I.P. Identità precarie sotto il cielo dell’oggi
In scena a Sala Ichos fino a domani 1 febbraio, un dramma moderno e venato di sottile umorismo, che s’insinua con naturalezza negli occhi e nel cuore della platea. Al suo debutto regionale lo spettacolo firmato ILINX Teatro.
“Sapere dove è l’identità è una domanda senza risposta”
José Saramango
Una gabbia.
Un reticolo di tubi innocenti chiude in scena la scena, la costringe in uno spazio fisicamente infrangibile, un grigio hortus conclusus che può esser oltrepassato solamente dalla voce.
È in questa cornice claustrofobica – la chiusura ermetica della quarta parete, difatti, instilla negli occhi del pubblico un ineffabile sentimento di costrizione, dell’anima prima che del corpo – che prende vita Identità precarie, piece della Compagnia Teatrale Ilinx, per una regia di Nicolas Ceruti, messinscena che vuole “indagare la materia dell’identità” e che animerà la sala di San Giovanni a Teduccio fino al 1 febbraio.
Sul proscenio tre attori (Mariarosa Criniti, Giulia Lombezzi, Luca Marchiori) che cambiano vorticosamente pelle, ma non mutano sostrato: il fiume della vita scorre, informe in loro e intorno a loro e in ogni dove, e gli argini dell'”io” non tengono.
Con l’accompagnamento di musiche ben scelte e capaci di denunciare i movimenti interiori dei personaggi – le quali proiettano talora in sala un ridondante senso di vacuità esistenziale, di nulla, di vanità, talaltra accelerano il ritmo incatenando gli eventi ad una loro percezione nevrotica – si dipana la storia delle loro storie: essi sono ora giocattoli umani, che percorrono ininterrottamente le stesse identiche strade, con movimenti automatici e vuoti – eppure i loro occhi tradiscono un ultimo barlume di umanità; ora gli schiavi delle moderne categorie del bello, vittime designate di una kalokagathìa rovesciata che nega ogni umanità ed ogni libertà estetica ad eccezione di quella imposta dalle mode; ora i succubi della tecnologia spinta alle sue estreme conseguenze, che fa esplodere il décalage tra vita e semplice esistenza e ne evidenzia la moderna dimensione irrazionale ed inautentica; essi sono ora i sudditi dei totalitarismi ideologici (politici, religiosi o sociali), che non lasciano spazio alla vita in nome dell’idea.
L’elemento tragico della domanda inesausta sull’identità – incarnato sul palcoscenico nella figura emblematica dell’Hikikomori – viene però affiancato dal riso paradossale, esito naturale delle elucubrazioni alienate sull’ “io”, che dà voce alle esagerazioni alogiche della disperazione o alle esaltazioni stupide della mediocrità; questo umorismo aguzzo, che suona godibile e amaro al contempo, si aggira come spettro sulla platea, ma pure strozza il riso in gola.
Non esiste che via di fuga a questo mondo di domande senza soluzione; e la fuga si attua mediante la partecipazione all’esperienza del “si” impersonale da parte dei personaggi in scena, i quali, ciclicamente, si fanno strilloni, e parlano attraverso i titoli di giornale.
E i titoli di giornale – emblema delle facili soluzioni già trovate da altri e imposte all’opinione pubblica – si fanno fogli di giornale, materici e oscuri, coi quali i tre protagonisti tappezzano la gabbia che li separa dal pubblico, dal mondo, dal domani.
Le parole non servono, ed anzi dividono.
Le parole si fanno muro, sottile ma invalicabile, che lascia trapelare soltanto una flebile luce, che non da calore, che impedisce la vera comunicazione e conduce ogni cosa verso l’oblio.
Le troppe parole sono la gabbia e privano di senso anche l’ultimo tentativo di una madre che, con un amore troppo giovane e immaturo, prova a tenere in vita un figlio cui non ha saputo insegnare a vivere.
Ne risulta un’opera che coglie nel segno, familiare ma asettica, religiosamente inconsueta, e che, con un ritmo sapientemente variato e molteplice e pur senza perdere quel velo di angoscia annoiata, bilancia con attenzione i pieni e i vuoti nel disegno di quel grande affresco che è la vita inconclusa e indefinita di chi non si (ri)conosce.
Antonio Stornaiuolo
Ichos Zoe Teatro
Via Principe di Sannicandro, 32/A – San Giovanni a Teduccio, Napoli
Inizio delle rappresentazioni ore 21.00 (dal venerdì al sabato), ore 19.00 (domenica)
Info e prenotazioni: Ichòs Zoe Teatro 3357652524; 081275945.