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Al Ridotto del Mercadante, nell’ambito della rassegna dedicata a Patroni Graffi, in scena, fino al 1° febbraio, l’atto unico diretto da Sicca per omaggiare uno scrittore fortemente legato alla città. 

Fonte foto: sito web teatro

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Il terzo appuntamento della rassegna Storie naturali e strafottenti, dedicata alle opere di Giuseppe Patroni Griffi, ospitata presso il Ridotto del Mercadante, ha visto debuttare il 22 gennaio l’atto unico La morte della bellezza, per la regia di Benedetto Sicca, in scena fino a domenica 1° febbraio. Mentre la scorsa stagione la difficoltà maggiore è stata quella di adattare i testi dello scrittore Raffaele La Capria alla messinscena, questa volta la scelta di un drammaturgo come figura di riferimento agevola il compito dei registi, in quanto la produzione letteraria di Patroni Griffi, anche nel caso si tratti di prosa, mantiene una nitidezza ed un’impostazione quasi da scrittura teatrale.
Come La Capria, anche l’autore di quest’anno è legato in maniera viscerale alla città di Napoli, dove infatti sono ambientati gran parte dei suoi lavori che, selezionati nei cinque incontri da registi differenti coordinati da Luca De Fusco, vengono riportati sul palcoscenico in una produzione che si avvale di professionisti dalla spiccata personalità e testata competenza.

Benedetto Sicca dirige la storia di un amore omosessuale ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, nato nell’intimità che il terrore della morte genera e cresciuto nella paura di incontrollabili conseguenze. Ma il regista, che è anche attore, sceglie di non operare alcuna modifica sul testo di prosa – nato per essere letto e non recitato – e di farlo letteralmente leggere dai due protagonisti. È dunque la scrittura del drammaturgo la protagonista della pièce: far riecheggiare la leggera e raffinata poesia degli scritti di Patroni Griffi nella piccola sala del Ridotto è la prima prerogativa di Sicca. Per tale motivo i due attori, chiamati ad in interpretare i due giovani protagonisti, non si troveranno mai a parlare degli accadimenti in prima persona, bensì a restituire in immagini e visioni il racconto letto. Che tutto parta dal testo e rimanga fortemente ancorato ad esso, del resto, è ben chiaro sin dalle prime parole dell’attore-regista, che introduce lo spettacolo proprio con il libro tra le mani
L’interpretazione dei due amanti – impersonati dallo stesso Sicca e da Mauro Lamantia – non è affatto semplice, e se da un lato la lettura piuttosto che l’interpretazione in prima persona potrebbe far supporre una prova attoriale monocorde, il risultato è esattamente l’inverso. I corpi, gli atteggiamenti, il timbro della voce e anche i gesti o le mimiche più accennate restituiscono appieno i caratteri e la psicologia dei protagonisti del romanzo; mentre le loro voci riportano i sentimenti e le azioni in forma di descrizioni e di dialoghi in terza persona.

Fonte foto: sito web teatro

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Anche il costume è utilizzato per far avvenire sulla scena – e non prima – il processo di identificazione tra gli attori e i loro personaggi. La vestizione e l’atto di spogliarsi sono, infatti, vissuti come momenti catartici, in cui gli interpreti vestono sul palco i panni dei due amanti e si appropriano dei lori caratteri. Così Zaira De Vincentiis pensa ad abiti, di foggia anni Quaranta, che descrivano minuziosamente non solo lo stile dell’epoca ma anche quello individuale, in rapporto alle differenze di età e classe dei protagonisti.
Delicata e mai accessoria, la scenografia di Luigi Ferrigno si presenta progettata con strutture semplici e monocrome, d’altronde la semplicità degli elementi di scena è sin dall’anno scorso una caratteristica degli assoli del Ridotto. La soluzione adottata dallo scenografo per La morte della bellezza, che evita volontariamente di essere descrittiva, ha il pregio di interiorizzare il contenuto del testo e conferirgli una dimensione spaziale: l’amore nascosto dei due, le paure che ognuno serba per sé, il timore di esser scoperti si tramutano in un luogo pieno di piccoli spazi a prima vista invisibili: cassetti, ante e sin anche ambienti a scomparsa che compaiono sulla scena grazie ad impercettibili movimenti degli attori e del disegno luci, a cura di Mauro Giusti.

Fa da sfondo alla vicenda una Napoli sotto bombardamento, che, sebbene mai visibile, viene evocata dalle parole dei protagonisti: una città – come scrive Patroni Griffi nel testo originale – «il cui segno distintivo era, fino a quaranta anni fa, la bellezza» e «il cui primo bersaglio da colpire, per distruggerla è stata la bellezza». Una bellezza cruda ma poetica, quella partenopea, come quella dell’amore che viene raccontato, forte ma mai volgare, che Benedetto Sicca ha saputo sapientemente ricreare sulla scena, omaggiando così l’autore, a dieci anni dalla sua scomparsa, nel modo migliore.

Alessia Santamaria

Ridotto del Mercadante
Piazza Municipio, 46, Napoli
Biglietteria: Tel 081 551 33 96 – www.teatrostabilenapoli.it

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