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Ospitato allo spazio ZTN di Napoli, il testo di Petito riadattato da Vittorio Passaro, unisce tradizione e modernità dando vita ad un spettacolo ironico, riflesso della Storia d’Italia di ieri e di oggi.

Foto Gianluca Cinque

Foto Gianluca Cinque

Dal 6 all’8 marzo è andato in scena alla ZTN (Zona Teatro Naviganti) di Napoli, sita in vico Bagnara nei pressi di piazza Dante, ResoCunto la prima produzione della giovane compagnia indipendente Naviganti InVersi, per la regia di Vittorio Passaro in scena insieme a Aurelio De Matteis, Ursula Muscetta, Laura Pagliara e Marco Serra.

È sempre incoraggiante vedere un teatro pieno, se poi lo spazio in questione ha inaugurato da poco ed è gestito da ragazzi pieni di coraggio e passione ancor meglio. Vuol dire che questa città non è completamente morta dal punto di vista culturale, che intende dare fiducia a nuove iniziative e che l’amore per il teatro è vivo e tanta è la voglia di mettersi in gioco. E in qualche modo è proprio su questo che si concentra  lo spettacolo.

Cominciamo dall’inizio, ovvero dal titolo, ResoCunto, che fa palesemente riferimento all’antico cunto, quel racconto orale che la persona più anziana della comunità riportava nella piazza più frequentata o che il nonno faceva ai nipoti con lo scopo di non perdere tradizioni e memorie, ma tramandarle. Al contempo, insita nella drammaturgia, c’è la volontà di stilare un resoconto, nel senso proprio di “tirare le somme”, svelando scelte e provando a trarre conclusioni che troppo spesso i libri di storia non riportano. Dunque queste le intenzioni che il lavoro registico e di adattamento del testo intendono soddisfare. Certo, la strada per migliorare e crescere di Vittorio Passaro è lunga ma fa bene a rischiare e a inoltrarsi in un percorso non solo attoriale, cominciato tempo fa sotto l’ala protettiva di Michele Danubio. E fa bene a lanciarsi soprattutto perché sta camminando in un campo in cui pare muoversi bene, cioè quello della commedia dell’arte, forma teatrale caratterizzatasi per gli attori che recitavano a canovaccio nelle piazze, a stretto contatto con la gente e che speravano in un cappello ricco per poi partire subito dopo verso una nuova meta. Una tradizione, questa, che si sta cercando, oggi, di recuperare per contrastare la crisi, venire incontro (anche economicamente) al pubblico e non perdere la voglia di continuare a raccontare attraverso il teatro. Da questo punto di vista, pertanto, ResoCunto ben sembra stare al passo coi tempi ed essere un terreno fertile su cui lavorare per il giovane attore e autore che già in passato ha ricoperto ruoli similari indossando, ad esempio, la cosiddetta mezza-maschera di Felice Sciosciammocca, per la quale ha dimostrato avere una fisicità quasi perfetta e un’efficace espressività facciale. Tuttavia non sono mancati nella messinscena momenti di imprecisione legati alla acerbità della prova, che una volta superati, però, hanno comunque strappato convinte risate agli spettatori.

Dalla struttura molto semplice, l’opera contiene tutti gli ingredienti tipici della commedia: il travestimento, l’equivoco, la bugia a fin di bene, l’amore tra due giovani contrastato dalle famiglie e la soluzione finale rappresentata dal felice matrimonio tra i due innamorati. A ciò bisogna aggiungere, poi, la novità introdotta da Passaro che ha scelto di mettere in scena non solo uno spettacolo di Antonio Petito ma di studiarne l’intera produzione e così creare una commistione tra alcune sue opere rendendo il linguaggio più moderno e per questo più fruibile per il pubblico odierno: «Non si poteva pretendere, come fanno in molti, di mettere in scena la commedia – afferma – così come la inscenavano i guitti o i commedianti dell’epoca, si è preferito, piuttosto, mantenere le loro tecniche: il canovaccio, il repertorio d’attore, così come il copione scritto e la canzone di tradizione, il lazzo e il frizzo ma, cosa più importante, la denuncia».

Foto Gianluca Cinque

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La storia racconta di una compagnia di attori (ecco il teatro che racconta il teatro) che, in seguito all’Unità d’Italia, sono costretti a recitare in strada. Come da accordi presi, devono inscenare Pascariello surdato cungedato di Petito, per l’appunto: una farsa molto divertente che si svolge in atto unico e che vede come protagonista Pascariello (Vittorio Passaro), un giovane soldato in congedo che vorrebbe sposare l’amata Mariella (Laura Pagliara). Ma lo zio di lei (Marco Serra) vorrebbe darla in sposa ad un altro uomo (Aurelio de Matteis) e da qui l’innescarsi di un meccanismo tra il comico e il paradossale, accentuato dagli interventi della zia (Ursula Muscetta), prima che si giunga al lieto fine.

«La ricerca drammaturgica – continua Passaro – non poteva limitarsi agli avvenimenti storici che noi tutti conosciamo, relativi all’Unità e al periodo che la seguì, ma dar voce a personaggi come gli attori che inscenavano le proprie accuse contro i potenti, approfondire gli avvenimenti e i fatti di cronaca.
L’intento “registico”, del resto, è proprio quello di tracciare una linea che parta dai commedianti dell’arte, passi per la commedia borghese e arrivi a noi». È per questo che le maschere tratteggiate si trasformano, innovandosi, conservando intatta la suddetta denuncia, allora contro i potenti, oggi contro la condizione che impedisce ad attori, autori e registi di comunicare e fare il proprio mestiere.
In quest’ottica, tra le scene, significativa quella in cui Pascariello, costretto a travestirsi per non essere scoperto e cacciato via dal promesso sposo di Mariella, assume l’identità di una certa Italiella che indossa un vestito verde scuro e un grembiule i cui colori richiamano alla bandiera nazionale: chiaro, qui, è il riferimento alla nascita dell’Italia unita, priva di una vera e propria identità culturale e linguistica tanto da apparire la sua formazione come “qualcosa di finto e di forzato”, una scelta obbligata legata all’esigenza del momento (come quella di Pascariello di camuffarsi) più che ad una precisa volontà proveniente dal basso, e interessante, pertanto, è il parallelo che si costruisce, a questo punto, tra l’evento storico e la vicenda personale di ciascun personaggio in scena, che ad esso sempre si richiamerà.
Buona, nel complesso, la prova degli attori (quelli veri!), sia nella parte recitativa che in quella cantata, così come idonei si dimostrano i costumi e la scenografia realizzati da Federica Del Gaudio attenta a rispettare il più possibile la moda dell’epoca e a conferire coerenza a ciascun aspetto.

Gabriella Galbiati

ZTN – Zona Teatro Naviganti
Vico Bagnara 3a (zona Piazza Dante) – Napoli
Info: 339 429 0222

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