Manlio Boutique

Seconda parte di “Elettra, trilogia di un’attesa”, lo spettacolo diretto da Loredana Parrella prende spunto da una figura di donna contemporanea: Benedetta Tobagi, figlia di Walter Tobagi, giornalista del “Corriere della Sera”, assassinato, sotto casa, nel 1980.

Cie-Twain-physical-dance-theatre-Era-mio-Padre-di-Loredana-ParrellaLe scelte coraggiose compiute dalla Sala Teatro Ichòs meriterebbero di ricevere più ampia attenzione da parte di pubblico e critica. Capita, invece, che ad assistere ad uno spettacolo interessante e non scontato come Era mio padre (in scena dal 20 al 22 febbraio) siano pochi, fortunati spettatori; il ché, va detto, contribuisce all’intimismo della pièce. Sala Ichòs va nella direzione opposta a quella che ci si aspetterebbe da un teatro nel cuore di San Giovanni a Teduccio; al centro del palcoscenico, stavolta, c’è l’affannosa ricerca della figura del padre, interpretata in danza da Yoris Petrillo ed Elisa Melis; coreografia, regia e drammaturgia sono invece di Loredana Parrella.
Era mio padre, secondo capitolo di Elettra, trilogia di un’attesa della stessa Parrella, parte dalle riflessioni di Benedetta Tobagi in Come mi batte forte il tuo cuore in cui la scrittrice racconta il tentativo di dare voce, corpo ed anima al ricordo del padre Walter, giornalista ucciso da un gruppo di terroristi di estrema sinistra quando lei aveva solo tre anni; mentre la Tobagi ha trovato nella parola scritta il mezzo per esprimere il suo percorso, la Parrella s’è occupata, invece, di “tradurre” quelle difficoltà e quelle emozioni in danza, anche con l’aiuto delle musiche di Alessandro d’Alessio.
Petrillo e Melis rappresentano, idealmente, Luca e Benedetta Tobagi dal momento della nascita – toccante il passaggio dell’uscita dalla “placenta” dei teloni che formano la scenografia – alla fine, passando per i sogni di una famiglia che mai potrà riunirsi, per i ricordi di un padre che si era troppo piccoli per conoscere; i libri e gli articoli del genitore morto sono l’unico legame con lui, ma evidentemente non riescono a sopperire alla sua assenza. Tra tentennamenti ed ostacoli, sarà proprio da queste poche “prove” tangibili di ciò che il padre era stato che i due potranno acquisire una nuova consapevolezza, simboleggiata dalla scena in cui la Melis prova, non senza difficoltà, a reggersi su due colonne di libri.
Sia la Melis che Petrillo sono bravissimi nell’offrire tutta la loro fisicità ad un’interpretazione sofferta e complessa anche solo dal punto di vista meramente “atletico”; per tutti i 50 minuti i loro corpi si cercano, si respingono, provano inutilmente a trovare un’armonia che sarà intravista solo nel finale. Le musiche di d’Alessio offrono tutto lo spettro di sentimenti che i protagonisti provano, di volta in volta, nel loro “cammino”, mentre la coreografia della Parrella “disegna” un dolore che non ha bisogno di parole per esprimersi, sublimandosi nella carne viva degli attori sul palco.
Un tentativo riuscito, dunque, per una realtà che dimostra di saper andare oltre il preventivabile, concentrandosi su forme artistiche alternative come questo Era mio padre, ottimo esempio di cosa possa offrire il teatro danza.

Antonio Indolfi

Sala Ichos
via Principe di Sannicandro 32/A – San Giovanni a Teduccio (Na)
info e prenotazioni: 335 765 25 24 – 081 27 59 45

Print Friendly

Manlio Boutique