Luca Ronconi nel ricordo di Giulio Baffi
“Schivo, timido, riservato, ha vissuto in pienezza il tempo del teatro”: queste le parole di stima con cui il critico napoletano saluta dalle pagine del nostro giornale il regista scomparso, ricordandone la intensa carriera e il grande carisma.
Che la salute di Luca Ronconi avesse qualche problema lo sapevamo, eppure, ora che è morto ci sembra strano, quasi impossibile che sia accaduto tanta era forte la sua presenza e la sua creatività nel mondo dello spettacolo. In pochi minuti la notizia della sua scomparsa ha fatto il giro del mondo, le dichiarazioni delle attrici, degli attori, dei registi, ci dicono di una personalità tanto forte da lasciare un segno nelle coscienze e nel sapere di molte generazioni. Un gran vuoto ci lascia, insieme ad un grande sapere ed al ricordo di una vita spesa per fare vivere con voce nuova e forte il tempo del palcoscenico.
Luca Ronconi incominciò la sua grande avventura da attore, divenne presto regista. Curioso, rigoroso, sapiente. Il più grande regista del novecento. Forse il più prolifico. Maestro certo. Tanto la sua idea dell’architettura teatrale, della sintassi del fare spettacolo, del recitare fu forte e originale. Tanto che “ronconiano” diventa un segno distintivo forte, in qualche modo aristocratico, certo orgoglioso per chi alla sua scuola si forma, moltiplicando poi le sue importanti intuizioni sui palcoscenici d’Italia e del mondo.
Rivoluzionario? Certamente. Se solo chi oggi vive il teatro può immaginare cosa significò il suo straordinario “Orlando Furioso” con gli attori che intrecciavano il racconto delle imprese come fossero in una magico universo di contemporaneità travolgente. Ci rimane, di quello spettacolo, una preziosa registrazione, che non ci restituisce certo la forza dirompente di quello spettacolo ma ci lascia ancora strabiliati per l’audacie delle riprese e delle invenzioni. Attori eccellenti, molti giovanissimi ed al loro debutto, scelti tra i tanti allievi dell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, in una squadra costruita con coraggio ed intuizioni straordinarie. Spettacoli come “I lunatici”, l’indimenticabile per chi, come me, lo ha visto nell’ormai lontano 1966, e poi “Orlando furioso” certo, ma “Orestea”, “Lolita”, “Gli ultimi giorni dell’umanità”, “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”, fino al recentissimo “Lehman Trilogy”, sua ultima fatica di regista, hanno lasciato un segno nella storia del teatro italiano da cui non è possibile prescindere. Come non è possibile prescindere dal nome di attori ed attrici cresciuti alla sua scuola, Marisa Fabbri o Massimo Foschi, Mariangela Melato, Maria Paiato, Fabrizio Gifuni, Massimo Popolizio, Galatea Ranzi, e poi tanti, tanti a creare un elenco infinito che lega sessant’anni di successi. Il teatro di prosa certo, la lirica, il cinema, la radiofonia e la televisione, per centinaia di regie. A Prato, a Torino, Roma, Milano le sue “case teatrali”, ed al Centro Teatrale Santa Cristina, a fare scuola per giovani a cui consegnare il testimone del rigore, della passione e del sapere. Schivo, timido, riservato, ha vissuto in pienezza il tempo del teatro.
Oggi si svolgeranno i suoi funerali, nella parrocchia di Civitella Benazzone, in provincia di Perugia. In forma privata, secondo i suoi desideri. Ma gli amici, tanti, che ha avuto, e gli allievi, tantissimi che lo riconoscono come grande maestro, lo saluteranno tra qualche settimana, Domenica 8 marzo, giorno in cui avrebbe compiuto 82 anni, il Piccolo Teatro di Milano ricorderà Luca Ronconi con una intera giornata di proiezioni dedicate ai suoi grandi spettacoli che hanno segnato la storia del teatro italiano e internazionale e con la proiezione di alcuni video-documenti sul suo lavoro alla Scuola del Piccolo Teatro e al Centro Teatrale Santa Cristina. Tra questi, i ritratti girati da Jacopo Quadri e da Ariella Beddini, ed uno speciale di Felice Cappa. Le proiezioni, su grande schermo, saranno al Teatro Grassi alle ore 20, e saranno diffuse nei monitor del Chiostro di via Rovello e delle altre sale, nell’arco dell’intera giornata. Lunedì 9 marzo, sempre al Teatro Grassi alle ore 20, gli artisti che gli sono stati più vicini porteranno una personale testimonianza del lavoro con Luca Ronconi; accanto a loro, gli allievi della Scuola del Piccolo e del Centro Teatrale Santa Cristina. Ed intanto un comunicato del Piccolo Teatro ci informa che la Scuola del Piccolo si chiama da oggi Scuola di Teatro Luca Ronconi, “a segnare il rapporto profondissimo e per lui vitale con la formazione di giovani artisti”.
Giulio Baffi