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Al Roma Fringe Festival 2015, Claudia Salvatore e Barbara Caridi interrompono lo scorrere del tempo tra vita e morte, a un passo da noi.

unnamed (98)A pensarci bene, ci capita tutti i giorni. Essere nello stesso posto e nello stesso tempo con uno sconosciuto, qualcuno di imprevisto, qualcuno con cui, a far conto sulla probabilità, non ci saremmo mai dovuti imbattere. Caso, destino, coincidenza. Stesso significato. C’è chi sull’incontro fortuito costruisce progetti di vita, e c’è chi, invece, condivide attese di morte. Come quelle che, al Roma Fringe Festival, coinvolgono Claudia Salvatore e Barbara Caridi – qui l’intervista -, due donne provvisoriamente conviventi in un parcheggio deserto di confini e pieno di sonorità distanti (naturalmente offerti dalla location all’aperto). Non si sono cercate, inseguite, chiamate, ma soltanto (ri)trovate, qui, adesso; due viaggiatrici randagie strette in cappotti di pelle, con bagaglio a seguito – uno zaino, un trolley -, e un obiettivo: andare via, partire, lasciarsi la vita alle spalle.
Tra tentativi di confidenze evitate, estraneità difese e reciproca conoscenza respinta (con getto di fon puntato contro, di sé), s’instaura una complicità inconscia di linguaggi e parole, dette con la voce e con il corpo, interrotte da commenti-avvertimenti artificiali che tagliano aria, scena e anatomie.
L’iniziale registro ironico, scurrile e amichevole, di una gara a chi escogita il suicidio più originale, giocoso ed euforico girotondo, di smaliziata infantilità, scivola verso una drammatica consapevolezza di sé, della (propria) assenza, della (propria) perdita. E se, tra ludica considerazione della morte e lucida riflessione sull’esistenza, l’una tenta di ritardarlo quel salto nel nulla, intrattenendosi con pensieri filosofeggianti, l’altra radicalizza i suoi intenti inghiottendo veleno da tre taniche; se alla prima tocca persuadere la titubanza della seconda, questa si rende peso che schiaccia (fisicamente) a terra l’incertezza della compagna.
È un duello mentale della stessa coscienza, fatto di accuse involontarie e confessioni sfuggite, convinzioni rese vacillanti dai dubbi e determinazione concimata dalle paure, che Salvatore-Caridi, interpreti, autrici e registe, intrecciano in un’imprevista discesa dentro personalità senza nome né tempo, estratte dalla nostra umanità (quella in platea, la stessa dalla quale proviene una di loro), e immerse in un presente bloccato tra un passato e un futuro che non ci appartengono. E lo fanno con una poeticità testuale spogliata in una presenza estetica performativa e viscerale, che contorce ossa e muscoli in spasmi ritmici; incrocia sguardi fissi, spalancati, asciutti perché “troppo pigri per piangere”; rallenta angosce e passi sul proscenio: lì, poco lontano da noi, testimoni di un secondo surreale reso eterno, prima del salto nel vuoto. Giù dal palcoscenico.

Nicole Jallin

Roma Fringe Festival
Info, orari e programma: www.romafringefestival.net – info@fringeitalia.it –  06 95944816

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