Casanova
Dal testo di Ruggero Cappuccio, in scena al Teatro Arcobaleno di Roma, il mito del grande seduttore avvolto nell’umanità commovente di Roberto Herlitzka e nell’incanto registico di Nadia Baldi.
Un seducente connubio tra modernità e leggenda, tra dinamismo onirico e concretezza carnale, tra immaginario condiviso e intima immaginazione, si libera in Casanova, drammaturgia di Ruggero Cappuccio, in scena al Teatro Arcobaleno fino all’8 febbraio.
Le membra, la mente e la memoria del seduttore veneziano hanno l’espressività, la voce e la magnetica presenza di Roberto Herlitzka che, dopo Il Soccombente di Thomas Bernhard, abbraccia nuovamente la regia di Nadia Baldi, per imprimere sul palcoscenico un personaggio di delicata e raffinata poeticità. Un Giacomo Casanova strappato all’eternità del mito e restituito al proprio corpo, martoriato da sanguinei sentimenti, di malinconiche sofferenze, di goliardiche fatiche: umanità tenace e vulnerabile, teneramente ed egoisticamente elegante, avvolta in costumi settecenteschi (di Carlo Poggioli), sbiaditi e logori testimoni di un tempo ormai estinto, che contengono un’anzianità di magra ed energica ironia che pulsa nel nostalgico incontro con se stessa e con la propria giovinezza fatta di ricordi, sogni, timori.
Tra pareti di drappi bianchi, invasi, come soffi di sogni, da colori luminosi, e una sedia, coperta dallo stesso tessuto, a riparo dalla polvere del tempo, le immagini di un passato dissolto trovano plasticità fisica in cinque angeliche prostitute: ora immobili e mute bambole sottratte a un carillon improvvisamente arrestato e dimenticato, ora marionette di carne, slegate dai fili di un’invisibile mano che trattiene nell’aria, sospese come schegge fuggenti, altrettante piccole assi di legno. Con bustini e tulle bianchi, culottes, parrucche, mazzi floreali alla mano, e dondolanti sedie-scale mobili, sostegni di movimenti innaturali, trattenuti e ciclici, esse sono simboliche amanti richiamate in un presente contraffatto, orfano d’inizio e fine, racchiuso nell’angusta intimità di una stanza senza mura del boemo castello di Dux.
Sono loro, eteree e ingombranti femmes fatales, il tragico e riecheggiante coro di ossessive voci (nell’acuta interpretazione di Marina Sorrenti, Franca Abategiovanni, Carmen Barbieri, Giulia Odori, Rossella Pugliese) interlocutrici – e insieme -, confidenti e accusatrici di un’esistenza misteriosa, colpevole di libertinaggio, di rinnegata ipocrisia, d’immorale irriverenza.
E il lirismo felliniano di Nadia Baldi firma una regia che amalgama l’incantevole e preziosa esteticità visiva con l’uso puntuale e metamorfico di oggetti e costumi, trasformate in semiotiche presenze di silenziosa e apparente passività che completano una dimensione allucinata, ludicamente idealizzata, mentalmente ed emotivamente deformata. Quella surreale del teatro dove lo sguardo di Casanova ruba i nostri occhi per trascinarli nel profondo sé: testimoni di un’anima vittima della sua stessa seduzione e riflessa in un delirante e visionario alter ego femminile che lo guarda, dall’alto, con spietata e impotente dolcezza, mentre abbandona la vita.
Nicole Jallin
Teatro Arcobaleno
Via Francesco Redi 1/a, Roma
Orari: giovedì, venerdì e sabato ore 21:00 – domenica ore 17:30
Contatti: 06 442 481 54 – www.teatroarcobaleno.it – info@teatroarcobaleno.it