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Al Teatro Argot di Roma, un focus sulla drammaturgia contemporanea di Luana Rondinelli che, dal 14 al 19 aprile, affronta il tema della diversità attraverso la carnalità linguistica ed emotiva del dialetto siciliano.

Foto Tiziana Tomasulo

Foto Tiziana Tomasulo

Una drammaturgia fresca, coinvolgente, raffinatamente concreta, è la base testuale di Giacominazza: vincitore del catanese Festival Nazionale di Corti Teatrali “Teatri riflessi” del 2013 e secondo appuntamento (dopo A testa sutta) di “Argotdrama, focus sulla nuova drammaturgia” che il Teatro Argot (fino al 19 aprile) propone al pubblico romano con due lavori scritti, diretti e interpretati da Luana Rondinelli.
Lei, giovane autrice siciliana, affonda le mani nella sua terra per assorbirne il ruvido tepore della tradizione, il pesante colore del folklore e delle convezioni, il soffocante abbraccio dei pensieri, dei preconcetti, delle superstiziose regole imposte dagli altri, dagli estranei extra-parentali, dalla gente fatta di perforanti sguardi privi di occhi, di additanti indici privi di mano, di giudicanti bisbiglii privi di bocca, tutti puntati contro la diversità: infettiva e virale minaccia di rottura della constatata e consacrata polverosa chiusura mentale. Anatomie di volti e voci senza contorni che restano fuori dalla scena, come tangibili assenze che schiacciano, per riflesso, la coscienza intima e privata di chi quella “anomalia” la scopre, la accetta, la difende. E questa singolarità ha il nome di Giacomina (Claudia Gusmano, la cui incisività interpretativa è stata riconosciuta con il premio di miglior attrice ai “Teatri riflessi”): un’adolescente non ancora donna e già scandalosamente innamorata di un’altra fimmina – causa della storpiatura identitaria in “Giacominazza” – che impara a conoscere la propria anima, a guardarsi dentro, a toccare col cuore il bruciore dell’emozione, l’irrefrenabile impulso che avvolge corpo e vista in una danza d’affetto, il soffio di pubblica liberazione e autodenuncia gridato a invisibili teste sorde e cieche.

Foto Tiziana Tomasulo

Foto Tiziana Tomasulo

A farle da ascoltatrice discreta, poi guaritrice stizzita e infine rassegnata confidente una cartomante vamp, Mariannina (la stessa Luana Rondinelli di attraente espressività) che, con religioso tavolo carico di carte e tarocchi, dadi e simboli religiosi, trucco pesante, gioielli e vertiginose calzature, scioglie poco a poco il suo brevettato ruolo istituzionale e ipocrita di dispensatrice di proverbi e detti, formule magiche e previsioni (tutti declinati in un rigoroso ed euforico dialetto siculo), per agire da spavalda provocatrice e veemente carezza materna, calorosa e sfacciata.
Dopo Taddrarite del 2011, dove l’“Accura Teatro”, compagnia tutta al femminile fondata dall’autrice, pressa sguardi e consapevolezze contro le pareti domestiche protettrici di violenze famigliari, e dopo A testa sutta (diretto e interpretato da Giovanni Carta), che avvia l’indagine sulla miopia grigia e crudele della società (non solo isolana) e sulla ricchezza inedita di chi diverge dalla massa semplicemente perché guarda il mondo sottosopra, con Giacominazza si fa largo una talentuosa complicità fisica e verbale tra due donne che si snoda nel denso intreccio dialettico di parole e scambi, di ritmo poetico e musicalità linguistica registicamente ben amalgamata nell’inseguirsi costante e pungente di drammaticità e sarcasmo, di angoscia e ironia, di cruccio interiore e simpatica beffa esteriore. Una scrittura che dà prova di come la drammaturgia contemporanea possa (e debba) solcare le pieghe recondite delle realtà quotidiane per raccontarne le storie silenziose, misteriosamente banali, scomode, immancabilmente umane e sanguigne: quelle che non devono smettere di urlare “taliàtimi!”.

Nicole Jallin

Teatro Argot Studio
via Natale del Grande, 27, Roma
contatti: 06 589 8111 – www.teatroargotstudio.com
orari: da martedì a sabato 21.00; domenica ore 17.30

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