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All’E45 Napoli Fringe Festival 2015, il debutto della messinscena della compagnia Cerbero Teatro che in chiave originale, e per questo efficace, racconta la realtà di un equilibrio precario fatto di violenza e poteri di forza

Foto di Angela Sodano

Foto di Angela Sodano

È uno spaccato come tanti di quelli che quotidianamente ci toccano da vicino o di cui leggiamo sui giornali, che fa da sfondo al lavoro scritto e diretto da Gianni Spezzano, andato in scena alla Sala Assoli per il Napoli Fringe Festival di quest’anno.
Uno spaccato di quelli che anche il teatro o la televisione hanno già affrontato, ricevendone alterne fortune da parte del pubblico. Dunque, apparentemente, nulla di originale: quattro ragazzi giovanissimi, la ricerca di una felicità che nella droga trova il suo complice più facile, la voglia di potere e soldi e tanta solitudine.
Eppure Bambolina non è a qualcosa di scontato che rimanda e questo grazie a due punti di forza che, molto bene valorizzati dagli attori Adriano Pantaleo, Cristel Checca, Rocco Giordano e Mario Paradiso jr, che mai si risparmiano nel vestire i rispettivi ruoli anche e soprattutto nei momenti di maggiore tensione, accuratamente resi, rendono la messinscena originale nonostante tutto: la regia e la scelta di una figura in particolare quale collante tra le storie dei quattro, che ciclicamente ritorna nei monologhi di ciascuno di loro a ridare umanità a vite perdute e senza punti di riferimento.

Foto di Angela Sodano

Foto di Angela Sodano

Del primo aspetto, ottima è la velocità e il ritmo che cadenza ogni azione così come ogni battuta recitata, esternazione credibile e adeguata dello stato emotivo proprio di ciascun personaggio, in perenne bilico tra euforia e frustrazione. A coadiuvare la resa scenica delle scelte registiche, che ricorrono ad espedienti che nel loro essere minimali si dimostrano efficaci e congeniali all’esito, una scenografia essenziale (opera di Dino Balzano), come quella a cui i “piccoli” spettacoli ci hanno abituato, ma funzionale a contestualizzare i dialoghi e gli ambienti (sia interni che esterni) in cui essi si svolgono, e un disegno luci (a cura di Nicola Narciso) che accompagna lo svolgimento della storia dandole profondità di tempo e spazio.
In merito al secondo punto, invece, apprezzata è risultata l’idea drammaturgica di ricorrere ad un dialogo, intimo ma virtuale, con la propria madre per ognuno dei protagonisti, nel momento in cui maggiore era il dolore che stavano attraversando, quasi a volere suggerire loro una via di fuga e al contempo una presa di coscienza di quelle che erano state le motivazioni che avevano spinto tutti loro a calarsi in un vortice stritolante di eccessi e armi. Di violenza e amore. Di giorni felici e buio pesto.
E così, in un arco temporale che dal presente (vero o percepito come tale?) torna indietro per spiegarci come a quel presente si è arrivati, ecco che la descrizione di una parabola discendente si compie senza però che il fondo si tocchi del tutto, lasciando che la proiezione di una seconda possibilità si palesi e un lieto fine, scevro da inganni e paure, si intraveda.

Ileana Bonadies

E45 Napoli Fringe Festival
Sala Assoli, Napoli
Contatti: http://www.napoliteatrofestival.it/

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