverso seminari seguiti con grandi maestri del teatro contemporaneo tra cui Leo de Berardinis, Jurij Alschitz, Yves Lebreton, Théâtre Du Soleil, Vladimir Olshansky, Cesar Brie, Tapa Sudana, Armando Punzo, Eugenio Allegri, Elena Bucci… Dal 2009 collabora con il Centro Teatrale Umbro di Gubbio all’organizzazione del Festival Internazionale di formazione dell’attore “Di Umanità si Tratta”. Nel 2012 è attore ne “Il Corsaro Nero” un progetto di Gabriele Lavia per il Teatro Stabile di Roma con la regia di Pierpaolo Sepe. Socio fondatore della compagnia teatrale “Nostos Teatro” è tra gli ideatori del format “A Spasso con la Storia” in scena dal 2004 del quale cura testo e regia.
Gina Oliva: Presidente della compagnia teatrale “Nostos Teatro”. Inizia la sua formazione seguendo seminari con grandi maestri del teatro contemporaneo come Jurij Alschitz, Yves Lebreton, Tapa Sudana (Compagnia di Peter Brook) e sin da subito nasce in lei il desiderio di dedicarsi all’arte come “deus ex machina”. Costumista, autrice, aiuto-regia, e fervente organizzatrice di numerosi eventi teatrali come “Asso ‘e Marz”(nato in collaborazione con Associazione Libera Nomi e Numeri contro le mafie) dedicato alla memoria di Don Peppe Diana, “Paranza” scrittura su percussioni che racconta la nuova Africa in Terra di Lavoro e “iosonogesucristo, da, per e con Antonin Artaud”. Tra le sue esperienze alcune produzioni del Teatro Bellini tra cui il musical “Masaniello” per la regia di Tato Russo, “L’avaro di Molière” coproduzione Teatro Stabile delle Marche e Teatro Stabile di Napoli per la regia di Arturo Cirillo, “Mulini a vento” produzione del Teatro Stabile di Napoli per la regia di Sarasole Notarbartolo e “L’anima Buona di Lucignolo” produzione Nerosesamo in scena al Napoli Fringe Festival, Benevento Città Spettacolo e Asti Teatro Festival. È tra gli ideatori e autori del format “A Spasso con la Storia”.
Dimitri Tetta: musicista e attore, socio fondatore della compagnia teatrale “Nostos Teatro”. Diplomato in teoria e solfeggio, si dedica allo studio del piano jazz, del sintetizzatore e della fisarmonica. Si diploma alla scuola di mimo I.C.R.A. Project di Michele Monetta. Approfondisce studi di ginnastica acrobatica con Cristiano Fondelli e Simone Riccio. Prende parte a numerosi workshop tra cui: Familie Floz, Eugenio Barba. Si trasferisce a Praga dove trascorre un mese con il gruppo di ricerca teatrale “Farm in the Cave”, dedicandosi allo studio della partitura fisica. Collabora con il Centro Teatrale Umbro di Gubbio, per il Festival Internazionale di formazione attoriale “Di Umanità si Tratta”, nella cui cornice ha seguito seminari con: Yves Lebreton, Vladimir Olshansky, Armando Punzo, Alessandro Serra, Michele Monetta, Cesar Brie, Elena Bucci.
La vostra prima rassegna si intitola “Approdi” e l’idea che il nome trasmette è quella di un porto sicuro nel quale l’arte può trovare riparo: nel dare questa interpretazione abbiamo lavorato troppo di fantasia o forse è proprio questo ciò a cui vi ispirate?
È assolutamente così. Il senso del riparo ci appartiene: un riparo innanzitutto per le nostre anime e poi per l’arte che amiamo. Ci prendiamo cura di quella che è per noi la bellezza e proviamo a portarla nella nostra dimora. Il nostro spazio ama essere una casa, vivere di condivisione profonda, essere un posto dove voler approdare appunto, togliersi le scarpe e restare. Il mare, il viaggio, il ritorno, l’approdo… sono tutti concetti che si rincorrono e si mescolano. È la nostra vita. La nostra storia personale è fatta di radici molto solide ma aeree, siamo spesso in posti diversi, viviamo per sei mesi l’anno in un’altra terra (tutti e tre collaboriamo al Festival Internazionale di formazione attoriale “Di Umanità Si Tratta” presso il Centro Teatrale Umbro) in un ombelico di culture, lingue, abitudini differenti. Ogni volta la tentazione fortissima di andare altrove e poi quel richiamo al ritorno, quel destino/missione da compiere in questa terra complicata, il dover chiudere un cerchio per disegnarne subito dopo uno nuovo e più grande: esattamente ciò che fu il Nostos per Ulisse.
Sei gli spettacoli che comporranno la stagione 2015: quale il filo rosso che li lega insieme?
L’Umanità. Questa è la prima parola che ci viene in mente. Gli artisti invitati li conosciamo tutti personalmente. Tutte personalità straordinarie che anche se con forme e poetiche diverse appartengono ad un teatro fatto di sacrificio, passione, studio e ricerca costante.
Per le piccole realtà teatrali il legame con il territorio sul quale si insediano è fondamentale: nel vostro caso, come lo avete costruito o vorreste impostarlo? E come vorreste crescesse?
Sul territorio dell’Agro aversano lavoriamo individualmente da più di dieci anni e l’esperienza con questa terra complicata ci ha insegnato soprattutto una cosa: l’unica possibilità si chiama Cultura. Le problematiche non possono essere risolte pensando al breve periodo, la necessità è quella di educarsi ed educare alla conoscenza. Con i nostri laboratori teatrali proviamo a far questo, proviamo a raccontare, alle persone che incontriamo, la nostra passione cercando di accendere curiosità. L’altro aspetto fondamentale è che da anni abbiamo completamente rinunciato al rapporto con le istituzioni pubbliche, non correndo alcun rischio rispetto a promesse che rimarrebbero tali, e che spesso più che sollevarti da difficoltà economiche te ne creano. Da 10 anni organizziamo uno spettacolo teatrale itinerante: “ A spasso con la storia” , che racconta monumenti e storie della nostra terra, ospitando in una settimana circa 4.000 presenze tra studenti e adulti; nel corso degli anni hanno partecipato artisti come Renato Carpentieri, il baritono Carmine Monaco, attori e colleghi da ogni parte d’Italia e d’Europa. Per il futuro auspichiamo di migliorarci sempre, così da costringere le istituzioni a non poterci più regalare indifferenza.
A maggio debutterà la vostra produzione dedicata alla Beat Generation: curiosi di saperne di più, ci rivelate qualche anteprima?
Si tratta di un progetto che coccoliamo da un po’ ma che abbiamo sempre maneggiato con prudenza. Le icone sono sempre pericolose, rischi di farti sopraffare dall’entusiasmo personale e darne una visione falsata. Poi semplicemente il tempo è sembrato maturo, soprattutto in modo molto naturale ci è parso che ci fosse una certo riverbero del mood Beat nel nostro tempo.
Jack Kerouac parlò per la prima volta di beat (=battuto) riprendendo il topos dell’uomo moderno battuto e sconfitto di fronte alla società, alla falsa comunicazione, all’avidità per il denaro, alla violenza, alla sete di potere: raccontava una generazione stanca, battuta, senza la speranza di poter lasciare qualcosa al mondo contemporaneo. Scrisse: “La Beat Generation è un gruppo di bambini all’angolo della strada che parlano della fine del mondo”. Questo, in particolare, sembrava riguardarci.
Ma la Beat nella nostra idea di messa in scena è solo il cerchio dentro il quale si muove la storia , non ci interessa tanto la sua celebrazione quanto l’esplorazione delle anime che l’hanno mossa. Per questo abbiamo scelto un punto di vista speciale: gli occhi di Fernanda Pivano, la Nanda. Nanda ci racconta l’America con l’emozione nuda dei bambini, con un incanto perenne nel cuore nonostante tutto. Di quel racconto i suoi occhi ne sono l’archivio: sembrano passare da uno scoppio di risata alla più profonda malinconia. Vicino ai suoi poeti Nanda vive un sogno letterario che non realizzò mai su pagine proprie ”Vorrei aver scritto tre righe che la gente si ricordi” confessò in un’intervista, quasi come un pensiero sfuggito ad alta voce. Ancora: “L’emozione di vivere accanto a un genio, o di frequentare un genio, o di comunicare con un genio, è un’emozione che conosce soltanto chi è capace di rendersi conto di non essere un genio e di essere disposto a riconoscere il genio in chi lo ha”. Nuda dalla sua forma di italiana di buona famiglia ma con la grazia e l’eleganza che non perse mai, armata solo di un intelletto potente e di straordinaria, tenace sensibilità, Nanda riuscì a dar voce alle emozioni di una generazione.
Il nostro “Beat Hotel” è provare a disegnare con corpi e parole tutte queste emozioni.
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Venerdì 23 Gennaio ore 21,00
Domenica 25 Gennaio ore 20,00
“La strada di un clown”
di e con Vladimir Olshansky
guest star artist del CIRQUE du SOLEIL
Cos’è un clown?
Un clown non è una maschera di carnevale che può essere indossata da chiunque ne abbia voglia.
Il clown è un attore dallo spiccato talento comico, con l’impulso a dedicarsi a sviluppare questo dono per tutta la vita.
[Dal 19 al 21 gennaio Vladimir Olshansky condurrà un laboratorio intensivo dal titolo “Il clown attore”. Durante lo stage gli allievi apprenderanno l’arte del clown ,le sue origini e il suo utilizzo nel processo creativo personale, i principi e i metodi delle tecniche di un clown-attore,il significato dell’essere comico. Infine formeranno il carattere del proprio clown e creeranno un repertorio individuale.]
Sabato 14 Febbraio ore 21,00
Domenica 15 Febbraio ore 20,00
“L’Anima buona di Lucignolo”
regia Luca Saccoia
di Claudio B. Lauri
musiche originali Luca Toller
Produzione: Nerosesamo
con Enzo Attanasio (L’omino di burro), Luca Saccoia (Il direttore del circo morente), Mario Zinno (Lucignolo)
musicisti: Carmine Brachi (batteria percussioni)
Francesco Gallo (strumenti a fiato), Renzo Schina (contrabbasso), Luca Toller (piano)
L’Anima buona di Lucignolo è una storia inedita, altra rispetto al classico di Collodi. Parte dalla questione aperta sulla sorte di Pinocchio e Lucignolo se fossero stati venduti entrambi al Direttore del circo, dando vita a una visione immaginifica di “altre” avventure vissute dai due bambini-ciuchini. L’atmosfera è quella rarefatta degli spettacoli musicali del primo Novecento.
Sabato 14 Marzo ore 21,00
Domenica 15 Marzo ore 20,00
“L’ombra della sera”
Drammaturgia, regia, scene, luci: Alessandro Serra
Con Chiara Michelini
Prodotto da Teatropersona
Con il sostegno di
Regione Toscana Sistema regionale dello spettacolo dal vivo
Fondazione Centro Giacometti (CH)
Nuova Accademia degli arrischianti Sarteano
L’ombra della sera è uno studio ispirato alla vita e all’opera di Alberto Giacometti.
La struttura drammaturgica si sviluppa in capitoli ognuno dei quali trae ispirazione da un’opera di Giacometti: una forma precisa da cui trarre una possibile qualità di movimento da indagare e un corrispettivo frammento di umanità da raccontare. La grande avventura per Giacometti consisteva forse nel veder sorgere qualcosa di ignoto ogni giorno sullo stesso viso. In questo senso lo spettacolo si ispirerà soprattutto al suo sguardo. Scoprire e far scoprire che la materia di queste esili figure non è carne martoriata né ossa scarnificate ma piuttosto una speciale membrana, invisibile e sconosciuta che, come ossa sensibili alla pioggia, si infiamma di fronte a uno sguardo puro, capace di attraversarne la ferita più segreta e svelarne la bellezza solitaria e dolente.
È di ritrattistica dal vero che si sta parlando non di arte astratta.
Sarà un ritratto dal vivo.
Sabato 11 Aprile ore 21,00
Domenica 12 Aprile ore 20,00
“L’Archivio delle Anime. Amleto”
Una creazione di:
Massimiliano Donato e Naira Gonzalez
Con: Massimiliano Donato
Prodotto da CENTRO TEATRALE UMBRO
La tragedia si sta per compiere e Amleto dedica al pubblico la sua morte, di lì a poco il suo corpo verrà portato sul palco e i cannoni annunceranno al cielo che un nobile uomo è caduto. A Orazio il compito di non lasciarne il nome ferito, di raccontarne le gesta: …peccato che la morte lo abbia privato del suo nobile destino e gli abbia riservato un posto tra i miti. Il suo dolore, come quello di Jim Morrison o Kurt Cobain rimarrà eternamente giovane: diventerà leggenda e i suoi affezionati ammiratori, nei più diversi adattamenti, potranno riascoltare i suoi pensieri che come una creatura gli divorano il cuore, per sempre. Ma quando della morte rimane solo il silenzio e l’odore, quando i personaggi hanno compiuto il loro tragico destino, quando il pubblico ha consumato il suo pasto e sazio dell’eroe che pensa ha lasciato il teatro per rientrare nella sua quotidianità lasciandosi alle spalle l’artificiosa morte, chi si occupa di seppellire i sogni perché il giorno dopo rifioriscano?
È davanti ad una platea vuota che prende forma la figura della nostra riscrittura scenica, quella del becchino.
Sabato 25 Aprile ore 21,00
Domenica 26 Aprile ore 20,00
“ERO”
di e con: César Brie
scene e costumi: Giancarlo Gentilucci
Musiche: Pablo Brie
Foto: Paolo Porto
Produzione: ARTIESPETTACOLO e César Brie
Si ringraziano: Marco Rizzo, Claudia Ciufreda, Tiziana Irti, Gloria Betelli, Catia Caramia, Andrea Bettaglio, Umberto Terruso, Federico Manfredi.
Dietro parole come amore, morte, giovinezza, vecchiaia, assenza, dolore, gioia, si celano vicende personali, volti precisi, piccoli disagi, rimpianti sbiaditi, eventi apparentemente infimi che hanno segnato la nostra esistenza. Ognuno di noi è abitato da questi eventi, sono comuni a tutti, appartengono a tutti. Ognuno ha il proprio elenco di volti, gesti, drammi e carezze.
Questo lavoro è un viaggio attraverso le vicende annidate dietro le grandi parole. Parla al bambino nascosto dietro al vecchio, parla al vecchio che si disfa del bambino. Parla all’anziana annidata nel volto della fanciulla e alla ragazza che scopre l’amore tra le rughe del tempo. A ognuno di noi è data la possibilità di tornare dall’esilio, di aprire la porta della nostra casa. A ognuno di noi è data la possibilità di non rimanere accecati dalla luce dell’annunciazione.
La luce sul pubblico è metafora anche di questo.
Sabato 30 Maggio ore 21,00
Domenica 31 Maggio ore 20,00
“BEAT HOTEL”
In anteprima assoluta la nuova produzione del Nostos Teatro. Uno studio sulla Beat Generation, un ritratto di Fernanda Pivano.
Ileana Bonadies
NOSTOS TEATRO
Viale J.F.Kennedy 137, Traversa Brodolini n°6 (di fronte BNL) – Aversa (CE)
Contatti: 081 19169357 – 389 247 1439 – info@nostosteatro.it – Fb: Nostos teatro