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Ospitate dalla sala Squarzina del Teatro Argentina, si sono svolte dal 14 al 17 luglio le prove aperte del collettivo dei giovani attori europei al lavoro per indagare cosa significa essere europei oggi, sul palcoscenico e fuori di esso.

Il collettivo di attori

Il collettivo di attori

Compie tre anni il progetto nato nel 2012 a San Pietroburgo durante il masterclass diretto dal regista russo Lev Dodin che, basandosi sul “super-obiettivo” del metodo stanislavskijano si pone il fine di creare un gruppo teatrale formato da artisti di diversa nazionalità europea, e dunque differente origine culturale, linguistica, formativa e teatrale, con lo scopo di esplorare insieme, sul palcoscenico e nella vita, il significato di essere cittadini europei oggi.
Un’idea che si è tradotta nell’incontro e nella collaborazione di dodici giovani interpreti provenienti da Bulgaria, Grecia, Romania, Portogallo, Francia, Germania, Polonia e Israele/Palestina su un programma di masterclass e residenze artistiche organizzato dall’Ute (Unione dei Teatri d’Europa), con sostegno di “Europa Creativa” promossa dell’UE, e con collaborazione del Teatro Sfumato di Sofia, dell’Istituto Bulgaro di Cultura a Roma e del Teatro di Roma.
Dopo l’iniziale permanenza all’Academy for Performing Arts Baden-Württemberg della tedesca Ludwigsburg, e una prima presentazione italiana nel 2013 al Teatro di Roma, Petya Alabozova, Balazs Bodolai, Bilyana Georgieva, Khwala Ibraheem, Aglaia Katsiki, Boris Krastev, Benjamin Lew-Klon, Sophie Lewisch, Vincent Menjou-Cortes, Luis Puto, Kim Willems, Angélique Zaini si sono riuniti nuovamente per tre settimane di attività con tappa in Bulgaria e Italia. In una comunione creativa che include regia, drammaturgia e creazione scenica, oltre che recitazione, si cammina fianco a fianco, in un coro di singole visioni, voci e pensieri rivolti all’analisi e alla condivisione di un tema, di un interrogativo attuale: cosa significa partire, andare via, lasciare la casa (e la famiglia) d’origine per affrontare il mondo, questo mondo, da nuovi adulti?

Questo secondo soggiorno romano è dunque caratterizzato da un ridondante “leaving home”, in inglese – compromesso idiomatico comunitario -, che si fa domanda e riflessione, proposta e dilemma, ambizione spontanea e valutata rinuncia, necessità imposta e perseguita che acquista forma attraverso tre piccole rappresentazioni all’insegna di leggerezza e ironia. C’è uno studio alle prime fasi di quattro amici che intorno a un divano danno corpo e movimento al concetto di allontanamento; c’è la reazione di un’attrice alla comunicazione (in)attesa di un provino vinto ma in un altro Stato, con conseguente abbandono di paese e affetti; c’è il concreto effetto dello spostamento fisico, reso pericolo costante dagli scivolamenti e dagli scontri dei performers su un pavimento fradicio d’acqua. E c’è una particolare cornice che racchiude queste tre piccole drammaturgie embrionali che genera un’anomala simbiosi tra l’indagine teatrale e l’originale location. La sala Squarzina infatti, posta all’esterno del primo ordine di palchi dell’Argentina, con il suo essere a metà tra scena e foyer, consente agli attori d’interagire con spazi e livelli diversi in una continua e automatica metamorfosi interrotta tra quinte e palcoscenico. Un’interessante sperimentazione “in diretta” che annulla ruoli e limiti tra platea e ribalta, tra attore, personaggio e spettatore, per un teatro colto nel suo farsi, nel suo svelarsi organismo laboratoriale, acerbo e istintivo, fatto di improvvisazioni, di ricerca e di scoperta, arrestato in quella manciata di istanti prima che diventi spettacolo. Perché il teatro, anche fuori (ma non troppo) dal teatro, privato delle proprie pareti, resta un linguaggio essenziale e universale dell’essere umano, quello che parla direttamente a mente e cuore.

Nicole Jallin

Teatro Argentina
Largo di Torre Argentina, 52 – Roma
Tel. 06 684 00 03 11/14 – www.teatrodiroma.net

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