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Si conclude la quarta edizione capitolina della rassegna (e con essa la nostra inchiesta) dedicata al teatro indipendente, con una finale da sold out. 

Roma Fringe Ferstival, la finale

Roma Fringe Ferstival, la finale

Roma, ore 20:30 del 5 luglio. In una cocente serata intorno a Castel Sant’Angelo inizia l’ultimo appuntamento con il Fringe Festival. Una finalissima in stile mezza maratona di oltre sei ore che ha richiamato, intrattenuto, divertito centinaia di spettatori accorsi per vedere (e rivedere) i quattro spettacoli più apprezzati da pubblico e critica di questa quarta edizione della rassegna: Guerriere – tre donne nella Grande Guerra di e con Giorgia Mazzuccato; Gli ebrei sono matti di Dario Aggioli; Fäk Fek Fikle tre giovani di Werner Schwab, regia di Dante Antonelli; Les Aimantes di Mangano-Massip.
Si concludono dunque cinque intense settimane di teatro, danza e performance appartenenti alla scena indipendente italiana e internazionale, con 9 rappresentazioni ogni sera su 3 palcoscenici, per oltre 330 repliche e più di 500 artisti coinvolti. Cinque settimane di impegno, di tenacia, di determinazione da parte dell’organizzazione e delle compagnie hanno caratterizzato in modo particolare questo Fringe 2015, permettendogli di superare le non poche difficoltà inattese sbocciate poco dopo l’inaugurazione del 30 maggio. Potremmo chiamarle “cause di forza maggiore” che fanno capo a un inspiegabile scarso interesse da parte delle istituzioni locali, a una debole presenza di collaborazioni preventivate, a un incontro mancato con RomExpo.
Come si suol dire: “the show must go on”. Infatti, nonostante gli scherzi metereologici, i limiti “fisici” causati dalla location stessa (per i palchi B e C, i gradini in pietra delle scalinate non rientrano interamente nel canone di comodità), e la compagnia di qualche amico roditore, la macchina umana del Fringe, capitanata dal Direttore Artistico Davide Ambrogi (qui l’intervista), ha trasmesso un’offerta culturale ricca e inedita ogni sera, attraverso i suoni della natura uniti nelle voci della contemporaneità teatrale, attraverso la luminosità di tre piccole, scarne, seducenti scene, attraverso un lavoro assiduo, costante, instancabile. «Il tentativo di questa edizione – ha sottolineato Andrea Valeri, assessore alla Cultura del I Municipio di Roma Capitale – è stato quello di riqualificare una delle aree più belle di Roma portando al suo interno il teatro di qualità e i cittadini. In questo primo anno di rodaggio ci sono stati alcuni inconvenienti ma dal punto di vista culturale non possiamo che ritenerci soddisfatti per l’alta qualità di spettacoli proposti, e ritenere questa esperienza un fermo punto di partenza e d’ispirazione per il Fringe 2016».
Spazio allora ai quattro finalisti, a cominciare dalla Grande Guerra filtrata dalla drammaturgia, dalla regia e dall’interpretazione della giovane e brava Giorgia Mazzuccato che con Guerriere – tre donne nella Grande Guerra si triplica sul palco attraverso le vite parallele e quotidiane di tre donne, testimoni inusuali del conflitto mondiale, voci di chi è rimasto nelle città, nelle case, in attesa: una moglie veneta, devota e ottimista che tiene la morte lontana col sorriso, almeno per oggi; un’albergatrice fanatica di Coco Chanel e della Regina Elena; una “infiltrata” al fronte, soldato idealista dalla femminilità nascosta nel petto fasciato, che scrive il diario della trincea scoprendo lo squallore degli alti comandi, i nostri.

Roma Fringe Festival 2015, la finale

Roma Fringe Festival 2015, la finale

Ancora una permanenza di sguardo e pensiero al passato con Gli ebrei sono matti messo in scena dalla Compagnia Teatro Forsennato su idea, direzione di Dario Aggioli che ne è anche interprete (guadagnandosi la Menzione speciale della giuria) accanto a Guglielmo Favilla. Un passato più prossimo ma ugualmente portatore di drammaticità, quella propria del ventennio fascista, che unisce le sorti di un idolatra del Duce e un ebreo toscano tra le pareti di un manicomio sito nel torinese. Vero insano di mente il primo, falso matto il secondo, capitato qui per sfuggire alla deportazione, l’affascinante coppia Aggioli-Favilla trasforma una storia realmente accaduta in un vortice ironico di follia e imitazione dove le identità si scolorano in un confronto con il proprio sé divenuto irriconoscibile, celato sotto maschere grottesche, in un intimo smarrimento condiviso con lo spettatore.
Esistenza a due anche per la danza di Sara Mangano e Pierre-Yves Massip (decretato Miglior Attore Roma Fringe Festival 2015): loro sono Les Aimantes che traggono ispirazione dalla poesia sofferta e ribelle di Jacques Prévert per sciogliere con precisione sul palco una coreografica vita di coppia fatta di una dolcezza comica che si stempera e si amalgama con spasmi angosciosi, con gestualità appartenenti a ruoli invertiti, con individualità disertrici di solitudine.
Infine, lo spettacolo vincitore del romano Fringe 2015, Fäk Fek Fik, che si fa sconosciuta appendice di Le Presidentesse, anatomie anziane nate dalla scorticante penna di Werner Schwab, che Marta Badiluzzi, Giovanna Cammisa e Arianna Pozzoli, attrici e autrici, traducono in dirompente drammaturgia epidermica per i loro giovani corpi. Un ardente trittico generazionale che è intreccio ironico e spiazzante di personalità, di desideri, di emarginazioni odierne gridati, mostrati, respinti.
E se il premio alla Miglior Attrice ha riconosciuto l’acuta recitazione collettiva di Badiluzzi-Cammisa-Pozzoli, il raddoppio con quello per Miglior Drammaturgia denota l’indiscussa qualità di scrittura della squadra di Fäk Fek Fik; mentre la Miglior Regia va a Andrea De Magistris per Anselmo e Greta; il Premio del Pubblico a Indubitabili Celesti Segnali, quello Special OFF alla Compagnia Matroos per Cute; Menzione Speciale Giovan Compagnia per Così grande, così inutile, e Miglior Comedy per Fa Curriculum. Stiamo lavorando per noi.

Nicole Jallin

Roma Fringe Festival
www.romafringefestival.net
info@fringeitalia.it

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