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La vetrina italiana del teatro off, totalmente autoprodotta ed autofinanziata, raccontata attraverso le parole del Direttore artistico Davide Ambrogi al fine di capire potenzialità e demeriti di questa edizione.

Nella foto, il direttore artistico Davide Ambrogi

Nella foto, il direttore artistico Davide Ambrogi

Dopo un mese e mezzo di performances, teatro canzone, teatro civile, danza, street-art, clownerie, poesia, letteratura ed esposizioni d’arte, di artisti italiani ed internazionali, il Roma Fringe Festival 2015 è giunto alla conclusione.
Proviamo a tirare le somme dell’edizione 2015 attraverso un’intervista a Davide Ambrogi, direttore artistico del Roma Fringe Festival e del Fringe Italia.

Quale il bilancio che se ne può trarre?
«Il bilancio artistico è stato indubbiamente positivo: sui tre palchi del Fringe si sono avvicendate 82 compagnie italiane, scelte tra le oltre 450 partecipanti al bando. Grazie all’acustica e agli ampi spazi a disposizione, abbiamo potuto realizzare fino a tre rappresentazioni in contemporanea, con più di nove spettacoli a sera, nel suggestivo Fossato di Castel Sant’Angelo, valorizzato dopo almeno venti anni in cui era rimasto nell’incuria e nell’abbandono. Il pubblico ha risposto con entusiasmo: sono stati staccati circa 700 biglietti a sera, più di quanto era avvenuto nelle precedenti edizioni.
Il bilancio economico lascia però a desiderare: abbiamo avuto problemi con RomExpo, il progetto nato dalla collaborazione di varie rappresentanze diplomatiche presenti a Roma, che prevedeva un’area di accoglienza per le delegazioni estere venute in Italia per l’Expo di Milano e dunque l’organizzazione di convegni internazionali sull’innovazione tecnologica con lo scopo, tra l’altro, di realizzare una piattaforma digitale d’interconnessione tra imprese italiane e straniere. RomExpo doveva riempire le serate del Festival con programmi espositivi, culturali e di spettacolo tradizionale. Purtroppo tutto questo non c’è stato e lo abbiamo appreso solo all’ultimo.
Un altro problema è stato quello degli stands: il MiBACT ci ha consentito di allestire solo 30 stand, di cui 27 commerciali e 3 bar (a fronte dei 70 stands consentiti lo scorso anno negli stessi spazi di Castel Sant’Angelo) e ciò ha ridotto di molto le attrattive per il “pubblico dei passeggiatori”, il nostro target principale. Sì, perché il Fringe non vuole essere un Festival di nicchia, per gli addetti ai lavori, ma vuole estendersi al pubblico di tutte le età e interessi. Una riprova ne è il fatto che abbiamo promosso iniziative anche per i più piccoli e per le famiglie quali il centro estivo “R-Estate a Teatro” a cura dell’Associazione Arteficine che ogni mattina ha proposto giochi teatrali e attività ludiche per bambini dai 6 ai 13 anni.
L’idea iniziale era dunque quella di riempire l’ampio spazio di Castel Sant’Angelo (grande almeno cinque volte in più di Villa Mercede a San Lorenzo, dove si è svolta la scorsa edizione), con stand gastronomici, di artigianato,  intrattenimento, che potessero attrarre il passeggiatore casuale e, così, fargli conoscere il teatro indipendente. Purtroppo, però, così non è stato e ciò ha avuto anche un’altra ricaduta: non ci ha consentito di ripianare i costi affrontati per la gestione del Festival.
Ulteriore problema, avvertito anche dalle compagnie e dagli spettatori, è stato quello dei topi. Sin dallo scorso ottobre avevamo fatto richiesta al Comune di derattizzare la zona ma questa è iniziata solo il 29 maggio, ed è stata piuttosto blanda».

Roma Fringe Festival  2015, la location

Roma Fringe Festival 2015, la location

Come è finanziato il festival?
La formula del Fringe, che proviene da Edimburgo dove è nato nel 1947, è quella di fare autoprodurre le compagnie. Perciò, le compagnie devono sostenere il costo di iscrizione di venti euro, il costo del palco per le tre serate previste di presentazione dello spettacolo selezionato, la promozione dello stesso, le eventuali spese Siae e l’agibilità Enpals. L’incasso delle serate (5 euro a biglietto) è però riscosso integralmente dalle compagnie.
Tutte le altre spese, comprese quelle di gran parte della comunicazione generale sull’evento, sono mie e di mia moglie. Quest’anno ammontano a circa 160.000 euro tra occupazione di suolo pubblico, servizi di illuminazione ACEA, di pulizia, di guardiania – polizia, spese per gli stands. Ciò ha condizionato anche le forme di pubblicità dell’iniziativa: ci siamo dovuti avvalere soprattutto dei social network, non potendo permetterci di investire su quella cartacea.

Nessun finanziamento dalle istituzioni, eppure il festival ha un ruolo artistico di non poco rilievo nazionale ed internazionale per le compagnie emergenti.
Già. Le compagnie vedono con orgoglio la loro partecipazione al Fringe di Roma, ormai diventato una vetrina internazionale del teatro off. Basti pensare che lo spettacolo vincitore della scorsa edizione, Taddrarite della compagnia Accura Teatro, è stato poi il replica al Piccolo di Milano e, grazie alla collaborazione con il Roma Fringe Festival, è stato in scena oltreoceano per “In Scena! Italian Theatre Festival di NY” di New York, prodotto da Kayros Theatre Italy e Kit Italia.

Domenica 5 luglio si è giunti alla serata conclusiva ed è stato decretato il vincitore. Da chi è composta la giuria del Festival e quali sono i premi in palio?
Le selezioni avvengono in questo modo: durante la settimana, diciotto compagnie diverse, replicano ognuna per tre volte sul palco. Gli spettacoli sono votati da una giuria di tecnici e da una giuria popolare. La prima è composta da un centinaio di esperti del settore (giornalisti, attori, critici). La giuria popolare è quella degli spettatori, chiamati ad esprimere il loro gradimento con un voto da 1 a 4. L’Associazione Fringe opera una media tra i voti della giuria tecnica e quelli della giuria popolare. Le tre compagnie più votate replicano un’altra volta il sabato.
Le quattro compagnie più votate entrano poi in semifinale e il vincitore, tra queste, viene individuato dalla giuria di soli tecnici aggiudicandosi un premio in denaro (2.500 euro di budget da spendere in una produzione all’estero). Sono previsti premi (vitto e alloggio in scambi teatrali intercontinentali) anche per il secondo e il terzo classificato.

Elvira Sessa

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