“Tutto fa brodo”: una riflessione sulla carnivora natura umana
Presentato all’E45 Napoli Fringe Festival da Trentospettacoli il lavoro della giovane compagnia I Becchi, andato in scena al Ridotto del Teatro Mercadante il 15 e 16 giugno.
Meglio una mela o un panino con la mortadella? Per saziare la fame di un Adamo, già corrotto dalla smania del consumismo di un accattivante 3×2, il panino con la mortadella sembra essere il pasto più adatto. Così, in una vicenda che fonda le sue origini nella creazione dell’Universo, il peccato non è quello di disobbedienza e di superbia nei confronti di Dio, ma quello di violenza contro gli animali, esseri necessari all’ecosistema di una Terra non ancora contaminata. Lo strumento-artefice della colpa non è più il serpente, emblema di ogni male, ma un macellaio che devia l’uomo dalla sua naturale inclinazione verso il frutto, per imbavagliarlo, anzi imbustarlo come un cibo precotto, in dinamiche economiche e culturali dannose soprattutto a se stesso. In una divertente pantomima della genesi, su cui incombe una sorta di radiocronaca dell’operato del costruttore divino, prende forma Tutto fa brodo, la spettacolo de I Becchi, giovane compagnia teatrale formata da Cecilia Campani, Claudia De Candia, Dennis Garcia e Gabriele Gattini Bernabò.
Il focus, proposto dalla pièce, si snoda attraverso vari quadri che allestiscono altrettanti conflitti tra i personaggi. Uno di questi vede protagonisti gli alieni vs. gli umani. I primi, nella figura del signor Spock, avvisano gli umani che sarebbe meglio cambiare stile di vita per non continuare a rendere il pianeta arido ed inospitale attraverso l’allevamento intensivo, considerato “illogico e suicida”. La controparte, rappresentata dal fattore Cazzaniga, però si mostra troppo ottusa per poter cercare un’alternativa al modo di vivere legato alla tradizione della sua famiglia. È la volta di ascoltare gli animali, i martiri di questa guerra. Sicché siamo condotti allusivamente in un cortile, durante la pausa, concepita come l’ora d’aria di un carcerato, dove un maiale, una gallina e una vacca discutono circa la loro condizione. Sembra quasi di assistere ad una riunione sindacale anacronistica, fatta dell’invettive di proletari sfruttati contro il sistema capitalista, dal quale non si trova via d’uscita. In questo frammento, i costumi di Valentina Territo sono preziosi a costruire un ambiente surreale a completamento della caratterizzazione di ciascun attore.
I diversi momenti sono inframmezzati da proiezioni utili a costruire un pastiche di generi e di codici. Una componente forte deriva dal mondo della tv e di YouTube: video di repertorio, interviste, collegamenti, programmi di cucina, canzoni della Disney riscritte ad hoc sull’argomento, vengono trasformati attraverso la lente della parodia che fa riflettere su ciò che quotidianamente ci circonda. La sovrabbondanza di questi elementi non ha sempre giovato alla messinscena che è risultata a tratti ripetitiva nella scrittura drammaturgica di Entoni Ghrian, dando un aspetto, a volte, troppo didattico.
In un futuro-presente, auspicato e non, si consuma la tragedia, durante una cena tra vegani e carnivori. Prendendo in giro gli eccessi degli uni e degli altri, ma mai contraddicendo la realtà dei dati e dei danni che l’allevamento intensivo procura all’ambiente e alla salute, è messa in dubbio la cultura e la morale degli uomini, in un paradossale epilogo che s’interroga su quanto sia più preziosa la vita di una vittima inerme, l’animale, rispetto a quella del suo carnefice.
Antonella D’Arco
E45 Napoli Fringe Festival
Ridotto del Teatro Mercadante
15, 16 giugno ore 19.00
http://www.napoliteatrofestival.it/