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Matteo Mauriello è protagonista dello spettacolo, proposto da Ad est dell’equatore musica, per il Napoli Fringe Festival, diretto da Carlo Ziviello su testo di Davide Morganti, in scena a Castel Sant’Elmo il 10 e l’11 giugno.

Foto Salvatore Pastore

Foto Salvatore Pastore

Dal corridoio che separa le file di sedie della platea avanza un uomo con un pigiama a strisce bianche e azzurre, a ricordare i colori della bandiera del suo Paese natio, l’Argentina. Con una cesta di vimini sotto il braccio sale i pochi scalini che lo separano dal palcoscenico. Lì comincia a stendere il bucato, i calzettoni da calcio delle squadre in cui ha giocato. Quest’azione, accompagnata dal racconto, scandisce la cronaca della carriera del ex-campione, Diego Armando Maradona. Ma a parlare non è il Pibe de Oro, non è lui sul palco, non del tutto per lo meno, bensì il suo piede destro: il Derecho. Il “gregario, schiavo e disabile” arto è il protagonista dello spettacolo scritto da Davide Morganti, diretto da Carlo Ziviello ed interpretato da Matteo Mauriello, portato in scena al Napoli Fringe Festival di quest’anno.
La frustrazione e l’inettitudine sono gli elementi che danno vita al monologo dell’insolito protagonista. Bistrattato da tutti, suo malgrado, etichettato come inutile dall’opinione pubblica e dal resto dell’organismo di cui fa parte, il Derecho si ribella a Maradona in un’invettiva paradossale, contro la vita dissoluta del calciatore ma ancor di più contro il suo avversario, il piede sinistro, a cui invece da sempre sono stati concessi tutti gli onori della fama e della gloria. È infatti per il suo sinistro che l’argentino è ricordato ed osannato, ad oggi, come uno dei più grandi sportivi di tutti i tempi.

Foto Di Salvatore Pastore

Foto Di Salvatore Pastore

L’invidia per il suo alter-ego dotato è descritta con lampi d’isterismo e ironia che però non sempre hanno convinto fino alla risata. La scrittura di Morganti non conferma, in maniera coerente, l’acutezza iniziale del soggetto del testo. La parola, a tratti ripetitiva, vacilla tra  un surreale appena accennato e un comico non sempre efficace. La scelta di descrivere una condizione interiore del personaggio a cui non si può porre rimedio, ha fatto avvertire la mancanza di una progressiva evoluzione all’interno della pièce. Dal canto suo Mauriello ha riempito lo spazio scenico delle sue intenzioni espressive forti, aiutandosi anche attraverso il movimento corporeo, la cui gestione non è stata così pulita come quella interpretativa. Grazie a pochi oggetti l’attore ha descritto le angosce di Derecho, la sua quotidianità, le sue aspirazioni e il suo amore per Maggie, tradotta dalla visione registica di Ziviello, in una gallina sul palco, che forse troppo facilmente suscita il riso tra il pubblico. Ma in realtà Maggie non è altri che Margaret Thatcher, la Lady di Ferro che odiava il calcio e che venne umiliata da la Mano de Dios nel Mondiale del 1986, in Messico, quando una sconfitta dell’Inghilterra contro l’Argentina non ebbe esclusivamente il sapore di un brutto risultato agonistico. Derecho è affascinato da questa donna e dalla sua Terra, odiando anche lui profondamente il gioco del calcio, tanto da confessare di esser stato l’artefice, in quell’emblematica partita, della caduta di Maradona, non riuscendo ad impedire il goal, considerato all’unanime il più bello della storia. È questo ricordo, penoso per il Derecho, la voce della telecronaca accanita e accorata dei giornalisti che gli fanno toccare l’apice della disperazione, cosicché, in una bella immagine della regia, lui, quasi impazzito, percorre il campo, steso sul corridoio tra le sedie della platea, per far ritorno lì da dove è venuto, negli spogliatoi in cui ha vissuto in disparte, all’ombra dell’eroe sinistro, il suo compagno, condanna di una vita piena di umiliazioni.

Antonella D’Arco

E45 Napoli Fringe Festival
Castel Sant’Elmo | Sala Fringe
10, 11 giugno ore 21.00
http://www.napoliteatrofestival.it/

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