Nei prossimi giorni a teatro…
Musica, comicità, grandi classici e debutti: questi gli ingredienti per la settimana teatrale che ci apprestiamo a vivere a Napoli e provincia.
Penelope Tango
Quando: 24 marzo
Luogo: Nuovo Teatro Sancarluccio
Orario: 21
Autore: Itziar Pascual Ortiz
Adattamento e Regia: Licia Amarante
Interpreti: Antonella Valitutti e Marika Mancini
Trama: Lo spettacolo declina il senso dell’attesa – il colore blu – inizialmente senza speranza, ma poi, grazie ad una sempre maggiore consapevolezza di sé, come costruzione di una ragione di vita in un’architettura di intrecci che come in tango disegna il destino di una coppia dove la donna, apparentemente “preda”, finisce per essere la vera artefice del proprio destino. La pièce si svolge su due piani differenti: due luoghi e due tempi diversi.
Da un lato la rilettura di un personaggio, Penelope, che la storia ci ha tramandato come paziente vestale del focolare domestico, ma che ci appare moderna, emblema di tante donne che combattono quotidianamente la loro guerra silenziosa. È una donna sola. Una donna in attesa di un uomo che tarda a tornare. Una madre che dagli eventi è stata costretta a fare i conti con il dolore, con i rimpianti, con le responsabilità. E con se stessa. Tutto l’ha portata a conoscersi, a scoprirsi, a trovare una forza inaspettata. E ad amarsi. Dall’altro il rapporto amicale di due donne fragili, “l’amica di Penelope” e “la Donna che aspetta”. Donne libere, moderne, sognatrici, ma deluse da amori contrastati, rapporti superficiali e desideri di fuga. La riflessione le porta ad accettarsi ed accettare le proprie debolezze, comprendendo che non abbiamo certezze, ma solo dubbi sui quali costruire le nostre esistenze. La messa in scena, volutamente scarna, si incentra sulla parola e su gesti che ricostruiscono il mondo esterno ed interno dei personaggi che dialogano soltanto per chiarirsi con se stesse. Il tutto avvolto nelle sfumature del blu. Come il mare che separa e riunisce Penelope con Ulisse. Come il cielo degli dèi che lei invoca per una pace interiore. Come il tempo dell’attesa che si svolge lentamente nel filo che tesse e distrugge continuamente.
Info: 081 410 4467 – 081 544 8891
Troiane istruzioni per l’uso
Quando: dal 24 al 29 marzo
Luogo: Galleria Toledo
Orario: 20:30; tranne domenica alle ore 18
Adattamento e Regia: Roberto Tarasco
Interprete: Sara Bertelaì
Trama: Senza dubbio il teatro italiano può riconoscere in Sara Bertelà una delle più efficaci figure femminili; è con la direzione di Roberto Tarasco che questa volta l’attrice si immerge nei panni delle quattro eroine delle Troiane di Euripide – Ecuba, Cassandra, Elena, Andromaca -realizzando per ciascuna di esse una pregevole metamorfosi attoriale, a partire proprio dalle diverse specificità al femminile che esse rappresentano: in questo percorso l’ allestimento giunge a Henri Laborit, e al suo laboratorio scientifico. In ognuna delle donne che qui la Bertelà interpreta vi è un soggetto in prigionia, e ciascuna è osservata come cavia, esaminata nel comportamento, quasi una sorta di auto-analisi catartica, secondo i modelli della teoria biosistemica, dove il piano emotivo, determinato dallo stress del contesto ambientale, è ricondotto all’identità psico-biologica del soggetto. A partire dalla radice organica, le quattro eroine inscenano in Troiane – Istruzioni per l’uso i distinti punti di vista della figura femminile, in un habitat non pacificato, dove gli archetipi della madre, della moglie, della figlia, e -non ultima- della donna sessuata/l’amante, ci riportano alla modernizzazione del senso della vita nella polis, la cui distruzione da parte degli Achei, in chiave moderna, può ricondurre all’immagine della crisi della cultura nell’odierna società occidentale. Tutte superdonne, attestano il crollo del mito del superuomo, ed esse stesse si manifestano come emblemi della condizione umana, sottendendo nel dolore e nel lutto, nel senso d’impotenza – vittime di violenze, di stupri, testimoni d’ infanticidi, di rovina – una critica implicita al deserto del sentimento. Le troiane, ieri come oggi, interpretano l’emblema della condizione umana, e del suo inarginabile disfacimento. (Lavinia D’Elia)
Info: 081 425 037 – 081 425 824 – http://www.galleriatoledo.org
La scuola
Quando: fino al 29 marzo
Luogo: Teatro Diana
Orario: 24, 26, 27 e 28 marzo alle ore 21;, 25 e 28 marzo alle ore 17:30 e il 29 marzo alle ore 18
Autore: Domenico Starnone
Regia: Daniele Lucchetti
Interpreti: Silvio Orlando, Marina Massironi, Vittorio Ciorcalo, Roberto Citran, Roberto Nobile, Antonio Petrocelli, Maria Laura Rondanini
Trama: Lo spettacolo che divenne presto un cult, fu uno dei rari casi in cui il cinema accolse un successo teatrale e non viceversa; un dipinto della scuola italiana di quei tempi e al tempo stesso un esempio quasi profetico del cammino che stava intraprendendo il sistema scolastico. ‘Ho deciso di riportare in scena lo spettacolo più importante della mia carriera; fu un evento straordinario, entusiasmante, con una forte presa sul pubblico’ dice Silvio Orlando. A vent’anni di distanza è davvero interessante fare un bilancio sulla scuola e vedere cos’è successo poi.Il testo è tratto dalla produzione letteraria di Domenico Starnone. Siamo in tempo di scrutini in IV D. Un gruppo di insegnanti deve decidere il futuro dei loro studenti. Di tanto in tanto, in questo ambiente circoscritto, filtra la realtà esterna. Dal confronto tra speranze, ambizioni, conflitti sociali e personali, amori, amicizie e scontri generazionali, prendono vita personaggi esilaranti, giudici impassibili e compassionevoli al tempo stesso. Il dialogo brillante e le situazioni paradossali lo rendono uno spettacolo irresistibilmente comico.
Info e Prenotazioni: 081 556 7527 – www.teatrodiana.it
Orchidee
Quando: dal 24 al 29 marzo
Luogo: Teatro Bellini di Napoli
Orario martedì, giovedì, venerdì e sabato alle ore 21; mercoledì, sabato e domenica alle ore 17:30
Produzione: Emilia Romagna Teatro Fondazione Compagnia Pippo Delbono
Autore e Regia: Pippo Delbono
Interpreti: Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Bobò, Margherita Clemente, Pippo Delbono, Ilaria Distante, Simone Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Pepe Robledo, Grazia Spinella
Trama: In Orchidee c’è, come in tutti i miei spettacoli, il tentativo di fermare un tempo che sto attraversando. Un tempo mio, della mia compagnia, le persone che lavorano ormai da molti anni con me, ma anche un tempo che stiamo attraversando e vivendo oggi tutti noi. Italiani, europei, occidentali, cittadini del mondo. Un tempo confuso dove mi sento, ci sentiamo, in tanti, credo, sperduti… Con la sensazione di aver perduto qualcosa. Per sempre. Forse la fede politica, rivoluzionaria, umana, spirituale. Orchidee nasce anche da un grande vuoto che mi ha lasciato mia madre quando è partita per sempre. Mia madre che dopo i conflitti, le separazioni, avevo rincontrato per ridiventare amici. Io, un po’ più grande un po’ più saggio, lei vecchia ritornata un po’ più bambina. E così il vuoto. Il sentirsi non più figlio di nessuno. Il vuoto dell’amore. Il vuoto che viviamo nella cultura, nell’essere artisti perduti. Il teatro che spesso sento un luogo diventato troppo polveroso, finto, morto. La menzogna accettata, della rappresentazione teatrale. Ma Orchidee parla anche del bisogno vitale di riempire quel vuoto. Parla del bisogno di ricercare ancora, altre madri, altri padri, altra vita, altre storie. E poi stranamente le parole “importanti” del teatro che volevo abbandonare mi sono ritornate addosso e hanno ritrovato un loro senso nuovo, incastrate con la mia vita. E anche la mia vita forse è diventata con quelle parole, la vita di tanti altri. Credo che Orchidee rappresenta per me quel bisogno vitale, incontenibile, di continuare ancora nonostante tutto a scrivere, a parlare dell’amore. (Pippo Delbono)
Prenotazioni: 081.5491266 – www.teatrobellini.it
L’armonia perduta. Letteratura e salti mortali
Quando: dal 24 al 29 marzo
Luogo: Teatro Ridotto del Mercadante
Orario: 24, 26 e 29 marzo alle ore 21; 25 e 27 marzo alle ore 18; 28 marzo alle ore 17
Autore: Raffaele La Capria
Regia e Interprete: Claudio Di Palma
Trama: Quando si pensa all’opera di La Capria risulta immediato il riferimento a quei suoi tuffi nel golfo di Napoli che sapevano restituire in scrittura il suggestivo vitalismo della pesca sottomarina. Altrettanto spontaneo diventa il rimando alle conseguenti tavolate familiari in cui simbolicamente il “pescato “, trafitto e cucinato, sembrava alludere ad un’ altra ( e forse ultima ) stagione della vita. In Letteratura e salti mortali, racconto teatrale liberamente ispirato all’omonima raccolta, sia il tuffo che il convito sono ancora elementi significativi della drammaturgia. Il tuffo però non ha come naturale destinazione il mare ed i commensali, raccolti intorno ad una lunga tavola, non hanno i profili precisi della borghesia partenopea di metà novecento. Il tuffo è piuttosto quello che, articolandosi in volute “mortali”, si dirige rapido in piscina ed i convenuti al surreale cenacolo assumono forma e senso soltanto nelle riflessioni dell’unica figura che fra loro si muove e parla. Uno scrittore, ma più propriamente un tuffatore, che per loro argomenta sulla letteratura, sui nuovi barbari, sulle scienze umane e disumane. Kafka seduto al fianco di una terrorista degli anni di piombo, Joyce dirimpettaio di Montale, Camus accanto a Klaus Dibiasi e ancora Lopachin o Petronio sono convitati immaginari, ma ugualmente incisivi nelle loro indirette provocazioni. Le parole ed il pensiero sembrano concentrarsi sulla letteratura. In realtà l’uomo ricerca e dimostra analogie tra la scrittura e lo svolgimento di un tuffo : “Senza sforzo apparente, senza ricerca dell’ effetto, in souplesse…” ed il pensiero si rivolge alla levità semplice e solenne di un tuffo particolare, sognato e mai eseguito : “il rovesciato teso “ : un calcio alla luna in cui il corpo raggiunge una sospensione ferma ed innaturale per poi precipitare nel budello azzurro della piscina. Allora, in quel momento, il “ maitre à penser “ diventa improvvisamente Ciccio Ferraris tuffatore del circolo nautico Posillipo ventiduesimo alle Olimpiadi di Berlino del ‘36 e la tavola imbandita si trasfigura in una piattaforma aerea dalla quale lanciarsi in volo per avvertire il brivido della Hybris.
Info: http://www.teatrostabilenapoli.it/?p=content&id=31&t=contatti
Genesiquattrouno
Quando: dal 24 al 29 marzo
Luogo: Teatro Piccolo Bellini
Orario: da martedì a sabato alle ore 21:15; domenica alle ore 18
Regia e Interpreti: Gaetano Bruno e Francesco Villano
Trama: Il lavoro trae ispirazione dalla nota vicenda di Caino e Abele del libro della Genesi (capitolo 4, versetto 1) della Bibbia e propone una riflessione più che mai attuale sull’amore verso l’altro e su che cosa possa scatenarsi quando il sospetto di non essere più amati si insinua in noi. In genesiquattrouno l’omicidio è già stato compiuto, la condanna divina pronunciata. Ora si cerca di “riprendere fiato”. La scena è ambientata all’interno di un circolo quasi spettrale, che inizialmente appare come luogo di inconsapevolezza, nel quale uno dei due fratellini si inventa una serie di giochi, sfide seducenti, tranelli insidiosi per vincere la diffidenza dell’altro e farlo uscire allo scoperto.
Prenotazioni: 081.5491266 – www.teatrobellini.it
Zio Vanja
Quando: dal 25 marzo al 19 aprile
Luogo: Teatro Mercadante
Orario: 25, 27 marzo, 10, 14 e 17 aprile alle ore 21; 26 marzo, 8, 9, 15 e 16 aprile alle ore 17; 28 marzo, 11e 18 aprile alle ore 19; 29 marzo, 12 e 19 aprile alle ore 18
Produzione: Teatro Stabile di Napoli
Regia: Pierpaolo Sepe
Interpreti: Paolo Serra, Gaia Aprea, Federica Sandrini, Sara Missaglia, Giacinto Palmarini, Andrea Renzi, Diego Sepe e Fulvia Carotenuto
Trama: Il lavoro su Zio Vanja è un lavoro di indagine dell’umano. La rappresentazione del testo è legata strettamente al lavoro degli attori e al loro reale coinvolgimento emotivo e intellettuale. Non si può prescindere dalla loro disponibilità, dalla loro volontà di legarsi al personaggio e di farlo vivere sul palcoscenico, dalla loro capacità di creare relazioni intense e verosimili con il testo, con i colleghi. Čechov non consente alcuno spazio alla vanità di attori e registi; esige onestà, attenzione e cura e, quindi, i criteri rappresentativi non possono che fondarsi sul principio dell’essenzialità, quasi della nudità. Stiamo cercando di resistere a qualsiasi tentazione di spettacolarizzazione che sottragga potenza e poesia al testo. Stiamo cercando di raggiungere tutti i significati che il testo contiene cercando di restituirli con la forza e la grazia necessari. La storia e le problematiche che essa contiene pare non siano invecchiate e ci si ritrova, quindi, a parlare di noi, delle nostre piccole e meravigliose vite, delle nostre paure e dei nostri sogni, di tutto ciò che abbiamo perso, di tutto ciò che abbiamo avuto. Alla fine sembra trionfare la profonda immoralità delle nostre esistenze, l’incapacità di risollevarsi e di raggiungere una felicità, seppur apparente, e Cechov pare deriderci, raccontandoci come esseri patetici, ridicoli, mortificati e dolenti. Eppure a me piace scorgere, dietro la velenosa ironia, dietro le intelligenti architetture, una compassione fraterna di chi si duole e si strugge del proprio destino, della propria sorte e di chi, nei suoi racconti e nei suoi testi, ha versato tutte le sue lacrime. Forse davvero la vita ci ha ingannati, ma forse non poteva andare altrimenti. (Pierpaolo Sepe)
Info: http://www.teatrostabilenapoli.it/?p=content&id=31&t=contatti
Il Club delle Indecise – DEBUTTO
Quando: dal 27 al 28 marzo
Luogo: Te. Co. – Teatro di Contrabbando
Orario: 20:30
Autore: Giovanni Meola
Produzione: Te. Co. – Teatro di Contrabbando
Regia: Chiara Vitiello
Interprete: Francesca Romano Bergamo
Trama: Un monologo ironico che affronta tematiche estremamente attuali, in cui la protagonista, Daniela, si trova a dover scegliere tra due ragazzi, Davide e Gianluca. Giunta alla soglia dei trent’anni senza mai prendere una posizione, Daniela ha, infatti, affidato la sua intera vita “al fato, al destino, al karma…agli altri, probabilmente”, come lei stessa sostiene. La sua indecisione (a tratti cronica), tuttavia, non si limita ad una mera, seppur controversa, questione sentimentale, ma si estende a tutte le piccole e grandi scelte che è chiamata a compiere per iniziare a prendere consapevolezza di quale sia il suo posto nel mondo. Ma il tempo incalza e alla vigilia di un evento importante per il suo futuro, Daniela si vedrà costretta a cercare di prendere le redini della sua vita, avvalendosi come sempre dei consigli e dell’aiuto delle sue taciturne “amiche”.
Info & Prenotazioni: www.teatrodicontrabbando.com – teatrodicontrabbando@gmail.com – 334 214 2550
In viaggio con Papele (I primi 40 anni)
Quando: 27 marzo
Luogo: Napoli – Rassegna Il Teatro cerca casa
Orario: 20:30
Adattamento e regia: Roberto Giordano
Interpreti: Roberto Giordano e Monica Assante Di Tatisso
Trama: “Pensate all’intelligenza condensata di un artista di varietà che ha pochi minuti per poter svolgere il suo “numero” e in quei pochi minuti deve convincere… L’arte del varieté è immediatezza e sintetismo; è il pugno nell’occhio bene assestato prima di dare al pubblico tempo di riflettere. Quando io facevo il varieté, mi definirono soprattutto un futurista, perché facevo una commedia da solo; da solo rappresentavo una folla senza truccarmi, con i soli atteggiamenti e le diverse inflessioni di voce; è vero che io fui un artista singolare, ma pur vero che io ero un artista del varieté.” (Raffaele Viviani) Un viaggio nel mondo vivianeo. Il primo Viviani. I suoi primi esordi, le sue prime macchiette, i suoi primi dolori, le sue prime gioie, la sua voce, la sua vita.
Prenotazioni: http://ilteatrocercacasa.it/site/prenotazioni/
Luci della città – Stefano Cucchi
Quando: 27 marzo
Luogo: Teatro Marcovaldo
Orario: 21
Autore: Pino Carbone e Francesca De Nicolais
Regia: Pino Carbone
Interprete: Francesca De Nicolais
Trama: Il personaggio del vagabondo è arbitrario e comodo. Qualcuno è vagabondo per qualcun altro. Qualcuno è sempre al margine. Al margine di quello che è stato stabilito come centro. Si è sempre più in basso di qualcuno. Fuori dalla grazia di dio e dalla giustizia. Ognuno ha il diritto di sentirsi vagabondo, di rimanere o mettersi al margine, di stare un po’ più in basso. Il vagabondo sono anch’io, anche lui, anche tu. E tu. E tu. Charlie Chaplin è un attore acrobata che interpreta un personaggio che ripetutamente fallisce: un clown. Chaplin inventa Charlot per raccontare l’impossibilità e l’imprevedibilità della perfezione. Inventa Charlot per raccontare la grazia del fallimento. Profondamente, meravigliosamente umano. Charlot l’improbabile boxeur. Che si aggrappa alle corde per sottrarsi all’avversario. Che si ripara dietro l’arbitro, più per far ridere il pubblico che per nascondersi. Che si stringe forte al suo avversario per stanchezza e lo fa diventare poi un abbraccio affettuoso. Charlot che scappa sul quadrato come se fosse una lunga strada, per aggrapparsi di nuovo alle corde quando si accorge che lo spazio è finito. Chiude gli occhi come un bambino, per non vedere e sperare di non essere visto. Diventa ancora più piccolo e indifeso. Si chiude nella sua ottusa solitudine. Aggrappato ad un’idea di poesia. E intorno il mondo in bianco e nero… e muto. Intorno calci e pugni perché sei un reietto, sei la feccia della società, sei un tossico di merda, sei nelle nostre mani ora, nelle mani dello Stato. E tu, Stefano, per lo Stato non eri nessuno. E neppure per noi, fino a che non sei diventato martire e simbolo.
Stefano che forse si aggrappa alle sbarre per sottrarsi all’avversario. Che forse si ripara dietro il lavandino, e non per far ridere il pubblico. Che forse si stringe forte ai suoi avversari, anche lui per stanchezza. Stefano che scappa nel quadrato della cella come se fosse una lunga strada, per aggrapparsi di nuovo alle sbarre quando si accorge che lo spazio è finito. Chiude gli occhi come un bambino, per non vedere e sperare di non essere visto. Anche lui diventa ancora più piccolo e indifeso. Si chiude nella sua ottusa solitudine. Aggrappato ad un’idea di giustizia. Una idea: la sua. La vicenda di Stefano Cucchi è emblematica di qualcosa che non va, di qualcosa che ci riguarda. Che dovrebbe riguardarci tutti, se avessimo occhi. Se non fossimo come la fioraia cieca, da ingannare con il rumore di una portiera che sbatte. Come succede a Charlot in “Luci della città”. Stefano, le luci si accendono tardi, di notte, a Tor Pignattara. Di notte. A Tor Pignattara. È ancora notte. È notte L’idea di messa in scena si muove tra ironia e rabbia. Un lavoro sul clown e sull’umano. Uno studio sul clown e quindi un lavoro sull’umanità. Nell’epoca in cui tutti reclamano spiegazioni razionali, la parola reclama il suo diritto ad essere anche parola poetica. Anche invocazione. Anche bestemmia. Anche ritmo o soltanto rumore. La parola rivendica il suo diritto alla scostumatezza. I peggiori delitti si sono consumati in nome della buona educazione. La sensazione è quella di assistere a uno spettacolo che non dovrebbe avere luogo. Perché di Stefano Cucchi, a teatro, non si può parlare. Perché è una storia che nessuno vuole sentire. Perché non c’è niente da rappresentare. Un ragazzo di 31 anni è morto in circostanze poco chiare – o non ancora chiarite – mentre era sotto la custodia dello Stato, per usare un’espressione da libro di denuncia, o da teatro di narrazione.
Info: 3288775898
Immagini debolmente riflesse
Quando: dal 27 al 29 marzo
Luogo: ZTN
Orario: venerdì e sabato ore 21; domenica ore 19
Produzione: Teatro In Fabula
Adattamento e Regia: Vittorio Adinolfi
Interpreti: Giuseppe Guastaferro, Antonio Torino, Marta Grazioli, Carmen De Vita
Trama: Tony, un giovane ricco, assume come servitore Hugo Barrett. Inizialmente quest’ultimo sembra assolvere con zelo al proprio incarico e i due sembrano calarsi perfettamente nei rispettivi ruoli, di servo e padrone, ma all’apparire sulla scena della fidanzata di Tony, Susan, che si dimostra subito sospettosa nei riguardi di Hugo, la loro relazione inizia a trasformarsi. Il testo è tratto dal film “Il servo” di Joseph Losey, del 1963, scritto da Harold Pinter (da un romanzo, 1948, di Robin Maugham). Una vicenda, esemplare nel suo crudele svolgimento, di un rapporto ambiguo di dominazione psicologica di un uomo su un altro uomo. Un domestico prende servizio presso un giovane e, poco alla volta, rovescia il rapporto di comando e lo sottomette ai suoi capricci. Il datore di lavoro subisce il fascino del suo domestico e questi ne approfitta consapevolmente per asservirlo. Lo sviluppo dei rapporti tra i personaggi segue logiche imprevedibili ma spietate, in un’atmosfera di sfascio e di decadenza. Un gioco al massacro sui comportamenti umani, in una “rappresentazione” della fine della borghesia.
Prenotazioni: 339 429 0222 – 335 543 2067
Parastasi Kitsch – DEBUTTO
Quando: dal 27 al 29 marzo
Luogo: Nuovo Teatro Sanitaì
Orario: venerdì e sabato alle ore 21; domenica alle ore 18
Adattamento: Fabiana Fazio
Regia e Interpreti: Fabiana Fazio e Irene Grasso
Trama: Lo spettacolo, liberamente ispirato a La morte della Pizia, racconto ironico di Friedrich Dürrenmatt pubblicato nel 1976, vive nel contemporaneo adattamento di Fabiana Fazio.
Le due giovani artiste, la Fazio e la Grasso, hanno lavorato a quattro mani per una regia che vuole restituire l’irriverente spirito dell’autore. Sulla scena si disegnano simbolicamente i luoghi sacri abitati da due Miti in decadenza, interpretati dalle due attrici che vestono rispettivamente i panni della Pizia e dell’oracolo di Apollo.
E se i due miti greci, supremi detentori della verità, entrassero in crisi? Se i vaticini fossero in realtà solo visioni nate dalla loro fervida fantasia? Cosa accadrebbe ai personaggi che, timorosi ed impauriti, si alternano al loro cospetto in cerca di certezze e rassicurazione? Da qui parte lo snodo dell’intera vicenda e insieme la denuncia dello scrittore svizzero, tradotta teatralmente dalla coppia Fazio-Grasso che gioca, in forma di satira, sulle corde della parodia tra le sfere religiose e politiche e l’ ambito “umano troppo umano”.
Nella narrazione i due archetipi, ridotti a farsesche caricature, s’interrogano sugli uomini, si fanno beffe delle loro debolezze e delle loro credenze, scoprendo la vacuità, ma al contempo, l’importanza di quel loro mistificatorio commercio di verità.
Qui il divino, da sempre abituato ad analizzare l’universo umano, si scopre e indaga se stesso, in un dissacrante e divertente gioco delle parti che è un gioco eterno, o meglio fuori dal tempo, come il mito, ma in fondo questo è anche e soprattutto il gioco del teatro.
Info e prenotazioni: 339 666 6426 – info@nuovoteatrosanita.it – www.nuovoteatrosanita.it
Si l’ammore no
Quando: dal 27 al 29 marzo
Luogo: Sala Ichos
Orario: 21
Autori e Interpreti: Daniele Timpano e Elvira Frosini
Trama: Le più belle storie d’amore sono quelle che finiscono quando uno dei due muore sul colpo. Un uomo e una donna. S’ incontrano. Si amano. Si mangiano. L’amore nell’immaginario collettivo, tra cliché, misoginia, pornografia, femminismo, sdolcinatezze e melensaggini. Daniele Timpano e Elvira Frosini attraversati e scossi dai più disparati materiali: da Faccetta nera a Little Tony, dalle canzoncine anni trenta a Frank Zappa e Celentano, da Goethe e Cavalcanti a Beautiful e Mahler, passando per gli Harmony e il Vangelo. La mamma è sempre la mamma? La donna è una madonna? E l’uomo è cacciatore?
Info e prenotazioni: 335 765 2524 – 081 275 945 – salaichos@ichoszoeteatro.it
Pulcinella e compagnia bella. Un racconto a due voci
Quando: 28 marzo
Luogo: Napoli – Rassegna Il Teatro cerca casa
Orario: 20:30
Autrice: Paola Ossorio
narrato, recitato e cantato da Giovanni e Matteo Mauriello
musiche di Germano Mazzocchetti
Trama: Pulcinella e compagnia bella nasce come pièce teatrale intorno alla figura di Pulcinella come personaggio contemporaneo e quotidiano. La maschera di Pulcinella è quella che alcuni di noi, forse più di quanti crediamo, indossano per difesa: allegria, compiacenza, competenza, spavalderia, all’esterno, e sotto la maschera il contrario, malinconia, insicurezza, inadeguatezza, paura. A Napoli se si dice di qualcuno “chillo fa ’o pullecenella”, è per critica negativa, ma quasi sempre la persona in questione è una persona problematica, uno che non sta bene con se stesso, uno che si vuole nascondere. La pièce è stata adattata a racconto non tanto per “adattarla”, in senso restrittivo, quanto per tirarne meglio fuori il suo carattere di “racconto di formazione”. L’arco temporale della vicenda, infatti, va dal momento in cui il figlio appena nato incontra il padre fino a quello in cui, una volta cresciuto, se ne distacca. Ed è il figlio a fornire la sua prospettiva soggettiva della vicenda, intrecciando il racconto del tempo passato al dialogo diretto con il padre, con il quale si scontra e si incontra, chiacchiera, litiga e canta. Tutti i loro contatti col mondo esterno si situano in una zona ambigua, tra la realtà oggettiva e la dimensione interiore: vissuti, sognati, immaginati, o temuti, quel che conta è il cammino del rapporto fra i due e l’affrancamento dalla paura del mondo esterno, a prescindere dal mezzo con cui lo hanno conquistato. Oltre al padre single e al figlio stravagante almeno quanto il padre, compaiono anche altri personaggi: una madre assente la cui assenza è molto presente, alcuni colleghi artisti che non parlano ma di cui si parla e alcuni animali che neppure vediamo ma che sicuramente sentiamo aggirarsi intorno a noi. Non è uno spettacolo, è un racconto, e ascoltare un racconto può essere un’esperienza affascinante, specialmente se i personaggi, oltre a essere raccontati, sono anche lì presenti e chiacchierano, litigano e vivono la loro vita. Figurarsi poi se cantano una decina di nuove canzoni napoletane, orchestrate in modo fantastico, in una colorita panoramica di generi musicali fra tradizione e modernità.
Prenotazioni: http://ilteatrocercacasa.it/site/prenotazioni/
Tu parlavi una lingua meravigliosa – Suit musicale di – a – da – in – con- su – per – tra – fra Lucio Dalla
Quando: 28 marzo
Luogo: Sala Assoli
Orario: 21
Interpreti: Francesca Colapietro voce; Mariano Bellopede pianoforte
Pastische drammaturgico di Carmine Borrino
Trama: Si tratta di un recital/concerto costruito interamente sulle canzoni di Lucio Dalla, grazie alla sinergia di tre artisti ampiamente ispirati dalla produzione musicale del cantautore bolognese. Mariano Bellopede come musicista, Francesca Colapietro come cantante e Carmine Borrino come drammaturgo, sono cresciuti e si sono formati tenendo ben presente la poetica e la musica di Dalla. E, con la consapevolezza di conoscerne bene i fondamenti e la lingua da cui generava le emozioni in musica e parole, hanno confezionato il loro speciale “regalo per Lucio”. In Tu parlavi una lingua meravigliosa è Dalla che parla al suo pubblico e lo fa attraverso i personaggi delle sue canzoni, innamorati, vissuti, inconsapevoli poeti di periferia, che attraversano la sua musica. Donne e uomini semplici e affascinanti, che quasi viene voglia di conoscere davvero, tanta e tale è la vitalità espressiva che li attraversa e che ci attraversa quando sentiamo cantare di loro. Più che un recital, Tu parlavi una lingua meravigliosa è una suite, dove una canzone finisce dentro l’altra, la strofa di una si incontra con il ritornello di un’altra e viceversa, tutto semplicemente avvolto in modo da creare una piccola storia. Una storia d’amore, perché l’amore è il centro di tutta la produzione di Dalla e perché la sua poetica, cosi semplice e quotidiana, ci insegna l’amore. La musica, mai scontata, mai banale anche se costruita su elementi semplici,asseconda la poesia, perché solo così si può “parlare e cantare una lingua meravigliosa”.
Prenotazione e info: 081 1956 3943 – 3493935330 oppure : botteghino@associazioneassoli.it
O ssaje comme fa ‘o core
Quando: 28 marzo
Luogo: Complesso di San Domenico Maggiore
Orario: 19
Produzione: Associazione Culturale NarteA
Interpreti: Serena Pisa, Marianita Carfora e Roberto Albin
Trama: Il fascino della più antica forma d’arte, nonché pura espressione d’amore, tramandata da secoli è la serenata napoletana.: Napoli non sarebbe la stessa senza le sue celebri canzoni di passioni impetuose e amori contrastati. Sul palcoscenico naturale del Complesso di San Domenico Maggiore, realizzato in collaborazione con Databenc, questo itinerario musicale teatralizzato farà conoscere al pubblico i vari ambienti del complesso e ammirare le splendide opere scultoree degli artisti napoletani del secondo Ottocento e del primo Novecento, racchiusi nella Mostra “Il Bello o il Vero”. In scena gli attori professionisti Serena Pisa, Marianita Carfora e Roberto Albin, accompagnati dal Maestro Marco D’Acunzo (chitarra e arrangiamenti) e il Maestro Ignazio Scassillo (fisarmonica), dipingeranno la Napoli dell’ “ammore”, attraverso un percorso che si snoderà tra le più belle melodie della canzone classica napoletana e pièce teatrali, trasportando gli inconsapevoli ospiti lontano dalla attuale frenesia cittadina, in un luogo dove le note e le parole si fonderanno nei suoni e nelle voci della storia, della cultura e della tradizione.
Per info e prenotazione: 339.7020849 – 334.6227785
Il Summit di Carnevale
Quando: 28 e 29 marzo
Luogo: T.A.V. Teatro Animazione Visioni
Orario: sabato alle ore 20 e domenica alle ore 18
Autore e regia: Giovanni Meola
Interpreti: Luigi Credendino, Alessandro Palladino e Ferdinando Smaldone
Trama: In terra di conquista e spoliazione, Marione e Giuseppone sono il ‘potere’ e si sfidano da anni. Uccidendo, sgominando, tendendo trappole. Ma il tempo passa e sfidarsi è sempre più pericoloso e così, ecco… un pranzo. Per sancire una tregua, un’alleanza, una spartizione, per ingrandirsi. I due boss pranzeranno bene, rutteranno bene e verranno serviti bene dal giovane Elia, fidato braccio destro di Giuseppone. Ma non è Pasqua e non c’è l’agnello sacrificale. O meglio, non dovrebbe esserci… E così il ‘giuoco delle parti’, sempre quello, si annida ovunque: crudo, crudele, estremamente paradossale, antico e moderno. Perché a Carnevale può davvero capitare di tutto. Il cinismo è divertente, il grottesco fa anche ridere, ma quando due boss si sfidano immaginando di avere a portata di mano lo scacco al re, senza avere nemmeno più la scacchiera su cui giocare, il divertente diventa tragico e a ridere resta solo chi rimane in piedi, l’ultimo, quello crudo, quello crudele, quello paradossale.
Info e prenotazioni: 081 832 8076 – 334 826 3852 – tav@cantieregiovani.org – 348 2924 555 – virusteatrali@gmail.com
Binario 2 sotto la panca la capra crepa
Quando: 28 e 29 marzo
Luogo: Teatro Civico 14
Orario: sabato ore 21 e domenica ore 19
Produzione: Etérnit
Autore: Pasquale Passaretti
Regia: Luigi Morra e Pasquale Passaretti
Interprete: Luigi Morra
Trama: Un insolito capostazione, appassionato di scioglilingua, sceglie la solitudine di una piccola stazione ferroviaria di provincia, un luogo lontano dal caos, dove i treni che passano sembrano essere l’unico esempio di “mondo che corre”, e dove vive e racconta il suo quotidiano fatto di compagnie discontinue, ricordi, silenzi e situazioni che si ripetono in orari e giorni prestabiliti.
Info e prenotazioni: 0823 441 399 – 339 1873 346 – info@teatrocivico14.it
Mascara e Menta. (E sciò! Ma ‘sta gonn!?)
Quando: 29 marzo
Luogo: PompeiLab
Orario: 19
Autore, Regia e Interprete: Camillo Acanfora
Trama In un teatro accade l’imprevisto. Un Uomo. Una donna. Due storie che si intrecciano e come filo in comune il rifiuto e il sapore dello sbaglio in bocca.
Alternandosi tra il corridoio delle quinte e le pareti di un camerino, 5 monologhi ritraggono il malessere di una scelta: l’inadeguatezza, la nullità, la perentorietà, lo sfruttamento e la consapevolezza di essere usati per un fine spietato.
Più che essere una riflessione sulla vita come un grande spettacolo, l’osservazione si sposta su come i meccanismi teatrali possono essere adoperati dalla società per plasmare gli uomini. Siamo sempre noi a volere la nostra parte nel mondo? Questa parte ci garantisce una presenza? Molte volte accade il contrario. Il regista che ci coordina non sempre coincide con la nostra voce: ci soggioga, perché a dominare è il pensiero secondo cui “La storia è così”. Giocando sul binomio corpo/camerino e sulle nostre voci come il vero regista, inteso come la nostra capacità di auto-realizzarci, la dimostrazione vuole chiedersi: rip-osare o osare? La risposta è scontata: osare e perfino essere osé. Il finale però lo è meno. La gonna che ci veste, l’abito che siamo costretti a indossare, è il simbolo dell’incomprensione della nostra interiorità. Ancora una volta non abbiamo ascoltato. Il paradosso continua: attori che non agiscono e la catarsi che è destinata a non compiersi.
Info: info@pompeilab.com – www.pompeilab.com
MigraStorie
Quando: 29 marzo
Luogo: Chiesa di San Giovanni Battista a Scisciano (NA) – Torrefazione Teatrale 2015
Orario: 20
Produzione: Baracca dei Buffoni
Autore: Orazio De Rosa
Interpreti: Francesco Laezza, Gabriella Errico, Carla Carelli, Francesco Rivista, Antonio Perna.
Trama: MigraStorie è la raccolta di diversi avvenimenti di vita riconducibili all’esperienza dell’emigrazione. La storia umana ed animale conosce continuamente esempi di spostamenti territoriali motivati dalla necessità di soddisfare i bisogni fondamentali. Eppure l’evento più normale in natura è diventato il cammino più travagliato per gli uomini. L’uomo ha creato confini, carte ed interessi che lo dovrebbero eleggere a creatura migliore se non fosse per la soppressione della libertà di andare. Contro ogni legge di natura, nella storia degli uomini migrare significa rischiare la propria vita per una terra sconosciuta dalla quale ci si può aspettare di tutto: marinai armati, campi chiusi, baracche di legno, controlli sanitari, rimpatri. Nonostante le varie invenzioni per fermare i flussi migratori, gli uomini così come gli uccelli sentono nel loro istinto vitale la necessità di lasciare un luogo di buio, freddo e fame per un luogo dove il cibo abbonda e il sole riscalda. È con questo proposito che i protagonisti di MigraStorie affronteranno il mare aperto condividendo con noi le loro paure e le loro speranze. Un argomento che mette alla prova la nostra concezione di necessità e di cambiamento. Uno spettacolo che scardina i nostri pregiudizi sull’immigrazione umana di tutti i tempi.
Info: info@lacarrozzadoro.it 3392822917 YaBasta! ya_basta@hotmail.it 3930314812
Mulignane
Quando: 29 marzo
Luogo: Nostos Teatro
Orario: 20
Trama: Una storia di donna. Questa donna non ha nome. Ha un’identità che si spande e si diffonde nella solitudine di un femminile che non fa della solitudine fierezza, baldanza, indipendenza, ma timore di inadeguatezza e di bruttezza. La nostra cultura che “fa pantano e feta”, spruzza sulla donna non legata a un uomo un sentore di umido scantinato condannato alla muffa. Come se, poi, essere legati fosse il massimo della vita! E la donna, in corsa da secoli verso più ampi orizzonti, rimane azzoppata in questa trappola malefica e frena la corsa. Senza un uomo come si fa?! E’ triste, è brutto, ci vuole un uomo, ci vuole l’amore… ahè, è ‘na parola! E addo’ sta? Intanto gli anni passano e il vuoto intorno, anzi interno, dilaga. E allora va bene “qualunque”, (sintesi di chiunque e qualunque cosa): un turzo, un arrogante, un pagliaccio, un rimorchio, un’altra trappola pur di arginarlo, quel maledetto vuoto. Pure sesso brutale, spinto, a farsi male, ma quale amore? Sempre meglio che sentire il male di un fallimento, il tormento di non essere mai desiderata. Meglio le fruste, pratiche sado-maso, mulignane (lividi), “sì, vatteme, fammi male”, a coprire più insostenibili dolori. Eh, ma succede, non spesso, ma a volte sì, e questo è il caso, che a furia di praticare, si allenano muscoli sconosciuti che danno nuova forza. E tutto si ribalta. Strade sotterranee conducono alla luce e le mulignane (melanzane) diventano ruoti di parmigiane da servire bollenti, insolita temperatura per la vendetta che, come è noto, è un piatto che va servito freddo. Il fatto è che ci piace far saltare gli schemi. Divertendoci. Il tono è comico, come spesso è l’intelligenza, anche se non lo sappiamo.
Info e prenotazioni: info@nostosteatro.it – 08119169357 – 3892471439
Venere in pelliccia
Quando: fino al 29 marzo
Luogo: Il Pozzo e Il Pendolo
Orario: sabato ore 21, domenica ore 18:30
Regia: Nico Ciliberti
Interpreti: Nico Ciliberti e Lucia Rocco
Trama: In un teatro, dopo una giornata di provini degli attori per la pièce che si sta per mettere in scena, si presenta un ‘attrice sfrenata e impertinente. È volgare, senza cervello, e non si ferma davanti a nulla pur di ottenere il ruolo. La donna però riserva inquietanti sorprese. Man mano che il “provino” va avanti cresce l’intensità e di un passo a due ossessivo e conturbante.
Info e prenotazioni: 081 542 2088 – www.ilpozzoeilpendolo.it
Gabriella Galbiati