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Padri contro Figli: al Teatro dell’Orologio di Roma l’eterna lotta generazionale vista attraverso lo sguardo poetico di Pier Paolo Pasolini.

Foto Manuela Giusto

Foto Manuela Giusto

Penetra lo sguardo ruvido e polveroso, smaliziato e spirituale, atavico e radicale di Pasolini, il pensiero drammaturgico firmato da Fabio Morgan e Leonardo Ferrari Carissimi (che cura anche la regia) di Tutti i padri vogliono far morire i loro figli, in scena al teatro dell’Orologio fino al 3 aprile.
Tra pareti mobili (dell’impianto scenografico di Alessandra Muschella) che definiscono un gioco d’interni ed esterni di una villa borghese anni Settanta, il progetto della CK Teatro, compagnia residente diretta dalla coppia Morgan-Ferrari Carissimi, prende vita su esplicita e libera ispirazione ad Affabulazione, dramma postumo dell’intellettuale bolognese, dando concretezza a una realtà borghese di silenziosa ipocrisia, di pacata e immutabile convenzionalità, di radicato e repressivo conformismo. Una quiete famigliare definita da una Madre (Irma Ciaramella) che è rigida cultrice del galateo morale e civile; interrotta da sprazzi di antica tragicità di una Sensitiva (Chiara Mancuso), allucinata presenza profetica e coreutica; minata da una Ragazza (Anna Favella) con acerbi impulsi ninfomani, e frammentata da un Figlio (Luca Mannocci), suo fidanzato, chiuso in un infantile e rappreso rancore che sfoga solo in aggressioni verbali e gesti di stizza. Questo è il mondo “distrutto, consumato, esaurito” da una civiltà contemporanea fatta di eterni figli di mezz’età che fuggono dalle proprie responsabilità di padri condannando i propri eredi a un deserto paranoico – attuale e ben noto ai giovani – fatto di incertezze future e opportunità disilluse. Questa è la terra di Carlo (Mauro Santopietro), padre scapestrato e libertino figliol prodigo che ora cerca pietà e diritti dichiarandosi morente, è la sua Itaca alla quale fare ritorno dopo vent’anni di vagabondaggio sui set cinematografici come fotografo di scena. E questa è la culla di un embrionale sanguigno distacco generazionale che presto invade il palcoscenico relegando perennemente sullo sfondo la visione futura e speranzosa della sovversiva spinta politica sessantottina.

Foto Manuela Giusto

Foto Manuela Giusto

Con i contorni di un nietzschiano (anti)eroe che si è spinto troppo in là, infrangendo le regole sociali e convenzionali del patriarcato, e logorando volontariamente il legame istintivo, naturale, immediato con il proprio figlio, il padre-padrone diventa un dionisiaco alter-ego del coppoliano Kurtz nel quale, tuttavia, la presa di coscienza della propria genitorialità non si traduce nella necessaria accettazione di perire per mano del figlio, ma in un privato e irriverente rifiuto a pagare per i propri errori (e orrori). Un dramma famigliare, quindi, che si rivela esteticamente in una nevrotica escalation registica e recitativa che, sebbene giunga al limite dell’eccessività formale, rischiando di offuscare lo stesso fulcro tematico, accompagna lo spettatore in un percorso di degenerazione morale, psicologica e sociale che conduce i due uomini in un vortice di rivalità emozionale ed erotica mossa da una famelica ricerca di parità virile, d’invidiosa “fratellanza”, di complicità giovanile, e culminante in un delirante scontro impari di morbosità istintive, di provocatori stimoli parricidi, d’impulsività incestuose e figlicide.
Tra queste moderne reincarnazioni alla rovescia di Crono ed Edipo, su una scena di densa drammaticità, scavata dalla morbidezza di luci e ombre disegnate da Antonio Scappatura, si delinea dunque l’ambizione di riflettere dialetticamente sulle responsabilità private e collettive di una generazione che non rinuncia a succhiare il seno del mondo, a costo di far morire i propri figli in un’eredità di soffocanti colpe; a costo di ridurli a corpi svuotati d’umanità, condannati a scomparire piano, nelle tenebre dell’autodistruzione.

Nicole Jallin

Teatro dell’Orologio
via dei Filippini, 17/a, Roma
orari: dal martedì al sabato ore 21.00 – domenica ore 17.30
contatti: 06 687 5550 – www.teatroorologio.com/

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