Peli
Sul palcoscenico del Teatro Argot Studio di Roma, la raffinata scrittura di Carlotta Corradi abbraccia la regia compulsiva di Veronica Cruciani, in uno “spogliarello” di corpi e coscienze.
Esiste una sottile distanza tra la regola e l’istinto, il galateo e la spontaneità, il ruolo sociale e l’essere umano. È lo spazio dove si soffocano emozioni e sfacciataggine, sincerità e imprudente impulsività, entro il confine delle convenzioni, della buona educazione, delle liturgie.
Al trasteverino Teatro Argot, fino al 22 febbraio, si abbattono schemi, imposizioni e tradizionalismi entrando nelle vite di Melania e Rossella: l’una martoriata dall’amore ignorato per un marito defunto, e una figlia assente; l’altra fedele sostenitrice di apparente attaccamento per il consorte detestato e per i figli moralmente deviati. Donne di mezz’età (in corpi maschili, quelli di Alex Cendron e Alessandro Riceci) strette in rigidi abiti, gioielli e ruoli borghesi, tediosamente chiamate, da quarant’anni, al consueto appuntamento settimanale con il burraco.
Nella sobria scena (di Barbara Bessi), dove trovano posto un tavolo, due sedie, un carrello con tazze e teiera, e un mazzo di carte, un’eleganza beffarda – che chiama alla memoria la wilderiana coppia Daphne-Josephine di A qualcuno piace caldo –, s’intreccia tra brillanti scambi dei dialoghi, tra uno humor prorompente di sguardi furtivi e i gesti stizzosi prima trattenuti nella malizia, poi scatenati in uno sfogo di nevrotico e mentale delirio danzante (con musiche di Paolo Coletta e luci di Gianni Staropoli).
Una carta pescata, una scartata, una scoperta: è il ritmo scandito di un affronto confidenziale, di un aggressivo riavvicinamento, di un duello di complicità sarcastica che, a colpi di scurrilità sfuggite e irriverenze inibite, crepa le spesse e fragili mura dell’ipocrisia dentro le quali stagnano, nella frustrante e disumana repressione, i sentimenti, le pulsioni fisiche e psicologiche, i tabù. Una battaglia tra opposti la cui deprimente e comune vedovanza di affetti li rende riflesso umano dello stesso claustrofobico senso di mancanza, della stessa viziata gelosia per un uomo presente ormai solo nei ricordi, della stessa assurda e imbarazzata intolleranza per la felicità altrui.
Le parole di Carlotta Corradi, giovane e incisiva voce drammaturgica, vincitrice del newyorchese premio Mario Fratti, si fondono nella ruvidezza gentile della regia firmata da Veronica Cruciani e, attraverso l’affilata e perspicace interpretazione di Cendron e Riceci, scoprono due esistenze fratturate dai falsi princìpi che, in una crescente tensione emotiva e sensoriale, corrono l’una verso l’altra, l’una dentro l’altra, per strapparsi di dosso, con precisa veemenza, i costumi sociali, le buone maniere, i cliché. Spogliate da spinte e abbracci, accuse e confessioni, respiri affannosi e affettuosi, di quella composta e rifatta femminilità restano solo due anime nude, private di genere e identità: purificate da un animalesco e intimo scontro che le unisce nella reciproca e disarmante consapevolezza della solitudine.
Nicole Jallin
Teatro Argot Studio
via Natale del Grande, 27, Roma
contatti: 06 589 8111 – www.teatroargotstudio.com
orari: dal martedì al sabato ore 21.00, domenica ore 17.30
(tutti i mercoledì con sopratitoli in lingua inglese)