“Alice Dragstore”, la scena degli Occhisulmondo travestita di realtà e fantasia
Per la rassegna romana Primavera Argot, fino al 26 aprile, in scena a Roma un viaggio all’interno del misterioso mondo delle Drag Queen.
Secondo appuntamento per il focus che il Teatro Argot Studio dedica alla contemporaneità teatrale indipendente ed esordiente nell’ambito della rassegna “Primavera Argot“: dal 24 al 26 aprile la compagnia Occhisulmondo con lo spettacolo Alice Dragstore trasforma la scena in un camerino, dove tra sedie, abiti sgargianti, trucchi e paillettes, e una quarta parete che separa, come un invisibile vetro-specchio gli occhi della platea – quattro uomini (Riccardo Toccacielo, Daniele Aureli, Amedeo Carlo Capitanelli e Stefano Cristofani), ai quali si aggiunge il nuovo “coinquilino” Matteo (Matteo Svolacchia), condividono la stessa surreale, maliziosa ed euforica natura: essere, almeno la sera, almeno sul palcoscenico, non soltanto donne, ma divine.
Lui, Matteo, o meglio Alice, perché è questo il suo “vero” nome, intraprende un percorso di inizializzazione – suddiviso in tre capitoli – per imparare a essere se stesso, per apprendere come dare libero sfogo alla femminilità dove il pesante make-up e i tacchi vertiginosi, i boa piumati e le eccentriche parrucche rappresentino un istintivo gioco di eccessi e di spettacolarizzazione, di esibizione e artificiosità, privato di qualsiasi tendenza all’immoralità, alla volgarità, all’oscenità.
Imparare a essere se stessi, come a dire: Drag Queen si è, non si diventa, e il travestimento non è altro che una messa a nudo della propria anima. È questo il preciso momento, quello del cambiamento, quello del “dietro le quinte”, quello che separa l’ordinarietà maschile dalla straordinarietà femminile, sul quale si concentra la ricerca dinamica e spaziale, fisica e linguistica della giovane compagnia: un lavoro nato dall’incontro e dall’osservazione diretta di alcune Drag Queen rivelato in una messinscena che, tra accenti e doppi sensi, goffe rincorse e portamenti aggraziati, compone un complesso, e a tratti puntualmente comico, dialogo di psicologie e personalità distinte e complementari ben coordinato dal gesto registico di Massimiliano Burini e ben concretizzato dagli interpreti.
Sono cinque voci eco di una drammaturgia (scritta a quattro mani dallo stesso Burini con Daniele Aureli) che accarezza senza troppa veemenza la serenità e le angosce, l’intimità e la sicurezza, la fragilità e la determinazione di esistenze silenti – smalto sulle unghie -, di coscienze nascoste – ciglia finte e mascara -, di identità che vogliono gridare – calzamaglia aderenti e corpetti brillanti -: è tempo di andare in scena. È tempo di essere Divine.
Nicole Jallin
Teatro Argot Studio
via Natale del Grande, 27, Roma
contatti: 06 589 8111 – www.teatroargotstudio.com
orari: venerdì e sabato 21:00, domenica 17:30