#Lavorover40
Una moderna e surreale tranche de vie è quella presentata dalla compagnia Le pecore nere al Thèâtre De Poche, dove Bruno Tramice racconta la stritolante morsa della disoccupazione di un ex direttore aziendale. Ancora repliche dal 16 al 19.
Si è chiusa il 12 aprile la prima trance di repliche dello spettacolo #Lavorover40, un dramma intriso di contemporaneità, della compagnia Le pecore nere per la regia di Bruno Tramice, che tornerà a calcare il palco del Théatre De Poche da giovedì a domenica di questa settimana.
#Lavorover40, liberamente tratto da La domanda d’impiego di Michel Vinaver, pone l’accento sull’insanabile situazione del mondo del lavoro italiano degli ultimi quarant’anni e Tramice veste i panni di Fage, un direttore d’azienda che, trovatosi improvvisamente disoccupato a 43 anni, deve riuscire a ricollocarsi sul mercato e insieme a mantener viva la normalità in famiglia, a dispetto delle difficoltà economiche. Oltre a porsi fermamente come denuncia della condizione di disagio dei lavoratori nella nostra Repubblica, il testo utilizza l’espediente del licenziamento per analizzare in profondità l’uomo come individuo, la sua dignità e i rapporti sociali ed affettivi che labilmente si mutano e disgregano, seguendo il flusso degli eventi della vita.
Il regista ed interprete della messinscena scava nella psiche umana con occhio lucido e traduce l’intera esistenza di un uomo in uno spazio, quello del palcoscenico, dove i luoghi e i tempi della narrazione si dissolvono e si accavallano continuamente, restituendo appieno «il tempo implacabile della coscienza, quando ognuno è solo con se stesso, assediato da angosce, timori, rimpianti, che simultaneamente vengono a galla in un divenire inarrestabile». Questa scelta registica non solo evidenzia lo stato d’animo cangiante, mutevole del protagonista, ma crea un pathos che, come in un violento vortice, porta a far emergere e poi a soccombere emozioni differenti le quali, proprio come le storie narrate, si sovrappongono e alternano tra loro.
Seppur legando il tempo della narrazione al testo di Vinaver, ovvero gli anni Settanta, e lasciando i nomi degli interpreti in lingua francese, il regista riesce a dare un’impronta così autentica, nella stesura della drammaturgia e nell’approccio recitativo, che lo spettatore non avverte minimamente la distanza temporale tra l’azione teatrale e il presente, sentendosi coinvolto da situazioni di cui percepisce la stringente attualità.
I quattro personaggi, che convivono quasi sempre sullo spazio scenico, sono interpretati – oltre che da Tramice, credibile ed efficace protagonista – da Lorena Leone, Clara Bocchino e Ettore Nigro, di cui in particolare si è apprezzata la prova recitativa nel ruolo di responsabile delle risorse umane. La sua figura non risulta mai semplicemente di contorno alla prosa, bensì restituisce in scena una presenza tanto inquietante e marcata che, anche nei momenti di assenza, si avverte in maniera ingombrante e ossessiva.
A rimarcare l’ambientazione datata dell’atto unico concorrono la scenografia, ideata e realizzata da Concetta Caruso Cervera e Francesca Mercurio, e i costumi, studiati sulla moda anni vintage da Alessandra Gaudioso. La piccola sala del De Poche si trasforma in uno spazio ibrido, adatto ad ospitare le diverse trame della vita di Fage, ma fortemente “abitato” da soffocanti oggetti d’ufficio: sedie, poltrone scrivania e mensole che invadono la vita anche privata del protagonista. Su tutti, eloquenti e funzionali sono le luci: una miriade di lampade da lavoro, che pendono dalle mura e dalle mensole, e si direzionano illuminando e oscurando i diversi punti del palco a seconda del momento inscenato. Gli incessanti cambi di atmosfera e luminosità sono stati ottimamente studiati dallo stesso Nigro che ne ha curato il disegno per l’allestimento.
Nonostante l’atto unico si dilunghi troppo divenendo a tratti ripetitivo in alcuni espedienti – intermezzi musicali e ritmi rallentati ripetuti più volte – le scelte di regia e la buona riuscita di tutte le componenti rendono il lavoro pregevole e il tutto esaurito, fatto registrare anche per una pomeridiana domenicale, ne è una prova certa.
Alessia Santamaria
Théatre De Poche
Via Salvatore Tommasi, 15 Napoli
Tel: 081 549 09 28
Orari: 23 e 24 ore 21.00, 25 ore 18.00
Biglietto intero 15,00€
per i possessori di Card, biglietto over 30: 10,00€ – biglietto under 30: 6,00€