Master di II livello in Drammaturgia e Cinematografia. Critica, scritture per la scena e storia
Oggi pomeriggio alle 14:30 l’inaugurazione del Master con una lezione-omaggio alle opere di Giordano Bruno, Eduardo De Filippo e Roberto De Simone a cura di Pasquale Sabbatino.
“Jesce sole nun te fa cchiù suspira. La notte di Napoli-teatro del mondo in Giordano Bruno, Eduardo De Filippo, Roberto De Simone” è il titolo della lezione che Pasquale Sabbatino terrà mercoledì 4 marzo, alle ore 14.30, presso la Società Napoletana di Storia Patria di Castel Nuovo, per inaugurare l’anno accademico della prima edizione del Master di II livello in Drammaturgia e Cinematografia. Critica, scritture per la scena e storia, coordinato dallo stesso Sabbatino e afferente al Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Napoli Federico II (in via Porta di Massa 1).
Dopo gli interventi di Gaetano Manfredi, Rettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, Arturo De Vivo, Prorettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, Edoardo Massimilla, Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici, e Renata De Lorenzo, Presidente della Società Napoletana di Storia Patria, la lezione inaugurale di Pasquale Sabbatino si soffermerà sul tema della rappresentazione della notte di Napoli come teatro del mondo.
Pur essendo scritte in tempi diversi e nonostante la diversità delle strategie autoriali, le opere di Giordano Bruno, Eduardo De Filippo e Roberto De Simone rivelano un legame tangibile: la ferma volontà di proiettare il teatro del mondo nella scena di Napoli ed elevare il teatro di Napoli in teatro del mondo. Un’affinità, questa, che unisce e separa i tre autori, proprio come nelle tre immagini di un Trittico: «Sono sempre stato attratto – afferma Sabbatino – dal trittico, composto da una tavola centrale e da due valve o ante laterali chiudibili mediante cerniere. E, nel visitare musei o chiese, più volte mi sono interrogato sull’autonomia delle singole parti e sulla loro complementarità. Ed è stata proprio la particolare natura di questa tradizione compositiva medievale, che si fonda sull’autonomia delle parti e nel contempo sui loro legami, a spingermi nel disegnare un trittico di autori – Giordano Bruno, Eduardo De Filippo e Roberto De Simone – e dietro ciascun autore un trittico di opere – il “Candelaio” (1582), “Napoli milionaria!” (1945), “La Gatta Cenerentola” (1976)».
Nel trittico di opere – continua Sabbatino – è costante, per quanto declinata in modo diverso la dialettica notte-giorno. Nel “Candelaio” Bruno proietta il teatro del mondo nella scena di Napoli, la quale mantiene il suo aspetto di città reale e ad un tempo diviene simbolo del caos universale. Ma il principio della mutazione vicissitudinale ci spinge ad interpretare la profondità delle tenebre che avvolgono Napoli e il mondo sia come il segnale tragico del fondo ormai toccato sia come il segnale più rassicurante dell’avvicinarsi delle prime luci dell’alba. A chiusura dell’opera, il lettore si ritrova così tra le mani il filo di Arianna consegnatogli dall’autore sulla soglia del testo, nella dedica alla signora Morgana B: la fine della notte di Napoli sarà quindi auspicabilmente parallela alla fine del dominio spagnolo, così come la fine della notte del mondo sarà parallela all’inizio di una nuova umanità.
Se osserviamo la tavola centrale del trittico troviamo sulla faccia interna Eduardo, il quale eleva progressivamente Napoli da teatro di una città a teatro dell’Italia, dell’Europa e del mondo. L’autore sceglie di rappresentare in “Napoli milionaria!”, la prima opera dopo la separazione familiare e artistica da Peppino, il teatro della città nel passaggio dalla fine del secondo anno di guerra allo sbarco degli Alleati già avvenuto. La notte di Napoli diviene la notte di un mondo distrutto dalla guerra e di un mondo senza valori, mentre la lunga attesa è il simbolo della fiducia nel ritorno delle prime luci di un nuovo giorno e di un nuovo corso della storia.
Infine ne “La Gatta Cenerentola”, grazie al prologo, che ci offre il punto di vista autoriale, il teatro di Napoli diviene teatro del mondo e la conquista del potere da parte di Cenerentola a Napoli, ovvero il potere del popolo, diviene simbolo della conquista del potere femminile nel mondo, con cui inizia l’era della pace, della ragione e della libertà». Anche in quest’opera troviamo la dialettica notte-giorno-notte: il punto di partenza dell’opera coincide con il traguardo e la didascalia di apertura, che addita il buio completo, combacia con la didascalia di chiusura, che segnala il ritorno al buio.
Per maggiori info: http://studiumanistici.dip.unina.it/
(Comunicato stampa)