Bando “Teatri in Comune”: scade il 3 settembre l’avviso per la concessione del Teatro Tor Bella Monaca, Teatro Biblioteca Quarticciolo e Scuderie Corsini di Roma
Dopo la chiusura forzata a fine giugno dei tre spazi di cintura (causa ritardi amministrativi), prosegue l’attesa per il nuovo affidamento. Artisti, politici e cittadini denunciano: «È un omicidio culturale».
C’è chi le beate vacanze le ha già finite, c’è chi non le ha ancora iniziate, o più probabilmente le ha rimandate, è c’è chi, dal 1 luglio scorso, è soggetto a ferie “obbligate” per niente ambite, attese e richieste. Si tratta del Teatro Tor Bella Monaca, del Teatro Biblioteca Quarticciolo e del Teatro Scuderie Corsini di Villa Pamphilj appartenenti al sistema Casa dei Teatri e della Drammaturgia Contemporanea che, su delibera del Dipartimento della Cultura, per il triennio 2013/2015 rispondeva alla gestione di Zètema Progetto Cultura Srl.
Deadline: 30/06/2015. E infatti l’ultimo giorno di giugno è stato anche la data che ha imposto la fine di due stagioni di successo di pubblico, di vendite, di eventi e iniziative che, tradotto in cifre, significa 1200 spettacoli (dalla prosa al teatro ragazzi fino al teatro-circo), circa 70 laboratori, oltre 200mila persone coinvolte e un investimento di 1milione e 200mila euro. Numeri che indubbiamente decretano questi tre teatri di cintura come sano polo di incontro, di formazione e riscatto sociale: anzi, un vero “miracolo sociale”, per usare le parole di Alessandro Benvenuti, direttore artistico del Teatro Tor Bella Monca. Eppure non è bastato a scongiurare lo sfratto. Così come non sono bastati i numerosi solleciti dei direttori artistici (Veronica Cruciani per il Quarticciolo, Veronica Olmi per Villa Pamphilj, e lo stesso Benvenuti per il Tor Bella Monaca), coordinati dalla direttrice della Casa dei Teatri Emanuela Giordano, all’Assessorato alla Cultura di Roma per ottenere un nuovo bando che evitasse l’interruzione dell’esercizio; non è bastata la protesta dei consiglieri di maggioranza del VI Municipio che definiscono tale provvedimento un “omicidio culturale” («Ci chiediamo come sia possibile giungere a questa decisione nonostante i risultati soddisfacenti che anche il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini ha riconosciuto in termini di eccellente modello culturale e sana amministrazione»); non è bastata la lettera aperta delle molte associazioni culturali locali al MiBACT, al Presidente della Regione Lazio, all’assessore regionale alla Cultura Lidia Ravera e al Sindaco di Roma Ignazio Marino, e non è bastata neppure la conferenza stampa che il 25 giugno ha riempito la sala del Teatro della Cometa con denuncia corale di artisti, tecnici, stampa e cittadini per evitarne la chiusura.
«Procederemo, in accordo con i Municipi, per garantire un importante servizio culturale al territorio»: sono state queste le preventive rassicurazioni dell’assessore alla Cultura di Roma Giovanna Marinelli sull’imminente bando che avrebbe garantito il proseguimento delle attività teatrali. Purtroppo però la pubblicazione dell’avviso è arrivata in ritardo, il 6 luglio scorso, con conseguente decisione comunale di far calare il sipario. Una sospensione provvisoria fino alla proclamazione dei vincitori del bando che, per le stagioni 2015/2016 e 2016/2017, supportati da un contributo complessivo di circa 630mila euro, si occuperanno della programmazione, della realizzazione delle attività e della fornitura di servizi necessari al loro compimento.
Dunque, tutti gli operatori, le fondazioni, associazioni e cooperative interessati, che svolgono (almeno negli ultimi 3 anni) attività nel settore culturale o dello spettacolo dal vivo, non legate ad azioni politiche o partitiche, hanno tempo fino al prossimo 3 settembre per presentare le domande (contenenti, oltre l’istanza formale, un’”offerta tecnica” articolata in proposta progettuale culturale, organizzativa, promozionale e di comunicazione; e un’”offerta economica” con indicato l’importo di finanziamento richiesto con relativa ipotesi di bilancio per l’intera concessione).
Ciò che preoccupa però sono i tempi burocratici che sommano ai ritardi già maturati la data di decorrenza gestionale del 4 gennaio 2016, che dista sei mesi dal 30 giugno passato, e che significa che i tre “Teatri in Comune” (momentaneamente affidati alla tutela dei municipi), resteranno chiusi e senza sorveglianza per metà anno. E, considerata la delicata quanto problematica situazione civile e sociale della periferia romana, non è difficile immaginare la probabile drammatica condanna al degrado, ai furti e agli atti vandalici che una simile esposizione comporta.
Ma d’altronde oggi, nel nostro Paese, un teatro porta con sé la triste sorte di essere portatore sano, molto sano, di identità culturale, civile e sociale, e questo implica – sempre più spesso ormai – diventare uno dei bersagli preferiti dall’istituzionale indole che invece di promuovere lo sviluppo culturale del territorio e di sostenere proposte e progetti di crescita artistica e creativa, tende alla recidiva, all’indifferenza, al distratto e burocratico sacrificio, all’abitudine superficiale di devianza politica a stringere la cinghia dei fondi ai settori dello spettacolo.
Un ultimo particolare: la concessione terminerà il 30 giugno 2017. E speriamo che per allora – experientia docet? – l’amministrazione capitolina sia guarita dalla dipendenza all’agire in condizione di frettolosa e impellente necessità; e speriamo che si sia scrollata di dosso quella fastidiosa e sorda passività con la quale tende a rapportarsi all’arte, alla teatralità e ai suoi protagonisti.
Perché un teatro chiuso nuoce gravemente alla salute. Di tutti.
Nicole Jallin
Info e dettagli http://www.comune.roma.it/wps/portal/pcr?jppagecode=dip_cult_bandi_concorso.wp