“La digitale purpurea”: Pascoli nella trasposizione di Aldo Vella
Il poemetto del poeta italiano diventa ispirazione per la drammaturgia originale dell’autore che porta in scena in prima nazionale il duello senza tempo tra bene e male.
Affonda nei ricordi di infanzia e in quelle credenze che confondevano (e probabilmente confondono tutt’ora) religione e peccato, il testo scritto e diretto da Aldo Vella, al suo debutto in prima nazionale sabato 27 giugno (da unica) nell’ambito della prima edizione del San Giorgio Teatro Festival.
Ispirato al poemetto composto da Pascoli nel 1898, La digitale purpurea (dal nome del fiore a cui si riconoscono proprietà tossiche e per questo convenzionalmente ritenuto presagio di morte) indaga con sensibilità e attenzione linguistica il rapporto tra due sorelle, Marta e Angela, attraverso un percorso a ritroso nel passato, ai tempi in cui, adolescenti, frequentavano lo stesso convento e nel chiuso di quel luogo erano cresciute, in termini di età ma soprattutto di consapevolezze, esperienze e nuove conoscenze che inevitabilmente avevano condizionato la loro vita futura.
Intrise di un alterato senso del giusto e dello sbagliato, così come loro inculcatogli, tale da ritenere entrambe, oggi, di stare dalla parte della ragione, e dunque nel diritto di poter criticare l’altra per la piega che le rispettive esistenze hanno assunto, le due donne – interpretate da Alessandra Coccia e Rosaria Esposito – esternano il conflitto interiore che le anima e consuma, nel serrato duello verbale che le vede protagoniste, ed è proprio attraverso i ricordi esternati reciprocamente, con l’intento non nascosto di ferirsi, quasi punirsi, che le loro storie ci vengono raccontate. Che le loro vite, in un crescendo di verità e dolore, emergono in tutta la loro precarietà; in tutta la falsa ipocrisia che le ha segnate e condizionate, come donne, sorelle e figlie.
Perché se è vero – come sottolinea l’autore – che «a nudo è messa la complessiva miseria esistenziale non solo dei personaggi, ma dell’Uomo nel suo limite universale», ecco allora il testo diventare pretesto per scandagliare quelle zone d’ombra che la vita di ognuno ha e che, nel giudizio che ciascuno riserva all’altro suo simile, non tiene conto di se stessi. Di ciò che si è e di ciò che si è fatto, pronti piuttosto a puntare il dito per salvarsi a discapito di chi si ha accanto, senza che neppure un legame di sangue possa rappresentare un valido deterrente.
Quasi sussurrato per non diventare – sembra – oltremodo plateale agli occhi di chi giudice invisibile è pronto ad emettere la propria sentenza, e per questo in grado di trasferire ulteriore tensione alla vicenda, il confronto dialogico si snoda in uno spazio scenico che volutamente resta circoscritto, quasi a voler trasferire il senso di claustrofobia, fisico e mentale, patito, e attraverso un calibrato uso di luce e semioscurità, bene riesce a rendere il tumulto tra coscienza personale e voci esterne, come quella della madre sulla cui tomba le sorelle si incontrano, qui chiamata a rappresentare il nucleo affettivo mancato e da cui tutto ha avuto origine, allora come adesso. In una sorta di espiazione, che solo una volta vissuta, confessata, (forse) compresa si fa condivisa consentendo alla mani, prima puntate contro in una rancorosa invettiva, di stringersi in una finale stretta, con le spalle rivolte al passato e lo sguardo teso in avanti.
Ileana Bonadies
San Giorgio Teatro Festival
19 giugno – 27 settembre
Villa Bruno, Spazio Autiero- San Giorgio a Cremabno (Na)
Info e contatti: 339 691 04 51 – 349 351 97 10 – circolomassimo@alice.it – arcoscenico@live.it