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Il teatro non va in ferie: tanti gli appuntamenti in programma ad agosto a Napoli e in costiera. Nella rubrica di QuartaParete dedicata alle anteprime tutti gli spettacoli di questo mese: buona estate!

IO LA CANTO COSI'Io la canto così
Quando: 3 agosto
Luogo: Teatro Giardino di via Pasitea – Positano Teatro Festival
Orario: 21
Autori: Antonella Morea e Fabio Cocifoglia
Regia: Fabio Cocifoglia
Interpreti: Antonella Morea, Edo Puccini, alla chitarra, e Vittorio Cataldi alla fisarmonica
Trama: Nel suo romanzo “Opinioni di un clown” Heinrich Boll dice “…sono un clown e faccio collezione di attimi.” Questa frase si accende tutte le volte che penso a Gabriella Ferri, artista inimitabile e quasi impossibile da raccontare. Forse solo nelle sue canzoni riusciamo a cogliere quegli attimi vissuti e collezionati dal suo animo di grande artista. (Fabio Cocifoglia)
Prenotazioni: positanofestival@gmail.com

 

unnamed (12)Donne
Quando: 4 agosto
Luogo: borgo di Liparlati – Positano Teatro Festival
Orario: 21
Interprete: Rosalia Porcaro
Trama: Rosalia Porcaro ritorna a teatro con uno spettacolo frizzante, divertente, in cui troveremo molti personaggi ognuno con la sua comicità. Lo spettacolo è incentrato sui preparativi del matrimonio di Veronica, operaia che lavora in una fabbrica di borse nel napoletano e pagata in nero. Attraverso Veronica e il mondo della fabbrica entriamo in una galleria di personaggi, DONNE, dalle mille speranze e sogni infranti rappresentative di una Napoli pronta a trovare nella disperazione la forza di reagire e d’inventarsi la vita. Natasha, cantante neomelodica, la commessa Creolina, la signora Carmela delusa dai politici, la romana scapestrata, e persino la signora Assundham sfuggita ai missili americani, vivono con assoluto ottimismo la precarietà della loro vita da trasformare così la tragicità del loro mondo in un divertente paradosso. Uno spettacolo adatto a tutte le fasce d’età. Risate e divertimento assicurato.
Prenotazioni: positanofestival@gmail.com

 

content-briganti2Francischiello – Un Amleto re di Napoli
Quando: 6 agosto
Luogo: Positano Teatro Festival
Orario: 21
Autore e Interprete: Carmine Borrino
Trama: Uno studio che parte dall’ approfondita ricerca sulla figura di Francesco II di Borbone e approda alla sovrapposizione “spettrale” col giovane principe di Danimarca. I rapporti drammaturgici dell’Amleto di Shakespeare che si fanno pre-testo per raccontare, combaciando alla perfezione, con ciò che accadeva alla corte di Napoli nell’estate del 1860.  L’assoluta fede cristiana  di Francesco II,  che lo rende sicuramente gran conoscitore di S. Agostino, tra i primi cristiani a parlare di essere e non essere; il tradimento subìto da un “cousin” ( cugino); l’esitante azione – reazione al tradimento e alla vendetta; il rapporto giovane-re col padre defunto ricordato e riconosciuto come gradissimo sovrano; l’ambiguo rapporto d’amore e devozione tra  Francesco II e Maria Sofia, come Amleto e la giovane Ofelia; l’attesa del condottiero generale Garibaldi, come l’attesa del giovane Fortebraccio: il suo arrivo, la sua delusione, i morti, la morte  e la calunnia, la deposizione illegittima di un re, l’inganno; la finta follia del giovane principe di Danimarca come la probabile finta “scemità” dell’ultimo sovrano di Napoli;  l’incarico a un ennesimo Orazio di raccontare  la vera storia; Il 14 febbraio, giorno di S. Valentino, cantato dalla disperazione  di Ofelia  e ultimo giorno del regno delle due Sicilie;  atto I scena prima:  Piazzola davanti al Castello di Elsinore. Notte fonda. Francesco è al suo posto di guardia…
Prenotazioni: positanofestival@gmail.com

 

unnamed (13)Ombretta Calco
Quando: 7 agosto
Luogo: Positano Teatro Festival
Orario: 21
Interpreti: Milvia Marigliano
Trama: Chi è Ombretta Calco? perché si è seduta su una panchina in una giornata torrida di luglio, a pochi passi dal portone di casa sua? Perché deve ripercorrere gli eventi sensibili della sua vita scavando ossessivamente nei suoi ricordi? E perché deve ingaggiare, sotto il sole cocente, un duello con se stessa come se fosse una resa dei conti? Ombretta sta facendo un viaggio. Il viaggio più importante della sua vita. Un viaggio fuori dai vivono i posti dal tempo e dallo spazio. Mentre procede senza soluzione di continuità, nel passare in rassegna i momenti più significativi della sua esistenza, ne comprende il senso. Riemergono dalla sua anima dettagli, accenti, colori, che riempiono i vuoti e danno nuova luce al quadro complessivo di una vita vissuta con sincera ingenuità, senza risparmi. Fallimenti, dolori, frustrazioni, debolezze, illusioni, tenerezze, slanci incoscienti verso un futuro che sarà sicuramente migliore, desideri legittimi di una vita normale, inclusa in affetti confortanti e routine rassicuranti. Alla fine del viaggio come premio per questa ricostruzione meticolosa, buffa e straziante, c’è la risposta o la felicità. Una felicità non eclatante. Una felicità tragica, semplice, minima, discreta e necessaria. (Peppino Mazzotta)
Prenotazioni: positanofestival@gmail.com

 

GeaMassimoNon farmi ridere sono una donna tragica – Studio sull’amore inutile
Quando: 8 agosto
Luogo:  Positano Teatro Festival
Orario: 21
Autore e Regia: Massimo Andrei
Interpreti: Massimo Andrei e Gea Martire
Trama: Il filosofo Platone ha detto che l’amore è inutile, nun serve a niente. L’amore è amore vero, si nun serve a niente. E così, come stato di grazia, rende liberi… L’amore platonico non è una soppressione dell’amore fisico, è guardare insieme verso lo stesso posto… Silvana non è convinta. Silvana non capisce queste cose. Silvana nun vo’ capi’ niente! Vo’ n’ommo!
Prenotazioni: positanofestival@gmail.com

 

11831684_10207577874875950_9059575412289545115_nLa Venere dei terremoti
Quando: 9 agosto
Luogo: Positano Teatro Festival
Orario: 21
Autore: Manlio Santanelli
Interprete: Roberto Azzurro
Trama: Dopo anni di frequentazioni con il teatro e la narrativa di Manlio Santanelli, Roberto Azzurro decide di portare in scena “La Venere dei terremoti”, sfida davvero audace, trattandosi di un lungo racconto nato per la pagina scritta, la cui storia, sottotitolata come Il cimento amoroso di Luigino Impagliazzo e Fortuna Licenziati, si svolge a Napoli, tra le impervie e suggestive strade di una città vivace e coinvolgente, così come suggestiva e allo stesso tempo coinvolgente è la scrittura che l’autore utilizza per questo racconto. Iperboli linguistiche da montagne russe, costruzioni sintattiche da fuochi d’artificio. Un racconto di parole spericolate, di acrobazie verbali, di atmosfere reali eppure oniriche. Di immagini di donne vagheggiate, di musiche e immagini familiari e sconosciute, accorate e pericolose. Un piccolo viaggio nella suggestione del racconto come forma di comunicazione, la più antica, la più contemporanea, la più rischiosa, la più seducente. Il racconto si snoderà attraverso la parola che si fa senso e suono e immagini verbali che a tratti ci lasceranno intravedere il protagonista della storia, il vivace eppur malinconico Luigino Impagliazzo,, proiettandoci quasi nella sua testa, nella sua immaginazione, a tu per tu con il turbolento circo colorato e un po’ folle che si scatena nella psiche di un piccolo uomo innamorato di una fin troppo bella “femmina”. Lo spettacolo si colloca nell’ambito della progettualità di Azzurro relativa alla parola scritta che diventa parlata, dunque alla letteratura che diventa teatro. L’incontro tra il Narratore e il protagonista della storia Luigi Impagliazzo avviene sotto gli occhi degli spettatori, mentre un caleidoscopio di immagini verbali, come fuoriuscite dalla psiche del protagonista, lo investono e lo rivestono di continuo.
 Prenotazioni: positanofestival@gmail.com

 

unnamed (15)Love bombing 
Quando: 10 agosto
Luogo: Positano Teatro Festival
Orario: 21
Produzione: Nest
Autore e Regia: Giuseppe Miale Di Mauro
Interpreti: Gennaro Di Colandrea, Giuseppe Gaudino, Stefano Jotti, Adriano Pantaleo, Giampiero Schiano, Andrea Vellotti
Trama: Perché Love Bombing? Perché parlare di Stato Islamico, di jihad, di resistenza, di sopravvivenza? Partiamo col dire che il collettivo Nest ha nel suo dna utilizzare il teatro come mezzo artistico per denunciare con feroce concretezza le malattie di cui è affetta la nostra società, con un occhio sempre vigile sulle problematiche universali di un mondo, geograficamente parlando, sempre più in difficoltà. Tenta di esprimere attraverso il linguaggio teatrale, un deciso dissenso verso chi cova il desiderio di lobotomizzare la massa per indurla più facilmente al proprio tornaconto personale. L’attenzione all’attualità, alla cronaca, alle problematiche che attanagliano il nostro spazio vitale e creativo, sono da sempre spunto di riflessione per il collettivo Nest, e molto spesso diventano gli argomenti degli spettacoli che si decide di portare in scena. Sottoporli all’attenzione di un pubblico che ha voglia di sapere, di scoprire, di riflettere, di accendere la luce su quello che troppo spesso è volontariamente tenuto al buio da altri mezzi di comunicazione, diventa per noi una mission cui tendiamo, linfa vitale che ci fa sentire in grado di toccare l’animo umano troppo spesso costretto ad assopirsi di fronte al “niente” proposto. Ecco, la messa in scena di Love bombing va esattamente e precisamente in questa direzione, un progetto che punta il faro su quella che è la minaccia dello Stato Islamico, ma soprattutto immagina quello che potrebbe essere in futuro. Utilizzando il teatro come luogo di ragionamento e approfondimento, immaginando quello che non c’è ma che potrebbe esserci. Sperando di aver francamente toppato qualsiasi tipo di previsione.
Prenotazioni: positanofestival@gmail.com

 

IL TEATRO CHE VERRA' - Mise en PlaceMise en place
Quando: 11 agosto
Luogo: Positano Teatro Festival
Orario: 21
Autori: Daniele Amendola  e Pietro Pace
Interprete: Pietro Pace                                         
Aiuto regia: Valentina Morini
Regia:  Daniele Amendola
Trama: Un uomo e la sua maschera, una delle tante. Quella con la quale sopravvive. Quella che va sempre più stretta. Un mestiere, ormai relegato alle esigenze di sopravvivenza, che conserva dei rituali forse ormai solo di forma, senza contenuto perché non interessa più a nessuno. Si parla di cucina in tv e gli chef diventano star. I nomi dei ristoranti ricordano posti esotici. O rubano i nomi alla Storia, come piazza S. Marco per Guccini. In mezzo a tutto questo c’è il cameriere, con il suo blocchetto a un tavolo e la sua mente chissà dove. Vende piatti che ormai si imparano su you tube. Da bambino imitava Celentano,  da bambino viveva Palermo, e Roma era dall’altra parte dell’oceano.
Prenotazioni: positanofestival@gmail.com

 

IL TEATRO CHE VERRA' - LaMinoreLaminore
Quando: 11 agosto
Luogo: Positano Teatro Festival
Orario: 21
Autore: Giovanni Del Prete
Interprete: Fracesca Iovine                         
Regia: Giovanni Del Prete
Trama: La seconda. La figlia minore. La sorella maggiore è bravissima in ogni cosa, supera la minore in qualsiasi attività, danza, sport, anche nell’amore dei genitori. Naturalmente questo provoca, irritazione, rancore, disperazione e scherno da parte della minore. Ma ad una lezione di piano, il maestro, per quanto brava sia, non può nascondere che il brano suonato dalla sorella maggiore è stato eseguito male. La sorella minore subito coglie l’occasione di primeggiare una volta nella vita in qualcosa, e decide che quel brano sarà la sua rivincita nei confronti della sorella. Il brano in questione è il valzer di Chopin n.19 Opera Postuma in La minore. Nel volersi prendere una rivincita la sorella minore però mette in luce ben altre verità.
Prenotazioni: positanofestival@gmail.com

 

MR.ALONE.1Le disavventure di Mr. Alone
Quando: 12 agosto
Luogo: Positano Teatro Festival
Orario: 21
Regia: Lucio Allocca
Interprete: Sergio Di Paola
Trama: Mr Alone ha “cittadinanza di diritto” nel Teatro dell’Assurdo, teatro che racconta la realtà attraverso il paradosso. Troviamo il nostro protagonista come un sopravvissuto in un “Day After” … più dell’anima che del territorio. Alone si è salvato, perché ha conservato dentro di sé la semplicità, la fantasia, il desiderio di comunicare con gli altri, e lo fa attraverso il richiamo della musica, del gesto semplice, “fanciullesco”, con il linguaggio delle piccole cose, cercando contatto e comunicazione con altri eventuali “sopravvissuti”, nella speranza di formare la “Nuova Colonia” del domani, un domani dove l’amore, la solidarietà e la fantasia prevarranno sull’alienazione e sull’indifferenza. Questa performance è un modesto e sentito omaggio a Samuel Beckett. (Lucio Allocca)
Prenotazioni: positanofestival@gmail.com

 

unnamed (6)Anime dannate
Quando: 18 agosto                                                  
Luogo: Chiostro di San Domenico Maggiore – Classico Contemporaneo
Orario: 21
Da: “l’Altro Figlio” di Luigi Pirandello e “Filumena Marturano” di Eduardo
con musiche di scena da i canti di Sergio Bruni
Interpreti: Tina Femiano e Francesca Fedeli
Drammaturgia, regia e voce recitante: Riccardo De Luca
Trama: Due storie di madri, Maragrazia e Filumena, sciagurate e terribili. La povertà delle due donne unita alla povertà dell’ambiente e degli uomini che le circondano è forza devastante e condizionante al massimo per le due esistenze. Nessuna delle due sarebbe stata quello che poi sarà – a teatro il passato non esiste – se non perché costrette da altrui volontà anch’esse dipendenti da altre costrizioni. “L’inferno” dunque,“sono gli altri”.
Ecco un altro incontro – tra i tanti, nelle pieghe della scrittura, nella trama della cultura, nei segni dei personaggi – tra Pirandello ed Eduardo. E un ideale scontro, tra i pochi, attraverso il confronto a distanza tra le protagoniste di queste due storie: la tragicomica Maragrazia e la drammatica Filumena. La crudelissima storia di Maragrazia che si specchia e si capovolge nella vicenda di Filumena. Perché Maragrazia è madre violentata e rifiutandosi persino di allevare e di riconoscere il figlio avuto, l’altro figlio – ritorna il sartriano infernale “altro” – imbocca la via dell’ automortificazione; e come curiosamente spesso accade a chi la imbocca, la spettacolarizza. I due figli nati precedentemente alla violenza diventano per lei oggetto di culto, ne fa infatti degli inetti. E quando questi emigrano e non danno più notizie, passerà il tempo a farsi fare inutili lettere da spedire ai due fuggiaschi e a ripudiare odiosamente l’aiuto che l’altro figlio le continua sempre a offrire, distruggendone la vita e automortificando la propria facendosi randagia, cenciosa, ripugnante, patetica, tenerissima morta di fame.
Filumena, come Maragrazia, prima subisce ma quando diventa madre, al contrario di Maragrazia che confonde e sostituisce il vero “altro” nemico sociale e umano con l’altro figlio, questa stessa maternità – poco importa se attraverso la Madonna delle rose o che – le darà la forza di reagire. Con astuzia, senza moralismi e persino con cinico istrionismo Filumena tenta d’imporre la “sua” verità; e lasciandola poi sedimentare, l’impone. Maragrazia nega convinta la maternità a l’altro figlio perché il suo sangue si ribella. E quindi istintivamente, selvaggiamente vive la terribile dissociazione della verità, perché anche lei – come tutti – ne ha una irrefutabile. E come Maragrazia pirandellianamente assurge a simbolo di una realtà nostra ancor oggi perduta nei mille rivoli delle verità diverse ecco che Eduardo con Filumena ci offre una via d’uscita – con valore dignitosamente autoaffermativa e non autolesionistica – che Pirandello e i suoi personaggi non hanno saputo o potuto trovare. La prima storia si concentra sulla spettacolarizzazione che Maragrazia stessa fa di sé, svelandosi, spiegandosi poi nel finale. Con lei dialoga e interagisce Ninfarosa, una spregiudicata donna che ha il compito di mettere a nudo le negatività del comportamento di Maragrazia e di tutta la loro sconfitta comunità di povera gente. Ludicamente, la multiforme Ninfarosa ha il compito – per contrasto – di fare apparire ancor più lugubre la vicenda dei conterranei, ché quando appare, drammaticamente, “pare che splenda il sole”. Non meno protagonista di Maragrazia, Ninfarosa è senz’altro il suo dialettico, ironico opposto e anche se fortemente reagente alle sue disgrazie, esce anch’essa probabilmente sconfitta in quanto senza quell’ amore” di cui avrà dono Filumena, con cui riscattarsi e quindi sola, schiacciata da una comunità di sconfitti. Non é sola Filumena: la sua maternità é spinta e fonte per il suo stesso riscatto esistenziale. Contro la realtà e con violenza d’attuazione – ideale, quindi – per rialzarsi, combattere, esistere. Dice di Filumena Domenico Soriano, con disprezzo: “una donna che non piange, non mangia, non dorme!” al contrario di Maragrazia, che piange, piange, piange e mangia, avidamente, seppure resti di cibarie datole per carità, e non ha difficoltà a dormire persino per terra, per strada. Anzi è soddisfatta. Anima in pena e dannata – come Filumena – Maragrazia dà dunque spettacolo di sé. Anche Filumena lo fa ma in certo senso da regista fingendosi attrice, perché obbliga gli altri ad agire secondo i suoi intenti. Pirandelliana, eppure concretamente al di là della tragedia di Pirandello. In scena questi personaggi sono soli e a volte dialogano con altri personaggi che non vediamo e che sono dalla parte del pubblico. A volte dialogano con voce fuori campo; con i versi delle canzoni; con la voce registrata del cantante – affascinante e terribile andare in tono con il grande Sergio Bruni! – che diventa testo anch’esso. Questo crea un voluto isolamento dei personaggi e della loro personale storia che vorremmo si scrutassero come attraverso una lente d’ingrandimento: e che dall’inferno di queste acrobate dell’esistenza arrivasse un umano segnale. (Riccardo De Luca)
Per info e prenotazioni: 329 1850120 – info@classico-contemporaneo.it

 

unnamed (17)Il canto del grillo
Quando: 19 agosto
Luogo: Chiostro di San Domenico Maggiore – Classico Contemporaneo
Orario: 21
Adattamento e Interpreti: Ferdinando Smaldone e Antonio Vitale
da “Il canto del cigno di A.P. Cechov
Regia: Ferdinando Smaldone
Trama: Il nostro Canto del cigno, Il canto del grillo, è soprattutto un inno al teatro, quello fatto con il cuore e con ogni energia, quello che impegna ogni atto della vita di un uomo, fin quasi a confondersi, quasi, con la vita vera. Nella scrittura convergono, in un singolare e fortunato incontro, i ricordi e le esperienze di un giovane attore, F., vissute e raccontate attraverso l’ironia, la delusione e la crisi emotiva oltre che economica dei nostri tempi, e l’idea di un teatro che un drammaturgo come Anton Cechov consegna ad un secolo che non è più il suo, ma che gli appartiene, teatralmente, per certa paternità.
Il punto di partenza è ovviamente il testo di Cechov, le dinamiche di rapporti che innesca, il suo indulgere senza paura al sentimento e all’umorismo (magari sfiorare le sue vette!) facendolo incontrare, innestandolo quasi, su di una sensibilità contemporanea. Sullo sfondo il Teatro, con le sue mode, le sue inesattezze, le sue follie, il suo gergo, la sua “umanità”, che non cambia mai.
Dall’incontro crediamo sia nata una festa del teatro intesa come festa della vita, appunto, un attraversare l’esistenza di un giovane attore e un attore che, pur di vivere di teatro e nel teatro, si accontenta della mansione di factotum che è un po’ anche ricostruire il bagaglio umano, i sogni, i desideri, le disillusioni, gli aneddoti, i rimpianti. Un viaggio che è chiara metafora del nostro viaggio più importante, vissuto e rivissuto ogni giorno, consumando e facendo rinascere giorno dopo giorno, come dalle ceneri della fenice, una passione infinita, il teatro.
Info e prenotazioni: 329 1850120 – info@classico-contemporaneo.it

 

unnamed (18)Orsù
Quando: 20 agosto
Luogo: Chiostro di San Domenico Maggiore – Classico Contemporaneo
Orario: 21
da A.P.Cechov
Interpreti: Cinzia Annunziata e Nello Provenzano
Regia: Libero de Martino
Trama: Le trame semplici di Cechov risultano ad una lettura più approfondita, essere incredibilmente ricche di spunti, di colpi di scena, di situazioni, di trovate, di risvolti imprevedibili e di profondità inaudite.
Per mettere in scena Cechov, oggi come allora, bisogna lasciarsi andare alla miriade di suggestioni che vengono dai suoi personaggi ed accogliere lo stupore di trovarsi proiettati istantaneamente nella dimensione del teatro, dove tutto può essere e tutto può accadere.
Con Orsù abbiamo voluto cogliere nel gioco tra la vedova inconsolabile Popova e il ricco benestante Smirnoff, nel loro comico duello, l’essenza stessa del gioco teatrale. I personaggi si trasformano in continuazione davanti agli occhi dello spettatore e non si incontrano mai alla stessa altezza, la loro lotta non ha vincitori né vinti. Il vero protagonista è dunque il Teatro che diverte e insegna con le sue veritiere menzogne.
Benché Cechov abbia concepito il testo come un vaudeville alla russa, ci è risultato naturale esagerarne il tono farsesco per ricordare i lazzi della commedia dell’arte e le clownerie tanto care alle avanguardie russe del primo ‘900.
Info e prenotazioni: 329 1850120 – info@classico-contemporaneo.it

 

unnamed (19)Passioni In… cantate
Quando: 21 agosto
Luogo: Chiostro di San Domenico Maggiore – Classico Contemporaneo
Orario: 21
Interpreti: Patrizia Spinosi e Maurizio Murano, alle chitarre Michele Bonè e Ernesto Brevo Perez
Regia: Mariano Bauduin
Trama: Sono partito da una cantata di Alessandro Scarlatti, passando per Cimarosa, per Mario Costa, E.A.Mario, Lama, De Giovanni, per tornare a Logroscino, Paisiello, i canti salentini, Luigi Ricci ecc.
Non è un percorso con dinamiche temporali, non è un viaggio all’interno della musica napoletana, assolutamente no, è una specie di “incantamento” o un “incatenamento” dei sentimenti amorosi legati a suoni antichi e moderni, in un corto circuito della memoria, dove quello che sembra moderno si traveste di antichità e viceversa… i suoni vivono un rapporto tutto loro con il tempo e quindi affrancandoli da determinate collocazioni storiche acquistano un nuovo senso del tutto teatrale.
L’azione è puramente settecentesca, il mondo a cui ci riferiamo è una della più pura formalità, eppure i suoni ne determinano un nuovo e autentico gioco di specchi e di rimandi. Quello che si racconta è la Passione e il sentimento amoroso nelle sue pieghe e nelle sue autentiche sonorità’.
Non ho voluto preoccuparmi di nessuna filologia, ne’ filosofia dell’amore, ma di una filosofia dell’anima, o una filosofia del cuore, inseguendo stati d’animo e ignoti moti come li avrebbe definiti Jung nei suoi studi sulla Libido, basati su concetti di inconscio collettivo, interpretazione del simbolo ed energia psichica e non piu’ suoi concetti di pulsione sessuale e di morte, Io, Es, e Super-io della scuola freudiana. Jung, mettendo in luce la presenza di archetipi nell’inconscio dell’uomo, propose la Libido come “energia psichica” perdendo dunque il significato originario di pulsione sessuale e acquistando il significato di “trasformazione spirituale”.
Info e prenotazioni: 329 1850120 – info@classico-contemporaneo.it

 

unnamed (20)Liolà
Quando: 22 agosto
Luogo: Chiostro di San Domenico Maggiore – Classico Contemporaneo
Orario: 21
Autore: Luigi Pirandello
Interpreti: Antonio Gargiulo, Daniela Cenciotti, Ciro D’Errico, Arianna Cristillo, Maria Rosaria Postiglione, Fortuna Liguori, Valentina Martiniello, Liliana Palermo, Dalila Paragliola, Antonia Baiano
RegiaAntonio Gargiulo
Trama: (…) è così gioconda che non pare opera mia».  Così Pirandello, in una lettera indirizzata alla sorella descriveva il suo componimento teatrale appena terminato: “Liolà”, scritto in pieno conflitto mondiale. L’intera opera pare, infatti, non risentire del pesante clima sociale e familiare vissuto in quel momento dallo scrittore. Gli accessi di crisi della moglie, causati dall’aggravarsi della malattia mentale, e la prigionia del figlio, detenuto in un campo prigionieri di guerra, sembrano, al contrario, avere ispirato, forse come reazione, un testo che gode di una spensieratezza che incornicia, suo malgrado, un gretto mondo, fatto di meschine gelosie e affannosi e quasi scoordinati progetti per l’autoaffermazione. La “miseria umana” definita nei suoi aspetti più squallidi e subdoli in un mondo a tendenza matriarcale, viene per un attimo dimenticata, rielaborata dal pubblico grazie alla sparigliante presenza del protagonista (Liolà, per l’appunto) che, come un satiro di una bucolica, è vittima, carnefice, e di nuovo vittima vincitrice di uno spietato gioco ove i ruoli sociali devono restare intoccati.
Impossibile attualizzare una vicenda come quella di Liolà, così radicata in una storia – seppur così vicina a noi – che sembra ormai passata. Ciò che affascina e ne garantisce la godibilità ancora oggi, a nostro avviso, è la possibilità di riscontrare vizi e trovate, intrighi e colpi di scena cui lo spettatore, supremo giudice dalla fantasia di bambino, non si abituerà mai e per cui sarà sempre molto grato. Abbiamo, quindi, immaginato una scenografia che faccia a meno del superfluo, facendo affidamento a un progetto luci diegetico, e soluzioni che denunciano il forte contrasto tra il dinamismo tentato dal protagonista e l’attanagliante realtà di un mondo, una realtà che faticano ad adattarsi al cambiamento, e, di conseguenza, ad accettare il fallimento di un progetto di stabilizzazione. (Antonio Gargiulo)
Info e prenotazioni: 329 1850120 – info@classico-contemporaneo.it

 

unnamed (21)O P A T A P A T A
Quando: 23 agosto
Luogo: Chiostro di San Domenico Maggiore – Classico Contemporaneo
Orario: 21
una riscrittura de La tempesta di William Shakespeare
Progetto di e con Roberto Azzurro
Trama: Quante volte ci siamo ripetuti: vorrei andarmene su un’isola deserta e ricominciare tutto d’accapo? Molte. Molte. E come spesso accade è la fantasia – in questo caso il teatro – che ci permette di realizzare i sogni più incredibili, più astrusi, più immaginifici anche.
Ma chissà se Prospero aveva immaginato che una volta sbarcato sull’isola, non avrebbe fatto altro che tentare di ricostruire la stessa esistenza che conduceva prima della sciagura che lo aveva ridotto lì, insieme alla figlia Miranda.
Se Prospero avesse accettato la nuova condizione, e dunque avesse immaginato di ricostruirsi una vita alternativa, una vita senza più vincoli relazionali simili a quelli precedenti, se Prospero avesse accettato di aprire il suo cuore – un tempo infranto per il sopruso politico che lo aveva scacciato dalla sua posizione di comando, e dunque ancora dolorante – a un destino scevro da legami di potere, allora forse sarebbe stato davvero un essere umano pronto al cambiamento. Ma l’essere umano non è mai pronto al cambiamento della propria natura, per cui Prospero ristabilisce, con nuovi personaggi e nuove figure dell’isola, una dimensione di vittime e carnefici, di prepotenze e disguidi affettivi, pur di riportare se stesso al centro di un meccanismo di potere – unico obiettivo dell’uomo di tutti i tempi e i continenti, dell’uomo antico e dell’uomo moderno, di antichi teatrini di corte, e di moderni teatrini di regimi attuali.
L’essere umano non riesce a fare a meno di parametri che gli ricordino continuamente quanto sia migliore di qualcun altro, giacché da solo evidentemente non ce la fa a convincersene, per cui ricorrere all’esercizio del potere è l’unica soluzione che gli resta quando intorno vede soltanto solitudine, evidentemente.
Dunque il teatrino, anzi i teatrini, che in questa mia Tempesta Prospero/Azzurro, come un iperbolico regista/direttore d’orchestra, riscrive a modo suo, in diretta, la storia dell’isola magica, e con versi iperbolici e rime impossibili ricostruisce continuamente, insieme alla giovane e bella Miranda, al fido Ariel e al terribile Calibano – tutte emanazioni di se stesso -, tutti quelli che risulteranno essere null’altro che i giochi di prestigio di un uomo (Prospero) che non si rassegna al cambiamento della propria esistenza. Finché la sua nuova esistenza non cambierà davvero, riportandolo nel suo passato e alla sua condizione primaria, restituendo il maltolto a sua figlia, alla quale darà il futuro che entrambi auspicavano.
In un viaggio profondo e apocalittico, dunque, vedremo ricomparire come generati e germogliati dalla fantasia del mago Prospero tutti i personaggi della sua esistenza, come in un tourbillon psicanalitico e psichedelico, tutti pronti a impersonare la propria parte e quella degli altri personaggi di questa storia. Come un direttore d’orchestra/regista/raccontatore folle e iperbolico, funambolico e grottesco Roberto Azzurro, attraversa i corpi e le voci del mago Prospero e di tutti gli altri personaggi che popolano quest’isola deserta, come lo è proprio adesso la nostra realtà, di figure e anime, di sguardi e parole, portandoci in un gioco metateatrale suggestivo e divertente, dissacrante e fantasmagorico, tra persone e personaggi, tra abisso e cielo, tra sogno e realtà, tra il demonio della propria natura e la santità delle proprie aspirazioni. (Roberto Azzurro)
Info e prenotazioni: 329 1850120 – info@classico-contemporaneo.it

 

unnamed (23)Piccoli crimini coniugali
Quando: 24 agosto
Luogo:
Chiostro di San Domenico Maggiore – Classico Contemporaneo
Orario: 21
Autore: Éric-Emmanuel Schmitt
Interpreti: Antonio D’Avino e Gioia Miale
Regia: Antonio D’Avino
Trama: Quando vediamo un uomo e una donna davanti al sindaco o al prete, dobbiamo veramente chiederci quale dei due sarà l’assassino?
Piccoli crimini coniugali è una brillante commedia nera con una suspense sorprendente, un vero divertimento ma anche una saggia riflessione sulla madre di tutte le guerre: quella dentro la coppia.
Dopo aver subito un brutto incidente domestico, Lui torna a casa dall’ospedale completamente privo di memoria, ragiona ma non ricorda, non riconosce più neppure la moglie, che tenta di ricostruire la loro vita di coppia, tassello dopo tassello, cercando di oscurarne le ombre.
Via via che si riportano alla luce informazioni dimenticate, si manifestano delle crepe: sono molte le cose che cominciano a non tornare.
In questo giallo coniugale, in cui la verità non è mai ciò che sembra, la memoria, la menzogna e la violenza vengono completamente riviste per assumere dei significati nuovi, inaspettatamente vivificanti.
Schmitt gestisce la scrittura con grazia e freschezza, giocando briosamente tanto col metateatro quanto con oggetti ostici quali “la verità”, “la colpa” e, soprattutto, “l’amore”. Una macchina narrativa pressoché perfetta che svela impietosamente i meccanismi della coppia e i più intimi recessi dell’animo umano.
Piccoli crimini coniugali è un piccolo gioiello che dettaglia il necessario inabissamento all’inferno di Lei e Lui, nel tentativo di riemergere alla serenità come coppia.
Info e prenotazioni: 329 1850120 – info@classico-contemporaneo.it

 

unnamed (22)‘Na lettera pe’ tre ‘nnammurati 
Quando: 25 agosto
Luogo: Chiostro di San Domenico Maggiore – Classico Contemporaneo
Orario: 21
Autore: Antonio Petito
Interpreti: Marcello Raimondi, Riccardo Citro, Aurelio De Matteis, Mariarosaria De Liquori, Federica Totaro, Peppe Carosella
Regia: Tonino Taiuti
Trama: Lo spettacolo, prende vita dalle radici di un repertorio, ormai, da tutti riconosciuto come “Teatro Europeo”.
Qui però, il gioco si innesta in citazioni reinventate liberamente, in modo dissacrante, in una comicità contemporanea, ed ecco che allora, Pulcinella diventa Felice e Felice, diventa Pulcinella.
“‘Na lettera“, è la storia di tre corteggiatori, innamorati della stessa donna, che si combattono  a suon di battute e invenzioni,contaminate dalla nostra contemporaneità.
Abbiamo constatato poi, nel corso del nostro lavoro, leggendo tra gli scritti critici su Petito, che il metodo da noi applicato per la nostra messinscena, non era altro, che quello che faceva questo grande artista, costruendo i suoi testi, insieme agli attori, proprio nella fase delle prove. (Tonino Taiuti)
Info e prenotazioni: 329 1850120 – info@classico-contemporaneo.it

 

unnamed (24)Spettri
Quando: 26 agosto
Luogo: Chiostro di San Domenico Maggiore – Classico Contemporaneo
Orario: 21
Liberamente tratto dall’omonima opera di Henrik Ibsen
Interpreti:  Giorgia Trasselli e Giandomenico Sale; Voce fuori campo di Raffaello Lombardi
Regia: Giandomenico Sale
Trama: Un dramma familiare reso attualissimo dai temi affrontati. Un realismo, quello di Ibsen, che svela tutta l’ipocrisia della morale borghese, che si regge sul perbenismo e sulla religiosità apparente. Una versione, questa, incentrata sul rapporto madre e figlio, con un Pastore Manders che diventa spettro e coscienza della Signora Helene, una voce che le rimbomba nella testa e che le porta alla mente tutti gli avvenimenti passati che lei cerca di dimenticare. Una scena minimalista non riconducibile allo stile ottocentesco proprio per rafforzare maggiormente la grande attualità di questo testo. Un cubo soggiorno e serra, simbolo materiale di quelli Spettri che Helene cerca in ossessivamente di distruggere.
Info e prenotazioni: 329 1850120 – info@classico-contemporaneo.it

 

unnamed (25)Uccelli quasi senza parole
Quando: 27 agosto
Luogo: Chiostro di San Domenico Maggiore – Classico Contemporaneo
Orario: 21
Autori: Mimmo Grasso e Massimo Maraviglia (scritto pensando a Uccelli di Aristofane)
Interpreti: Anna Bocchino, Clara Bocchino, Emanuele D’Errico, Giulia De Pascale, Michele Di Mauro, Michelangelo Esposito, Raimonda Maraviglia, Teresa Raiano, Dario Rea, Luca Serafino, Luigi Ventura e con la partecipazione di Ettore Nigro
Regia: Massimo Maraviglia
Trama: Proseguendo la linea di ricerca avviata da alcuni anni, Asylum Anteatro ai Vergini presenta la sua nuova produzione indipendente. Ispirata a una delle più famose commedie di Aristofane (Uccelli), Uccelli quasi senza parole è una riscrittura integrale in cui del testo drammaturgico originale si conserva anzitutto il motore narrativo e lo spirito tipico della commedia antica.
Nel nuovo testo, Pistetero ed Evelpide divengono così Elpidio e Fortuna, una coppia di disoccupati che, vessati da debiti d’ogni sorta e perseguitati da ufficiali giudiziari, cercano un luogo in cui poter ricominciare una nuova vita, più semplice e serena di quella toccata loro fino a quel momento in sorte. Due “anime ammappuciate1” – come li chiamerà Pulcherna (o Pulcinella) incontrandoli nel loro cammino – che aspirano a diventare uccelli e con essi costruire un nuovo regno fatto di poche cose, di gentilezza, un poco di minestra e pace. Il loro desiderio sarà costantemente messo a dura prova dai personaggi della Vecchia città, quella dalla quale son fuggiti che giungono a visitare il Nuovo Regno cercando a tutti i costi d’istituire in esso le regole, le sanzioni, le vessazioni e i malcostumi tipici dei luoghi infelici. Elpidio e Fortuna, coadiuvati dagli uccelli, resistono e la loro resistenza fa di Cucùlia un posto in cui tutti desiderano andare ad abitare, un desiderio che dilaga in ogni Vecchia città e che in queste crea scompiglio e disordini, per cui Elpidio e Fortuna, rei d’ingenuità, saranno condannati alla peggiore delle pene: l’oblio. Ma se è vero che ogni storia non ha mai una fine, anche quella di Elpido e Fortuna, e pur nell’esito inglorioso di un momento, suggerisce ancora un’altra storia, che è quella di ogni utopia, irraggiungibile come l’orizzonte e indispensabile per continuare a vivere. Una commedia di sapore antico, coi tratti di una favola popolare (e qualche vago richiamo alla contemporaneità), fatta di sonorità, di lazzi, di improbabili grammelot. Un allestimento centrato sulla pura presenza attoriale e su pochi attrezzi di scena, su giochi di rapide trasformazioni, di piccole acrobazie verbali e non, per raccontare – ancora una volta – ciò che a parole non è dato raccontare. (Massimo Maraviglia)
Info e prenotazioni: 329 1850120 – info@classico-contemporaneo.it

 

foto335Sottovoce
Quando: 28 agosto
Luogo: Chiostro di San Domenico Maggiore – Classico Contemporaneo
Orario: 21
Interpreti: Marina Bruno, Elisabetta D’Acunzo, Ernesto Lama, Al pianoforte M° Giuseppe Di Capua
Regia: Emerso Lama
Trama: Viviani racconta la vera natura della terra e degli uomini, le gioie, i dolori, i colori dell’anima, dai più tenui ai più accesi; racconta la strada come mai nessuno ha fatto. Viviani è l’assenzio del teatro, che ti fa volare pur restando attaccato al suolo, il dolce sapore col retrogusto spiritato, la vera essenza del teatro, quella che si afferra non che si accarezza. Anche se è poesia quando vai a interpretarla la materializzi e diventa la tua vita. Bisogna avvicinarsi a tutto questo con rispetto ed umiltà quasi da straniero, ricercando il vero significato della lingua e viaggiando in questo meraviglioso mondo, alla scoperta di emozioni e sentimenti Lo spettacolo diviso in cinque quadri, si apre con la Piedigrotta con un omaggio alla festa, ai suoi carri e e ai suoi strampalati personaggi come Mimì di Montemuro. Nel secondo quadro “gli innamorati”, i più famosi brani sull’amore, Tarantella segreta, ‘O nnamurato mio, Tanno ‘e mo si intrecciano in un tourbillon di sentimenti e gelosie. Poi è la volta del “lavoro con la famosissima Masterrico e la canzone della fatica. Nel quarto quadro i guappi, tutto si tinge di rosso, rosso come il fuoco, la passione, la forza. E qui le arie più belle di malavita al femminile, Bambenella, Avvertimento, Ferdinando, ma anche una nota di colore, con i guappi ‘O guapp ‘nnamurato e ‘O malamente interpretati dalle due donne.
Si chiude con un omaggio al varietà e all’operetta con la famosissima Zucconas e la quasi inedita aria Don Checchino.
Si mette in scena un omaggio alla morte, facendo trionfare la vita attraverso dei semplici ma efficaci cambi d’abito: la camicia bianca per esempio simboleggia le morti sul lavoro, o ancora le donne che diventano uomini con indosso una cravatta per simboleggiare la loro forza e al tempo stesso la loro grazia. Il mondo non è maschio, ma è femmina. L’uomo è solo di supporto a questa splendida figura. (Ernesto Lama)
Info e prenotazioni: 329 1850120 – info@classico-contemporaneo.it

 

downloadL’avaro a pranzo
Quando: 29 e 30 agosto
Luogo: Chiostro di San Domenico Maggiore – Classico Contemporaneo
Orario: 21
Da: “L’avaro” di Moliere
Interpreti: Lello Serao, Titti Nuzzolese, Antonio D’Avino, Diletta Masetti, Marcello Gravina, Roberto Ingenito, Nello Provenzano, Ivan Giordano, Fabiana Spinosa
Drammaturgia e regia: Mirko Di Martino
Trama: Lo spettacolo prende storie e personaggi dell’Avaro di Molière e li trasporta in Italia nei primi anni ‘60, quando il pranzo della domenica era ancora un rito familiare da non trascurare, quando gli italiani scoprirono all’improvviso il benessere e il consumismo. L’avaro, in questo adattamento che conserva l’esplosiva comicità dell’originale, non è più il tirchio della tradizione, attaccato al denaro per non sperperarlo, ma l’imprenditore della nuova borghesia, attaccato al denaro per guadagnarne ancora di più. Il denaro non è l’oggetto, ma lo scopo del suo lavoro, anzi, della sua stessa vita. Intorno a lui è in atto una grande trasformazione: per la prima volta, i giovani appaiono come una categoria a sé che rifiuta l’autorità dei padri e chiede spazio e visibilità. Il loro incontenibile desiderio di far ascoltare la propria voce si esprime attraverso la musica e la moda, con l’esplosione degli urlatori, dei Teddy Boys, del beat, delle minigonne, dei jeans. L’avaro Arpagone vede tutto questo ma lo rifiuta, percepisce il cambiamento ma non lo comprende: intuisce che è arrivato il tempo del denaro, della ricchezza, del consumismo, ma non comprende che i protagonisti della nuova Italia saranno proprio i giovani come i suoi figli, che lui invece si ostina a trattare come bambini privi di capacità di intendere e di volere. La sua resistenza ostinata al cambiamento, il suo attaccamento al passato, prima che al denaro, lo porteranno alla rovina. La cecità di Arpagone è, in fondo, anche quella di una generazione intera: quella che aveva visto il fascismo, la guerra, la resistenza, la Repubblica. Quegli uomini erano stati in grado di dar vita alla nuova Italia, eppure, abbagliati dalle luci del boom economico, erano incapaci di vedere la notte che stava arrivando.
Info e prenotazioni: 329 1850120 – info@classico-contemporaneo.it

Gabriella Galbiati

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