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La Compagnia Phoebe Zeitgeist, dopo la partecipazione alla scorsa edizione di Alto Fest, torna a Napoli, ad Interno 5, con lo spettacolo Adulto, per la regia di Giuseppe Isgrò, in scena il 17 e 18 aprile 2015.

Fonte foto Ufficio stampa

Fonte foto Ufficio stampa

Un recinto di luci al led delimita il perimetro di un invisibile palco, dove, Dario Muratore, unico attore in scena, andrà a collocarsi. Quella gabbia simbolica è il luogo necessario nel quale le esistenze, più che i personaggi interpretati, trovano la loro ragion d’essere. Lo spazio vitale e insieme mortifero, pregno di parole e visioni, è abitato in ogni suo angolo da un gioco: un bianco cavalluccio a dondolo, cumuli di sabbia con delle palette conficcate, un mini-pianoforte con i tasti colorati. Ogni oggetto non è lì per caso, ma è un simulacro che sottolinea, con prepotenza, la condizione dell’uomo-bambino semi nudo che a poco a poco vestirà i panni delle molteplici anime in scena. Infatti i giocattoli sono gli strumenti del piacere, un piacere apparentemente ludico, che diventa godimento sessuale allorquando si cerca di travalicare l’età infantile per raggiungere quella adulta.

Il passaggio da uno stato all’altro è contrastato e contraddittorio e viene espletato nelle parole di Carlo, protagonista dell’incompiuto Petrolio di Pier Paolo Pasolini, nella poesia di Dario Bellezza, trait d’union che ci proietta verso l’amore morboso e disturbato della madre e del figlio di Aracoeli, ultima opera di Elsa Morante, messi insieme nella riscrittura drammaturgica di Francesca Marianna Consonni. L’omosessualità di Carlo palesa la sua scabrosità in una telecronaca dei molteplici rapporti orali che lui ha con i tanti sconosciuti che gli si presentano davanti. Ma l’atto fisico è così indecente solo nella dimensione in cui è lo stesso Carlo che ancora non accetta se stesso, per quello che è, fino al totale e sovversivo mutamento che si traduce nel corpo, nel suo diventare donna. Il testo è recitato, quasi vissuto, alternando diversi registri e intonazioni, che si muovono nell’ambito del grottesco, lambendo una sottesa, ma sempre ben presente tragicità. La parola va di pari passo con il gesto, cosa che ha impegnato Dario Muratore in una non facile prova recitativa. È il corpo che, in questo caso, sopra tutto, restituisce maggiori suggestioni e una più potente forza immaginifica. Il sesso è assurto come mezzo osceno e sacro tramite il quale si genera la vita e si sentenzia la morte di un’identità nel suo sviluppo. È quanto è accaduto a Manuele, infelice essere a metà, vittima di un legame esclusivo con la madre che lo ha reso prigioniero.

La regia di Giuseppe Isgrò denuncia l’angoscia di una coscienza e di una mancata consapevolezza, negate dalla costrizione mentale personale o altrui, attraverso un racconto in frammenti che prende forma sotto gli occhi degli spettatori. Voci registrate e suoni distorti operano continue incursioni nel tessuto scenico che obbligano ad una più accentuata percezione sinestetica del lavoro teatrale, teso ad indagare il meccanismo di decostruzione e della conseguente difficile costruzione del proprio io. Il percorso di regresso e d’involuzione nel quale è catapultato l’uomo parte dalla totale abnegazione di sé e dell’altro che conduce verso il buio. Un buio in cui il lamento dell’uomo è, al tempo stesso, vagito di una rinascita e pianto verso la disperazione.

Antonella D’Arco

Interno 5 | START
Via San Biagio dei Librai 121, Napoli
Info: 0815514981 – 3498773881 – interno5start@gmail.com
Orario spettacoli: venerdì 17 aprile ore 21.00 – sabato 18 aprile ore 21.00
Ingresso 10€ | 6€ (under 30) con la Card Politeatro

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